Categories: Parole

Centro abitato

Un reggimento di rottweiler con occhi iniettati di sangue si aggira per le strade alla ricerca di cuccioli d’uomo. Giovani reazionari ostentano simboli anacronostici per placare la fame d’identità. Telecamere indiscrete fanno capolino dai capitelli senza che nessuno se ne preoccupi: la privacy non è un diritto, ma solo una parola inglese che fa tendenza. All’interno di una grande pinacoteca fatiscente sono esposte tele macchiate dagli schizzi urinari di artisti quadrupedi e nature morte circondate da piante rampicanti ancora vive. I cassonetti bruciati e le grida prive di senso sono manifestazioni d’odio sempre più comuni. Lo scontro di opinioni spesso si trasforma in uno scontro armato, una mattanza senza fine che giova alle casse delle pompe funebri e svuota le pompe dei vigili del fuoco. Lo scheletro urbano soffre di osteoporosi: fratture multiple e scomposte sono all’ordine del giorno. Durante l’ora di pranzo le famiglie spengono le televisioni e i cellulari per ascoltare meglio le proprie grida: strali violenti, invettive, bestemmie armate e insulti calibrati ad hoc. Il tenore stonato lancia le proprie urla, la mogliera risponde e le voci bianche dei figli suggellano la banalità del dramma domestico. Liti e pacificazioni, diplomazia spicciola e psicologia in pillole. Uomini pluridecorati nascondono le proprie perversioni dentro una cassapanca costruita con una morale subdola, intanto le loro figlie sfoggiano corpi decadenti e comprano paste costose che non provengono dalle pasticcerie. Colonnati erosi dal tempo testimoniano in silenzio l’epilogo di ogni generazione rincoglionita dagli effetti lisergici e dalla trasgressione ordinaria.

Francesco

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