Categories: Parole

Coram populo

C’è un giudice titubante che balbetta costantemente mentre emette la propria sentenza. Gli avvocati nascondono le risate tra i documenti e si avvalgono delle facoltà mimetiche delle loro toghe per nascondere gli spasmi dovuti alla comicità di Vostro Onore. L’aula è gremita di fiori e un’anziana coreana insegna l’arte dell’ikebana ai testimoni. Gli odori della flora processuale sono forti ed emozionanti: i poliziotti indossano maschere antigas per evitare che il loro olfatto venga impregnato dalla sensibilità fiorile. L’iter giudiziario prosegue il suo corso: uno degli imputati gioca a poker con la propria coscienza e il verdetto del giudice balbuziente continua a popolare l’acustica dell’aula. Il pubblico ministero osserva impassibile la sua clessidra mentre riflette sul processo alle intenzioni che gli è costato il divorzio dalla sua Katrine. Occhi indiscreti osservano lo spettacolo quotidiano che si svolge sotto l’egida del guardasigilli della legislatura corrente. L’impiegatume del tribunale mangia ciliegie con indolenza e appone timbri colorati sopra certi fogli di carta pregiata. Le casse della giustizia hanno trovato un’alternativa alla corruzione: adesso l’alimentazione pecuniaria della legge proviene dalle tasche dei collezionatori di verbali, dai versamenti delle emittenti televisive e dai cartelloni pubblicitari che adornano le pareti delle aule. I processi si svolgono in prima serata e le sentenze vengono emesse dopo la réclame di quei prodotti che inducono a delinquere. Aumentano i criminali, aumentano le partecipazioni ai casting per i processi e aumentano i litri di sangue che colano nelle fogne carcerarie.

Francesco

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