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I Campi Elisi

Mi trovo di fronte a una stupenda casa vittoriana la cui facciata è addobbata con delle grandi piante rampicanti. I colori del tramonto estivo rivestono il campo da golf che si estende sinuoso di fronte alla magione; al di là della diciottesima buca si trova una baia bagnata dall’acqua cristallina di un oceano segreto. Una coppia di anziani cammina lungo il braccio di mare, mentre un giovane nativo americano osserva l’orizzonte. Due unicorni passeggiano in una radura esterna al campo di golf, alcuni cerbiatti sfregano i loro musi contro l’erba e poco più in là una giovane madre lascia che il suo neonato accarezzi una fenice. Fuori dalla barriera corallina un lungo panfilo lascia tracce spumeggianti che i delfini utilizzano come ostacolo da saltare. Il tempo sembra inesistente in questo remoto angolo della Terra dove gli atolli circostanti vengono inghiottiti e sputati fuori dalla marea. Tutti i libri sacri che descrivono un paradiso ultraterreno in realtà si riferiscono a questo luogo mistico. Quando il corpo muore una copia di esso viene trasferita in questa parte della terra senza che il defunto ricordi nulla delle sue esperienze passate. Non esiste un paradiso in cui si ritrovano tutti gli uomini, ma esiste un paradiso per ogni uomo. Ogni mortale raggiunge i Campi Elisi, nonostante la strada che porta a essi sia tortuosa e piena di insidie dovute alla precarietà della vita umana, ma questo deve rimanere un segreto tra l’individuo e la sua sofferenza.

Francesco

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