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Piove dal cielo

Il rumore di un elicottero solca la strada e ingloba tutte le parole che riescono a evadere dalle fauci dei pedoni. I resti di una notte di pioggia intristiscono le vesti dell’urbe con sfumature plumbee. I passanti mangiano chilometri a testa bassa, impugnano ombrelli per prevenire una pioggia improvvisa e ostentano indifferenza verso le vetrine sporche. Drappelli di sconosciuti formano piccole tribù con segnali di fumo tassati dallo Stato. Casalinghe schiave della propria passività riempiono sacchi di plastica con vettovaglie scontate e trascorrono interi pomeriggi in piccole chiese per non udire il suono dell’erotismo. Le “nuove” frontiere della telecomunicazione permettono alle persone di aggiungere un altro alter ego alla loro scuderia di desideri e di inibizioni. Le repliche dei drammi esistenziali vanno in onda generazione dopo generazione sopra i patiboli dedicati alla giovinezza. Lavavetri in toga provano a pulire i crimini più efferati con colpi di spugna e puntualmente sollevano maree di polemiche che si perdono in breve tempo nel grande circo della cronaca. Nel ventre dei cantieri tristi e martellanti si muovono teste di plastica gialla che sviluppano con zelo ativico i monumenti deformi in onore dei mutui e della pressione fiscale. Un duo bohémien attende nove mesi per trasformarsi in un terzetto borghese e non pensa a quanto possa essere pericolosa la fretta di invitare qualcuno a vivere. Cene apparentemente conviviali e note sopra calendari verecondi segnano una nuova età. Mangio da solo e contemplo unicamente calendari porno per crogiolarmi nel mio status di puer aeternus.

Francesco

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