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Euthanasia, again

L’eutanasia è tornata di attualità grazie al video che un malato terminale ha inviato al presidente della Repubblica. Penso che a una persona lucida senza più speranze di guarigione vada riconosciuto il diritto di decidere se vivere o morire. L’accanimento terapeutico rappresenta l’ennesimo dazio che la legislazione italiana riconosce ai burattinai senza volto del Vaticano. Credo che un paese non possa considerarsi civile se obbliga i suoi malati più gravi a cure tanto inutili quanto dolorose. Se sono un malato terminale e sono in grado di decidere, perché non mi è permesso scegliere tra una sopravvivenza meccanica e una morte dignitosa? È disarmante come una persona gravemente ammalata debba soffrire per un buco legislativo dovuto a una morale cattolica che non appartiene a tutti gli italiani, ma che condiziona quasi tutti i politicanti. Immagino che l’accanimento terapeutico abbia un costo umano non indifferente: un calvario per le famiglie e un senso di frustrazione a cui non oso pensare. Credo che la cura talvolta si trovi nell’accettazione della morte. I paesi che si proclamano civilizzati dovrebbero preoccuparsi del diritto alla morte per tutelare i malati terminali che non vogliono vivere a ogni costo. Penso che la questione sull’eutanasia verrà fatta sfumare anche questa volta, ma continuerà a bussare sulle coscienze fino a quando non verrà affrontata come si deve, intanto chi se lo potrà permettere andrà a morire all’estero, mentre i soliti disgraziati agonizzeranno nei loro letti. Un evergreen.

Francesco

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