27
Mag

Terzo concerto del Balletto di Bronzo

Pubblicato sabato 27 Maggio 2023 alle 16:42 da Francesco

Ieri sera, appena imboccata la Prenestina, ho visto volare un oggetto non identificato: apparteneva a una meretrice che lo aveva appena lanciato contro un’auto di grossa cilindrata.
Soltanto la presentazione di Lemures del Balletto di Bronzo (trio di cui avevo già visto due concerti) poteva convincermi a rimettere piede nella Caracas italiana: ne è valsa la pena perché alla fine ho rimediato anche una delle bacchette.
Ys uscì nel 1972, album occulto e di culto, imprescindibile e avanti di almeno cinquant’anni, perciò era nell’ordine delle cose che il suo seguito, Lemures, fosse pubblicato mezzo secolo più tardi. Dal vivo Gianni Leone e i suoi accoliti formano sempre un unicuum, qualcosa di alienante nelle molteplici accezioni del termine: paragoni non possono essere fatti, livello massimo, l’oltre-prog, “cosa altra” come si dice in certi ambienti.

Il concerto di ieri è avvenuto in una dimensione raccolta, quella del Traffic Club di Roma, circostanza a me congeniale per apprezzare le esibizioni dal vivo, ma credo che il Balletto di Bronzo meriti cornici più importanti come non di rado trova all’estero: nemo propheta in patria. Tra Ys e Lemures colgo una continuità eccezionale che forse non poteva avere altro tempismo, in pieno rispetto del cosiddetto kairos, ma non voglio scadere in una stucchevole idolatria e preferisco che siano i dischi a parlare in una lingua sconosciuta ai più.

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1
Ago

Banco Del Mutuo Soccorso ad Abbadia San Salvatore

Pubblicato lunedì 1 Agosto 2022 alle 23:51 da Francesco

Domenica, all’imbrunire, mi sono avventurato lungo le tortuose strade amiatine che serpeggiano fino ad Abbadia San Salvatore e là ho assistito a un concerto del Banco Del Mutuo Soccorso. L’ultima volta che avevo visto il gruppo dal vivo risaliva a dieci anni fa, quando ancora sia Francesco Di Giacomo che Rodolfo Maltese non avevano lasciato i rispettivi corpi.
Non sapevo cosa aspettarmi da questa nuova formazione, ma la curiosità e l’entusiasmo mi hanno spinto ugualmente a guidare per un totale di circa duecento chilometri: alla fine non me ne sono pentito! Ho trovato fin da subito una band eccezionale di cui avevo già visto i nuovi innesti con altre formazioni (il batterista dei Metamorfosi e il bassista de Il Balletto Di Bronzo), un Vittorio Nocenzi in forma e un Tony D’Alessio che sa rendere omaggio e giustizia alla voce del Banco senza imitazioni né forzature!
La scaletta ha attinto dai grandi classici del gruppo e ne ha coperto un po’ tutta la discografia, compreso l’ultimo convincente album pubblicato ormai un po’ di tempo fa, ossia Transiberiana. Mi è piaciuto ogni singolo pezzo e mi hanno divertito gli aneddoti raccontati da Vittorio Nocenzi, ma per ragioni personali i momenti che mi hanno esaltato di più hanno riguardato i brani tratti da Darwin!, dal cosiddetto Salvadanaio (il primo album omonimo) e una grandiosa esecuzione di Canto nomade per un prigioniero politico.
Io sono arrivato pochi minuti prima che il concerto cominciasse e mi sono messo subito in prima fila dove sono rimasto, come rapito ed estasiato, fino alla fine. È stata davvero una bella serata e il pubblico presente si è dimostrato molto partecipe, inoltre è stato un evento gratuito in seno alla locale festa della birra ove io, da astemio e contrario agli alcolici, non ho trovato niente a parte la musica: e mi pare poco? Lunga vita al Banco!

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27
Nov

Tra black metal e progressive rock italiano

Pubblicato mercoledì 27 Novembre 2019 alle 16:12 da Francesco

Amo molto gli Immortal, sono tra i miei preferiti nel black metal, ma alla luce dell’ultima brutta figura dal vivo di Abbath con il suo progetto solista, e mi riferisco al demenziale “concerto” in Argentina, sono contento che Demonaz abbia preso le redini del gruppo, inoltre di quest’ultimo apprezzo molto anche l’album a suo nome che possiedo in vinile, ossia March Of The Norse.
Non so scegliere il mio disco preferito, ma il pezzo che amo di più è In My Kingdom Cold contenuto in Sons Of The Northern Darkness. Nell’immagine non compare poiché mi sono dimenticato di posizionarlo insieme agli altri, ma possiedo anche l’ottimo All Shall Fall in digipack e quindi ho a mia disposizione tutta la discografia originale del gruppo in CD.

