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Pamphlet innocuo

Non è facile abbattere le certezze erette dai deliri abituali. La frustrazione contagia molti movimenti e si amalgama perfettamente con la controfigura del buonsenso. Ci sono infatuazioni camuffate da passioni inestinguibili e c’è sempre una liaison particolare con una fissazione casuale, ma anch’essa non è destinata a guardare il tempo da fuori. I fucili sono più simpatici di quanto si possa credere, ma frequentano brutte compagnie insieme alle quali imbrattano muri, chilometri quadrati e abiti di corpi silenziosi. La morte dà vita alle grandi discussioni che cullano l’impeto sedentario di chi è consumato da ciò che consuma. È tutto un gioco. Quando uno ha voglia di partecipazione collettiva preme “on” sulla coscienza e risponde all’appello dell’indignazione. Le stanze vuote si allargano con il passare del tempo e con i riconoscimenti di vario genere, ma c’è anche qualcuno che riesce a riempire le tre dimensioni senza l’ausilio di un dado a sei facce e facendo a meno di una doppia personalità. L’autolesionismo è dissimulato dai sofismi. Parecchie vite contraggono obbligazioni con i loro sogni con lo scopo di non realizzarli: insolvenza dolosa di stampo esistenziale. La ricerca del bene spesso è una scusa per celebrare il male e venerarlo o per perdersi in fantasiose lotte morali che consentono un allontanamento nocivo dalla precarietà della realtà. Un approccio analitico non porta sempre risposte e in queste pagine risulta anche fallimentare. Immagino che nomi sconosciuti abbiano già inciso nei dimenticatoi i concetti che tento di esprimere: prima di me e prima del mio alfabeto. Oltre ai cinque sensi possiedo un senso di imbarazzo di fronte alle cose che vorrei sapere.

Francesco

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