Ieri ho accennato qualcosa riguardo alla possibilità che io resti vittima di un incidente aereo durante il mio volo verso il Giappone. Sono stato otto volte a bordo di un aereo e in quattro occasioni ho sorvolato l’Atlantico all’interno di un Boeing 747 dell’Air France. Il mio ultimo viaggio in aereo risale a circa dieci anni fa. Non vedo l’ora di trattenere il respiro durante la fase di decollo e di guardare attraverso il finestrino con timore, curiosità e stupore. Voglio donare a me stesso la paura di volare per provare sensazioni adrenergiche durante la fase di crociera e credo di essere sulla buona strada per riuscirci. Mi domando cosa si provi durante uno stallo o nel corso di un atterraggio di emergenza. Chissà come risplendono negli occhi di un pilota le fiamme che improvvisamente divampano sulle ali. Vorrei sopravvivere a un incidente aereo per descrivere il terrore che si prova ad alta quota, ma forse le parole, come spesso accade, non riuscirebbero a riprodurre fedelmente gli istanti di panico e l’apparente contatto con la fine della vita. Quali espressioni si impossessano dei muscoli facciali di quei passeggeri a cui il caso converte insindacabilmente il viaggio in un biglietto di sola andata per la morte? Cosa rimane dopo lo schianto di un aereo? Una fusoliera, lacrime cristallizzate, un’inchiesta costosa, valigie ed effetti personali sparsi un po’ ovunque.
Chissà come fu il buio a cui si opposero i primi fuochi, quando i giovani…
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