Ieri ho preso in edicola il cinquantasettesimo numero della collana Prog Rock Italiano della De Agostini, una bella raccolta di vinili che sto per completare, ma aspettavo con particolare gioia quest’uscita poiché mi ha permesso di concludere il trittico dantesco in vinile dei Metamorfosi, difatti Paradiso era stato pubblicato soltanto in CD nel 2004 e risultava ancora inedita la versione in trentatré giri. Circa quattro anni fa ho anche avuto la fortuna di vedere la band dal vivo, poco prima che facesse uscire Purgatorio.
Per me Inferno del 1973 resta uno dei migliori dischi di progressive italiano e quella di Jimmy Spitaleri è una delle mie voci preferite nel genere, infatti mi è piaciuta molto anche su Uomo Irregolare che a suo tempo egli pubblicò come Davide Spitaleri.

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1
Ago

King Crimson a Roma

Pubblicato mercoledì 1 Agosto 2018 alle 21:13 da Francesco

Il ventitré luglio ho avuto la fortuna di vedere per la prima volta i King Crimson dal vivo ed è stata una bellissima esperienza. Mi sono recato nella splendida cavea dell’auditorium che ha progettato Renzo Piano e, da un punto rialzato della struttura, mi sono goduto le meravigliose versioni di “Epitaph” e “Island” con l’attuale formazione della band. Per me il concerto è finito con l’esecuzione della seconda parte di “Larks’ Tongue In Aspic”, infatti non sapevo della lunga pausa tra una scaletta e l’altra, quindi me ne sono andato come un coglione al termine della prima, tuttavia la portata dell’evento è stata intensa e me la sono goduta momento per momento. Inoltre sono stato contento anche per la presenza di Tony Levin in quanto egli ha prestato il suo basso a tanti dischi di mio gradimento. Questo concerto e quello dello scorso anno degli Yes sono diventati per me dei punti fermi, un po’ come il numero di Avogadro e la costante di Planck, perciò farò tesoro di questi bei ricordi che ho coltivato nella mia attuale incarnazione.
Ho alle spalle tanti concerti e spero di vederne ancora molti, ma di solito preferisco ambienti più raccolti, piccoli locali et similia. Riesco a trarre molte energie dalla passione per la musica e le trasferte solitarie non mi costano fatica alcuna, ma rispetto a qualche anno fa sono meno propenso ai lunghi viaggi perché ho già visto parecchi degli artisti per i quali ero disposto a sobbarcarmi più chilometri del solito. Se il tempo avesse concesso più di se stesso alla vita di certi gruppi forse sarei già in procinto di cambiare auto, tuttavia non posso lamentarmi perché ho avuto il privilegio di vedere grandi musicisti, alcuni dei quali hanno già lasciato il corpo da un po’. C’è qualcosa di bello nella transitorietà degli esseri umani e nell’arte altrettanto passeggera di alcuni di essi che sopravvive a loro stessi.

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1
Giu

Il Balletto di Bronzo in concerto a Roma

Pubblicato venerdì 1 Giugno 2018 alle 22:53 da Francesco

Ieri sera mi sono recato nella città eterna e là ho avuto il privilegio di assistere a uno dei rarissimi concerti de Il Balletto di Bronzo. Pochi eletti, ambiente raccolto: per fortuna avevo prenotato un tavolo per uno. Gianni Leone ha un’identità musicale ben definita e la sua esibizione dal vivo è stata un’esperienza intensa, ma al contempo mi sento di affermare senza tema di smentita che in lui Keith Emerson faccia ancora parte di questo pianeta.
Per me un album come “Ys” è al di fuori di ogni possibile classifica e ci sono delle valide ragioni se dal 1972 a oggi è diventato oggetto di culto in tutto il mondo: il tempo non lo definisce e lo spazio non lo colloca. Comincerò a sentirmi vecchio quando non avrò più voglia di mettermi in viaggio per assistere a eventi del genere. Ancora riesco a stupirmi di come certa musica moderna non senta il peso dei decenni, così come altra (e alta, còlta) non avverte quello dei secoli.

