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Introspezione sabbatica

Oggi è sabato, il giorno sabbatico. È una sera apatica dominata da una stanchezza ingiustificata. La luce del monitor mi sta torturando; la stanza è buia. Mia madre è uscita a consolidare relazioni sociali e forse a copulare come una ventenne. I miei ultimi mille giorni sono stati tutti uguali, quasi indistinguibili; poche eccezioni. Mi auguro che i miei ultimi tre anni siano un dazio apatico da pagare per accedere ad una nuova strada. La mia percezione del tempo è diventata inaffidabile, non riesco più a rendermi conto di tutti i giorni identici che trascorro nel dolce far niente. Tra qualche minuto andrò a dormire con la speranza di una fervente attività onirica. Non mi importa fare un sogno dolce o un incubo terribile, desidero solo visionare le immagini proiettate dal mio inconscio, qualunque esse siano. Mi sembra che non vada nulla, che tutto sia fermo, ma non è un problema per me. Lascio che tutto scorra. Saluto la mia parte cosciente e inizio il percorso verso la fase REM del mio sonno: au revoir Francesco.

Francesco

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