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Il solito, grazie

È sabato pomeriggio e molti stanno facendo i preparativi per i bagordi della notte. Io, come al solito, non ho in programma nulla per il sesto giorno della settimana. Forse più tardi uscirò e inizierò a vagare senza meta per le strade della mia cittadina, nelle vesti del Kerouac di provincia o del Bukowski sobrio. So già che scambierò occhiate di indifferenza con i miei coetanei e con pittoreschi personaggi ormai vegliardi. Devo ammettere che alcune volte mi piace camminare con il senso di vuoto che mi avvolge, perché mi fa credere di essere un derelitto in attesa del suo necrologio sgrammaticato. Non sono un pessimista e un po’ mi dispiace. Non riesco a trattenermi da un’ilarità immotivata solo per preservare l’alone di carenza umana che mi caratterizza e perciò rido di me stesso e degli altri, bestemmio ricercando la tipica cadenza toscana e mi gusto tutte le mie scariche sarcastiche. Quest’oggi mi piacerebbe scambiare effusioni davanti a un camino, ma per ora riesco solo mercanteggiare legna in cambio di un fuoco che non riesce a scaldare il mio eremo interiore.

Francesco

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