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La siesta nell’Eden

Oggi non sono solo, Bogdan è venuto da Roma per oziare un po’ davanti all’altro PC. Tra poco prepareremo degli spaghetti al dente e poi inizieremo a imprecare in rumeno. Lui sta scrivendo una e-mail alla sua ragazza, mentre io sto componendo queste frasi asettiche per me stesso. La giornata di oggi è meravigliosa, ma come al solito non riuscirò ad apprezzarla in pieno. Mi piacerebbe cenare con J. ma anche stasera apparecchierò la mia tavola con un piatto solo. Non ho un curriculum vitae, non ho un piano di studi, possiedo solo un paio di gambe con le quali mi muovo lungo giornate brevi e appartate. In questi giorni mi pongo una domanda: anche J. finirà nell’ossario del mio passato, insieme ai resti dei ricordi di tutte le altre persone che ho conosciuto? Il mio primo bacio è ancora lontano, mentre il momento di pranzare è prossimo. La mia mente è sgombra da qualsiasi preoccupazione, sono paziente e sono consapevole di rischiare la sconfitta contro il vuoto perenne che minaccia i miei sentimenti. Uso delle tinte epiche per descrivere la mia vita e ciò mi fa ridere un po’. Un giorno spero di raffigurare la mia esistenza con colori semplici, vivi e genuini. Voglio che sullo schermo del mio futuro sia proiettata una pellicola di duplice serenità: un giardino con l’erba tagliata perfettamente, due occhi chiari che sorridono, un pastore maremmano che prende il sole e il rumore delle labbra impegnate nei baci. Desidero una siesta duratura nel perimetro dell’Eden.

Francesco

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