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L’incompatibilità delle parti

Pubblicato lunedì 1 Aprile 2019 alle 00:00 da Francesco

Non ho mai investito molto tempo né energie nei rapporti interpersonali poiché ho capito presto come il loro andamento dipenda solo in parte da me. Il tempo mi ha dato ragione o forse io ho fatto in modo che me l’accordasse in virtù delle suddette premesse.
Il solipsismo è l’unica risposta sensata che abbia trovato all’assenza di una mutua risonanza, ma d’altro canto anch’io sono parte di un’assenza per qualcun altro in qualità di occasione mancata o mancante: ecco dunque l’unica, vera e vicendevole reciprocità possibile, quella del distacco dopo una conoscenza pregressa o l’autentica, inedita e totale estraneità delle parti.
Non ho mai sciolto certe questioni né i capelli di una ragazza, perciò ho lasciato insoluto l’enigma femmineo. La mia attrazione verso certe donne, quasi sempre scaturita a seguito di un loro primo passo, si è puntualmente risolta in silenzi inespugnabili, ma quegli esiti sterili hanno corroborato la mia individualità e dunque non so quale lettura darne. Ho avuto dei confronti, ancorché soltanto sul piano intellettuale ed emotivo, ma paradossalmente i loro effetti migliori non sono stati di matrice relazionale. Al netto di tutto e in virtù del senno di poi devo altresì ammettere come sia stata indifferente l’identità di quelle ragazze con cui ho avuto dei contatti platonici, siano essi stati epistolari o vìs-a-vìs: a rischio di piegarmi dalle risate mi chiedo se non sarebbe stato meglio se avessi optato per qualche test di Turing in luogo di tutto quel ciarlare. Il quadro è meno complicato di quanto possa sembrarmi, però devo ancora trovargli una bella cornice e non so davvero quando capiterò a un mercatino dell’usato.

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Scampoli di primavera

Pubblicato domenica 5 Giugno 2016 alle 02:44 da Francesco

L'estate incombe come la più gradita delle condanne e io spero che mi sia concesso di scontarla fino all'ultima goccia di mare. Mi districo facilmente tra la routine delle cose da fare e la certezza di quelle che non possono accadere, però ve ne sono anche altre da cui traggo sommo gaudio. Sono pervaso dalla tipica tranquillità che segue la moria delle speranze superflui, perciò vivo l'attuale congiuntura come se un'antichissima età dell'oro mi si stesse ripresentando nella più inaspettata delle recrudescenze. Ci sono galassie lontane in cui si stanno verificando eventi di portata inimmaginabile, ma per me altrettanto distanti nonché ignoti risultano i problemi dei miei simili e quindi non m'è dato immedesimarmi né in una stella di neutroni né in un cuore affranto.
Non vivo il distacco come se fosse una sorta di merito atarassico, bensì mi limito a prenderne atto in quanto dinamica contingente e talora mi chiedo se debba temere o meno una modifica in tal senso. E cosa cazzo posso mai saperne? L'intuito dice una cosa, l'istinto controbatte, altre entità prendono la parola e altre ancora la ripudiano. Per adesso va tutto bene com'è e cerco di non prestare ascolto alla frammentazione del Sé, ma d'altro canto io non potrei dare udienza a cotante istanze neanche se lo volessi e per questa mirabile impossibilità devo rendere grazie alle circostanze favorevoli di questo periodo. Mi trovo a debita distanza dalla distanza stessa.


Il tempo ordina alla vecchiaia di distruggere la bellezza, di Pompeo Girolamo Batoni, 1746
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