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19
Lug

Yes a Roma

Pubblicato mercoledì 19 Luglio 2017 alle 02:06 da Francesco

Lunedì mi sono recato nella Città Eterna per assistere a un concerto che agognavo da tempo, ossia quello degli Yes con Jon Anderson e Rick Wakeman in formazione: per me la loro presenza era conditio sine qua non per acquistare il biglietto!
Ho avuto la fortuna di rimediare con largo anticipo un ottimo posto a ridosso del palco e mi sono persino ritrovato Wakeman a meno d'un metro quand'egli ha lasciato il suo impero di tastiere per suonare il keytar in mezzo al pubblico!
Inoltre sono contento che il live sia stato tenuto nella cavea dell'Auditorium di Renzo Piano: è proprio là che vidi il Museo Rosenbach assieme alla Premiata Forneria Marconi.
Questo concerto per me è stato uno spartiacque tra il possibile e l'impossibile: mi sono trovato davanti a ciò che musicalmente considero il limite estremo, come se il mondo finisse davvero alle Colonne d'Ercole. A differenza di quelle di altri gruppi, questa reunion degli Yes per me ha avuto molto senso e non ci ho pensato due volte appena ho saputo che avrebbe fatto tappa a Roma.
La voce di Jon Anderson è ancora stupenda e ipnotica, inoltre il suo gioviale magnetismo è di immediata percezione. Wakeman sfoggia sempre il suo mantello e un'espressione regale: è un po' imbolsito ma le mani sono quelle di sempre! Lo ammetto sottovoce, ma Trevor Rabin alla chitarra non mi ha fatto rimpiangere Steve Howe. Certo, sarebbe stato bello se ci fossero stati anche Bill Bruford (o Alan White) e Chris Squire, ma alla fine non importa: la vita va avanti!
La scaletta ha pescato un po' in tutta la discografia del gruppo e io ne sono rimasto soddisfatto, in particolare con "Roundabout" come bis perché non riesco a immaginare un modo migliore di terminare un concerto, ma è anche vero che per essere appagato al cento per cento dovrei rivedere gli Yes almeno cinque volte con scalette sempre diverse. In quest'occasione a me è mancata "Close To The Edge", ma ripeto: va bene lo stesso perché ho visto la storia del prog!
Sono stato davvero bene e ho vissuto uno di quei momenti in cui ho ringraziato il cielo d'essere solo, però se anche avessi avuto qualcuno accanto (emotivamente) probabilmente mi sarei isolato lo stesso per godermi lo spettacolo: e vorrei vedere!

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21
Ago

A caccia di vinili

Pubblicato domenica 21 Agosto 2016 alle 23:33 da Francesco

Sabato mi sono recato nella ridente Follonica per l'undicesima fiera del disco. Invero non c'erano molti espositori, ma per fortuna ciò che mancava in quantità v'era in qualità!
Non avevo a disposizione un grande budget e di conseguenza non ho potuto comprare certe primizie, ma ho trovato dei buoni vinili a poco e ho scoperto qualche nuovo disco che di sicuro mi procurerò in futuro. Tra i miei acquisti migliori segnalo i vinili di "Fugazi" dei Marillion e la colonna sonora di "Momenti di gloria" di Vangelis a cinque euro cadauno! Certo, dischi usati, ma ancora in buone condizioni. Il mio venditore di fiducia mi ha fatto scoprire un gruppo staordinario dello Zimbabwe, gli Assagai; di costoro ho acquistato l'omonimo album di debuto del 1971, un misto di jazz, progressive rock e musica etnica: devo ancora approfondirne le sonorità ma ammetto che mi aveva preso moltissimo già mentre ne valutavo l'acquisto con un ascolto in streaming. Tempo addietro i dischi si ascoltavano nei negozi in cuffia oppure da un amico, ma per fortuna oggi le connessioni mobili e i contenuti su YouTube (che per gli appassionati sono promo e non volgare pirateria) dànno modo alle persone di farsi subito un'idea di quanto non conoscono.
Ho preso anche un disco leggendario come "The Nightfly" che ancor oggi è usato per testare la qualità degli impianti in quanto è un vero punto di riferimento; inoltre ascoltare l'opening track, I.G.Y., in vinile, ha tutto un altro sapore! Sono anche contento per l'acquisto del doppio live dei Camel, una band prog che adoro in modo particolare, specialmente per la chitarra di Latimer.
Senza manco ascoltarlo ho preso sulla fiducia "'O Sanghe" di James Senese e Napoli Centrale; d'altro canto sono pochi altri gli artisti per cui metterei la mano sul fuoco e anche questa volta ho avuto ragione! Rammento ancora lo straordinario concerto di questi musicisti favolosi in quel di Grosseto, lo scorso novembre: il top, davvero il top!
Non mi sono fatto scappare una buona copia a quindici euro di "Six wives of Henry VIII" dello straordinario Rick Wakeman, il mio tastierista preferito (sia da solo che con gli Yes). Che dire poi di una stampa giapponese di "Seventh Sojourn" dei Moody Blues? Potevo lasciarla là? Certo che no! Gli Arti e Mestieri non hanno certo bisogno di presentazioni e "Giro di valzer per domani" è l'unico loro disco che mi mancava, perciò l'ho preso in CD; sullo stesso filone "2" dei nostrani Agorà: che gruppi! Ho trovato a poco anche un album degli Eloy che mi mancava e l'ho preso. Ringrazio ancora il mio venditore di fiducia perché mi ha anche regalato il promo di un giovane gruppo prog italiano che già ha fatto un buon esordio discografico: mi riferisco agli Ingranaggi della Valle. Tra dischi vecchi e nuovi ho quanto basta per aspettare l'autunno e passare un altro inverno in solitudine in attesa della primavera: mi sia concesso di fare il verso a Kim Ki-duk…

