11
Set

Una costante nel cambio delle stagioni

Pubblicato sabato 11 Settembre 2021 alle 03:43 da Francesco


In questi giorni di fine estate penso alla morte più del solito e mi abbandono volentieri alla sua contemplazione poiché la considero naturale, ma simili riflessioni volteggiano pacifiche in me e non sono i mesti segni di una tempesta emotiva. Non mi appartiene nulla di ciò che mi circonda, però l’abitudine alla mediocrità continua a farmi rivendicare il possesso di qualcosa: un oggetto, queste stesse parole, un’identità e altre inezie del genere. Non sono ancora all’altezza di rinunciare a me stesso tutto d’un colpo e invero manco ne avverto il bisogno perché voglio prolungare il mio soggiorno su questo pianeta, quantomeno entro i limiti di una dignitosa autosufficienza, ma sento che il mio legame con l’attuale grado della cosiddetta realtà si sta allentando piano piano e questo mi rincuora poiché al momento del distacco dal corpo conto di farmi trovare preparato. Insomma, mi sto facendo le ossa da seppellire.
Non posso affrontare discorsi del genere con persone ordinarie, sebbene l’impiego di questo aggettivo richieda prima una definizione del sostantivo a cui rimanda, tuttavia non sono in vena di spiegazioni né intendo tagliare quelle di cui sono dotato, perciò mi diletto in soliloqui autoreferenziali o in appunti di tale risma per il gusto del dialogo interiore.
Il mio entusiasmo di vivere si traduce ogni giorno nei molteplici interessi che coltivo, nella rinnovata sete di sapere e nelle buone abitudini con le quali ammanto la mia condotta, ma al contempo non mi nego l’icastico, utile e salubre piacere del disfattismo e non vedo nel solo scopo di prevenire una contraddizione formale con le inclinazioni di cui sopra una ragione bastevole per astenermi da tutto ciò. Non mi piacciono l’ottimismo sfrenato né la nostalgia, sono due articoli che cerco di evitare e in merito spero di raggiungere presto le emissioni zero. Il mio messaggio per i posteri lo affido a un vecchio adagio: “Sono cazzi vostri!”.
Non trasudo disprezzo e mi libero delle tossine con l’attività fisica, però non voglio neanche essere coinvolto nei destini ultimi della specie, almeno non più di quanto già implichi la mia sola presenza in questo tempo e in questo spazio. Le verità assodate hanno già le loro schiere di ierofanti e detrattori, io non ne cerco di assolute e soprattutto non ho come passatempo quello di convincere terzi per secondi fini né per una causa prima.

Categorie: Parole |

9
Set

Meditatio mortis

Pubblicato martedì 9 Settembre 2014 alle 12:58 da Francesco

Ora che non ho più la sublimazione sento tutto il peso dei giorni che passano. In certi momenti penso che questa sia una fase di transizione a cui il tempo porrà rimedio, però non ci credo mai davvero e infatti quando cerco di convincermene mi sembra di mentire a me stesso.
Ho la sensazione di vivere al di sotto delle mie possibilità, ma al contempo non riesco a trovare un modo per cambiare le cose. È come se mi trovassi di nuovo davanti al bivio che dieci anni fa precedette l’inizio della mia sublimazione: vivere o morire.
È altamente probabile che in trent’anni io abbia capito poco o niente e a questo proposito mi vengono in mente certe parole: “Non è importante quanto uno sa, bensì quanto uno ha compreso”.  Per me il mondo non è cattivo, anzi, pullula di persone splendide anche se le peggiori fanno quasi sempre più rumore delle migliori e so che la vita può essere un’esperienza meravigliosa perché io stesso ne ho tratto molteplici soddisfazioni, però non intendo protrarla a tutti i costi.
Ora come mai mi rivedo nello stoicismo e in Seneca, ovvero in una concezione dell’esistenza che in determinate condizioni dà il giusto peso alla possibilità d’interrompere la vita prima della sua fine naturale. Devo raccogliere il coraggio necessario per affrontare serenamente la mia morte e non ho idea di quanto tempo mi servirà. È riduttivo misurare il valore di una vita con la durata biologica, anzi, è offensivo. Ancora una volta mi vengono in mente altre parole: “Vivere venti o quarant’anni in più è uguale, difficile è capire ciò che è giusto e che l’eterno non ha mai avuto inizio, perché la nostra mente è temporale e il corpo vive giustamente solo questa vita”.
Considero infantile (ma comunque degno di rispetto) qualsiasi suicidio che sia dettato da un gesto impulsivo o da un dispiacere passeggero, trovo invece ammirevole chiunque si dia la morte in base ad una scelta ponderata, come un atto d’estrema libertà.
Per adesso alla perduta sublimazione non trovo una sostituta migliore dell’idea della fine ed è paradossale il modo in cui quest’ultima mi rasserena.

Categorie: Parole |