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Alle prese con me stesso

In queste ore torbide i miei pensieri non possono fare a meno di struggersi per l’amarezza della mia ultima delusione, ma io cerco di non badare al loro baccano malinconico. Addomestico la frustrazione con qualche passatempo elettronico e ogni tanto alzo la testa per assicurarmi di non essere morto. Il malessere tenta di affibbiarmi preoccupazioni, angosce e molte altre mercanzie stronze che vanno a ruba tra chi è in partenza per il ducato della mestizia. Non ascolto canzonette deprimenti né mi considero un ragazzo sfortunato. Non è raro che i miei occhi e le mie orecchie colgano i lamenti esistenziali di chi pensa di avere la tristezza in esclusiva e ogni volta che assisto a questo spettacolo pietoso mi riprometto di non portarlo mai in scena. Non sono una persona insensibile e non provo a mascherare il mio dolore per evitare che il mio orgoglio del cazzo vada in frantumi per l’ennesima volta, ma cerco di dare una dimensione giusta alle sensazioni negative di questi giorni. Per me non è stato piacevole vedere il crollo improvviso di un rapporto platonico di nove mesi, ma ho il sospetto che nel mondo succedano cose peggiori. Cosa prova una giovane sposa a cui è stato diagnosticato un cancro? Come si sente un uomo a cui è stata erroneamente negata la libertà? Quali sono i tormenti che corrodono chi sa di avere il morbo di Alzheimer al primo stadio? Quanto coraggio serve a un uomo solo per guardare la lapide dell’unica persona che sapeva ascoltarlo? Quanti yen vale la solitudine ripetitiva di un individuo che non ha grandi qualità? Le sensazioni che provo da alcuni giorni a questa parte sono intrise di dolore, ma fanno sorridere al cospetto dei veri drammi che compongono la grande piramide della sofferenza umana. Non penso che ci sia altro da aggiungere, vero Francesco?

Francesco

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