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1
Gen

Esordio gregoriano

Pubblicato venerdì 1 Gennaio 2016 alle 20:31 da Francesco

Quasi sempre durante i momenti di passaggio (che siano effettivi o simbolici) mi piace ricordare il titolo di un libro di Tiziano Terzani, ovvero La fine è il mio inizio.
Ieri sera mi sono recato da solo a Tivoli, laddove un tempo Adriano celebrò la bellezza del suo Antinoo e dove io, invece, senza lasciare traccia alcuna ho festeggiato l’ultimo giorno dell’anno.
In Piazza Garibaldi ho preso parte al concerto della Premiata Forneria Marconi: per la terza volta ho assistito a un loro live e credo che tra le tre quella di ieri sia stata la performance migliore.
Un capodanno all’insegna del rock progressivo non l’avevo mai trascorso ed è stato stupendo!
Ho respirato un’atmosfera fantastica e ho salutato con allegria i dodici mesi che si sono succeduti senza soluzione di continuità. Se fossi stato uno incapace di starsene per i fatti suoi forse avrei accettato uno dei vari inviti che avevo ricevuto per delle festicciole in cui difficilmente mi sarei divertito. Purtroppo con le altre persone rischio sempre di apparire scostante e sfuggente, certe volte addirittura snob, ma in realtà non sono affatto così o forse lo sono in una misura inferiore a quella che talora può trasparire dal mio comportamento.
Ho capito da prima che iniziasse il concerto quanto fosse stata saggia la mia scelta, ma quando Patrick Djivas ha attaccato l’intro di basso di Maestro Della Voce, celebre pezzo della PFM dedicato a Demetrio Stratos, non ho avuto più il benché minimo dubbio! Dovevo essere là, in prima fila!
In questo periodo l’anno scorso ero dall’altra parte del mondo e stavo bene: quest’anno sono sul suolo natio e sto bene lo stesso. Memorie piacevoli mi attraversano rapide e fugaci perché io non sono tipo d’albergarle troppo a lungo, però sono contento che ogni tanto mi facciano visita.
Auguro a me stesso un anno di crescente consapevolezza e che le mie azioni possano essere in accordo con i miei pensieri. Ho ancora una lunga strada da percorrere da solo e intendo fare il possibile affinché le circostanze mi concedano il tempo necessario per il viaggio. Ad maiora.

