Mi sento bene. Ogni tanto vado in cerca di qualche pensiero triste per evitare che il mio stato d’animo dorma sugli allori. Le mie giornate solitarie hanno uno splendore intrinseco che non è facile illustrare con le parole. Una grande forze interiore mi accompagna durante le ore di veglia e non ha legami con nessuna fede oppiacea, ma giace comodamente tra il mio intelletto e le mie emozioni. Non è sempre facile alzarsi senza nessuno accanto, ma anche il vuoto ha un suo fascino e credo che la capacità di apprezzarlo senza idealizzarlo possa ampliare la propria concezione di gioia. In passato sono stato al servizio della malinconia e per molto tempo ho celebrato questa sudditanza. Spesso ho accettato fatiche lancinanti per incensare le espressioni banali dello sconforto e da questi sforzi inutili ho ricavato solo prostrazione. L’autocommiserazione è una tentatrice, ma la realtà non si trova nel suo seno. Allontano con un gesto d’indifferenza le consolazioni che vengono sibilate dai miei simili. Non voglio giustificazioni né speranze, ma solo verità e concretezza. Le acrobazie dell’intelletto le lascio a chi ama discorrere per pura speculazione. Percorro chilometri, sfoglio pagine, inglobo idee e cerco di allargare i canali della mia espressività per dare una forma ai concetti che transitano nel mio emisfero destro.
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