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Il sole che sorge e lo stomaco che insorge

Nelle ultime ore ho provato ad addormentarmi più volte ma non ci sono riuscito. Il mio stomaco brontola ma nella mia dispensa c’è solo tanto spazio. Sono insonne, affamato e di conseguenza sono predisposto all’accoglienza di pensieri depressivi. Attendo pazientemente le prime luci domenicali per uscire di casa e rifocillarmi. Penso che la noia sia il modo peggiore per investire il proprio tempo e sono ancora alla ricerca di un’alternativa per ottenere qualcosa dai miei minuti. Sono nato con la pappa pronta, ma a volte mi sembra che qualcosa abbia scaraventato via il mio piatto. Mancano quasi sette anni al raggiungimento della mia terza decade e temo che troppi momenti sterili riducano eccessivamente il valore che attribuisco alla mia vita. Esercito sia il corpo che la mente, ma di tanto in tanto ho la sensazione che il mio allenamento psicofisico non sia altro che un diversivo speculativo. Combatto costantemente con la paura del futuro e cerco di non ascoltare i timori che mi respirano sul collo. Ho molto da dare e anche se potessi non lo svenderei per qualcosa di vacuo. Cerco di proteggere il mio lato buono dalle infezioni dei mesi troppo quieti. Se fossi fazioso affermerei che prima il mondo dondola la felicità davanti al tuo volto per fartela annusare e poi ti sferra un fendente alla gola quando tenti di appropriartene, ma in realtà credo che questa visione della vita possa germogliare solo grazie a un’ottica ottusa. Il fatalismo è il padre delle giustificazioni più pericolose, ma per esperienza personale mi rendo conto di come talvolta possa essere difficile assumersi la responsabilità dei propri fallimenti. Ogni uomo probabilmente è artefice del suo destino, ma a quest’ora mi basterebbe avere la facoltà di moltiplicare i pani e i pesci per infrangere l’apatia del mio apparato digerente.

Francesco

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