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29
Ott

Il Bacio della Medusa a Perugia

Pubblicato giovedì 29 Ottobre 2015 alle 02:31 da Francesco

Ci sono state delle volte nella vita in cui mi sono sentito al posto giusto nel momento giusto e quattro giorni fa mi è capitato proprio questo. Ho guidato per duecento chilometri fino a Perugia in compagnia di me stesso e mi sono fermato vicino al teatro Bertolt Brecht nel quale sono poi entrato per assistere al concerto de Il Bacio della Medusa, un gruppo che io (e non solo) reputo di levatura mondiale nella scena del rock progressivo; attendevo da molto tempo un loro live e non mi sono fatto sfuggire la prima buona occasione di prendervi parte: per fortuna, aggiungo! Di costoro possedevo già i dischi in vinile, ma al termine dell’esibizione ho preso gli equivalenti in CD poiché credo che certa creatività vada supportata. Sul palco è stata eseguita per la prima volta Deus lo vult, un pezzo impegnativo, specialmente per la voce di Simone Cecchini che ha sottolineato questo particolare prima di toccare delle note piuttosto alte: performance superba, davvero esaltante! La proposta di questi alfieri della musica immaginifica è stata tratta dai loro tre dischi nella cornice di un’atmosfera incantata e, per quanto io ne sia stato coinvolto per tutto il tempo, devo ammettere che i momenti apicali per me sono stati i brani provenienti da Discesa agl’inferi d’un giovane amante. In alcuni momenti il flauto e il sax di Eva Morelli sono stati davvero ipnotici, come il piffero in una celebre favola tradotta dai fratelli Grimm! Grandiosa la sezione ritmica, con Diego Pietrini alla batteria (e non solo..) e Federico Caprai al basso; si è dimostrata coriacea nell’accompagnamento e incisiva negli assoli anche la Gibson di Simone Brozzetti! Spero di rivedere presto un altro concerto de Il Bacio della Medusa perché mi ha dato molto e credo che in quel teatro ne sia rimasto un segno.
Il concerto si è concluso con Amico di ieri, un pezzo de Le Orme che Il Bacio della Medusa ha suonato assieme ad Aldo Tagliapietra (quest’ultimo aveva prima eseguito dei brani da solo): mi sono goduto e ho filmato quell’inedita condivisione dello stage, lo stupendo finale di una serata magica le cui buone vibrazioni in me, ne sono certo, non si estingueranno a breve…

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1
Ott

PFM a Radda In Chianti, Osanna e Metamorfosi a Roma

Pubblicato giovedì 1 Ottobre 2015 alle 17:49 da Francesco

Nella mia esistenza la musica ricopre un ruolo centrale e talvolta è l’unica entità a cui concedo di rompere la sacralità di certi silenzi o di seguirne la fine naturale, perciò non mi faccio mai alcun problema a recarmi da solo in ogni dove quando senta forte il richiamo di certe cose: è sempre un’avventura personale e solitaria di cui sono unico protagonista e depositario. Da alcuni anni a questa parte ho trovato la mia dimensione ideale nel mondo prog, un genere magico a cui ero destinato ad approdare con tutto me stesso, ma i miei ascolti spaziano ancora moltissimo. 
Nelle ultime settimane ho assistito a tre concerti grandiosi, tutti all’insegna del rock progressivo made in Italy. Il quattordici settembre mi sono recato a Radda In Chianti, nel senese, e ho visto per la seconda volta la Premiata Forneria Marconi: è stata davvero un’esibizione coinvolgente in cui la PFM ha proposto un piacevole sunto della propria discografia in una cornice meravigliosa. Franz Di Cioccio ha sempre una carica strepitosa, la trasuda da tutti i pori, e nonostante la sua veneranda età riesce ancora a trasmetterla al pubblico; il basso di Patrick Djivas è quello che tutti conoscono e Marco Sfogli sostituisce degnamente Franco Mussida alla chitarra.
Tre giorni dopo mi sono recato a Roma per il festival Progressivamente che si è tenuto al Planet, un celebre locale capitolino che fino a qualche tempo fa si chiamava Alpheus. Dei quattro giorni in programma io ho partecipato a due serate, perciò in tutto ho guidato da solo per circa seicento chilometri in quarantotto ore. Il diciassette settembre ho avuto il piacere di sentire e di vedere per la seconda volta i mitici Osanna di Lino Vairetti: mi piace la nuova formazione e pure il nuovo album, Palepolitana di cui ho acquistato una copia originale in CD proprio al termine del concerto. Gli Osanna sono un mondo da scoprire e da riscoprire: fantastici. Il giorno seguente, il diciotto, ho rivisto la Nuova Raccomandata Con Ricevuta di Ritorno, con alla voce lo straordinario Luciano Regoli che di recente ho apprezzato anche nell’unico disco firmato dai Samadhi, appena quarantuno anni fa. E poi fu il sesto giorno… Qui mi sono permesso un gioco di parole col nome del primo album dei Metamorfosi, band che sono finalmente riuscito a vedere dal vivo: ci tenevo! Avevo già avuto modo di ascoltare la voce tuonante di Jimmy Spitaleri in occasione della sua collaborazione con Le Orme per quel bell’album (che possiedo in vinile) che è La via della seta e anche su un suo disco da solista (a nome Davide Spitaleri) che s’intitola Uomo irregolare.
Durante il concerto succitato i Metamorfosi hanno presentato Purgatorio, il nuovo album che dopo Inferno (di quarantatré anni fa) e Paradiso (di undici anni or sono) conclude la triade dantesca di questa straordinaria formazione di cui io mi professo grande fan.

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