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Dualità fondamentale

Credo che la presenza della tristezza e delle sue ancelle sia indispensabile per equilibrare il ritmo emotivo della vita. Quando oso immaginare il dominio imperturbabile della felicità sul mondo mi rendo conto di quanto sia importante la sua natura utopica. Se la mia specie fosse sempre contenta correrebbe il rischio di inebetirsi in uno stato di gioia incompleta. Ogni tanto ripenso ad alcuni eventi spiacevoli della mia esistenza e sorrido al cospetto della loro pochezza. Le sensazioni negative che ho avvertito a seguito di determinati eventi sono sempre state esagerate, tuttavia si sono rivelate utili per affinare la mia sensibilità. Lo spleen ha delle tinte romantiche, ma credo che sia un autoinganno per chi ama esasperare le proprie afflizioni e crogiolarsi nella limitatezza del decadimento psicofisico: una montatura emozionale che sorregge lenti sofistiche attraverso le quali la realtà appare distorta e apparentemente compiacente. Le avversità assomigliano a dei rifornimenti paracadutati. Non è semplice convertire gli aspetti nocivi che attanagliano la propria esistenza in condizioni positive che permettano alla medesima di migliorarsi, ma di sicuro non si tratta di un’impresa improba come la trasformazione del piombo in oro. Penso che il vittimismo e la tentazione di stringere accordi sottobanco con forme variabili di depressione siano gli ostacoli più perniciosi per un individuo. Ogni tanto rispolvero queste tematiche per sincronizzarle con il presente e per innestare delle aggiunte morfologiche e contenutistiche, a tratti impercettibili, nella loro struttura.

Francesco

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