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Una nuova introversione

Pubblicato domenica 18 Dicembre 2016 alle 19:49 da Francesco

Il calendario gregoriano è sul punto d’indicare un nuovo anno, però è come se il passaggio del tempo non tangesse certe cose. Negli ultimi dodici mesi ho cercato di coltivare un legame che è morto ancor prima di nascere e ho provato ad agevolare delle collaborazioni di cui il nulla si è rivelato la massima espressione. È come se mi fossi votato alla vana ricerca di punti vitali in un tessuto necrotico. Non voglio lasciare intendere che io abbia perso del tempo, anzi, tali tentativi erano necessari proprio perché mi diagnosticassero la totale incapacità di instaurare sinergie di qualsiasi tipo. Vivo in una realtà piuttosto ristretta e non posso pretendere poi molto, però non mi dispiace questa dimensione perché ha molti pregi e di conseguenza lascio ad altri le grandi, molteplici e alienanti possibilità metropolitane: sono scelte.
Per me è giunto il momento di una nuova introversione, ma so che anch’essa prima o poi finirà il suo ciclo. Di fatto sono sempre stato solo, ma ho vissuto i miei momenti migliori ogniqualvolta io mi sia sentito tutt’uno con un isolamento proficuo: tale beata condizione non si può manifestare per me qualora io mi riveli aperto al mondo, fosse anche solo come mera disposizione d’animo. Come tanti, anche a me non è dato sapere quanto mi resti da vivere, perciò voglio utilizzare nel migliore dei modi il tempo che mi rimane da spendere su questo pianeta. Avrei voluto che certe dinamiche si fossero dipanate diversamente, però credo che il bello della vita risieda proprio in questi suoi rigurgiti anarchici. Ho molte cose da imparare, molte altre da esperire sul tappeto della mia stanza e qualcuna da cui farmi sorprendere. Non mi chiudo in me stesso come forma di difesa, e questo è attestato da come io più volte abbia offerto il petto alle lance di turno, difatti non sono un riccio né un malato di Asperger, Ecce Homo tutt’al più, ma la solitudine si dimostra il mio humus ideale. Non oso immaginare quali rimostranze oniriche mi volgerà l’inconscio, perciò mi limiterò a sognarle e, con gli sporadici aiuti della memoria, a scriverne.

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Giu

Meritocrazia portami via

Pubblicato giovedì 25 Giugno 2009 alle 08:24 da Francesco

Ieri sera sono tornato da Bologna dopo due giorni passati nel centro di selezione per volontari in ferma prefissata di un anno nell’Esercito Italiano. Non ho avuto problemi per quanto riguarda la validità delle mie analisi del sangue e ho superato brillantemente tutte le visite mediche riportando il punteggio massimo in sette esami diagnostici su otto, ma sono stato scartato ugualmente a seguito del colloquio con lo psicologo per il seguente motivo: “Tratti di rigidità e introversione”. Credo che lo psicologo e lo psichiatra non abbiano saputo delineare bene la mia personalità, perciò imputo alla loro scarsa preparazione la mia mancata idoneità. Se durante le visite mediche fosse stato riscontrato nella mia persona qualche problema fisico allora non avrei avuto nulla da obiettare sull’esito negativo della mia domanda di arruolamento; addirittura mi ero preparato a vedermi invalidate le analisi del sangue per un cavillo burocratico e anche in quel caso non avrei fatto altro che prendermela con me stesso, ma il mio verdetto è stato viziato dalla discrezionalità di un giudizio opinabile e non da un dato oggettivo. All’inizio il mio gruppo era formato da oltre cento candidati, ma dopo la prima scrematura siamo rimasti in quaranta. Non sono stato il solo a dissentire sull’operato degli psicologi. Un ragazzo che si presentava per la quarta volta a un concorso per le forze armate è risultato non idoneo a causa di “tratti distintivi”, ovvero lo psicologo e lo psichiatra lo hanno considerato un individuo dai rapidi cambi d’umore, ma nelle occasioni precedenti a costui non era mai stato riscontrato nulla del genere; che egli sia diventato improvvisamente lunatico o affetto da un disturbo bipolare? Ripeto: non sono stato scartato in base a un dato oggettivo, bensì per un’opinione. Prima di partire mi ero ripromesso di accettare qualsiasi risultato e infatti non farò ricorso, tuttavia terrò a mente per il futuro il metro di giudizio che lo Stato Italiano, nella figura dei suoi selezionatori, ha adottato con me e con i miei compagni d’avventura. Sotto a queste righe di disaccordo ho deciso di appuntare la prova tangibile della mediocrità che impera nei concorsi pubblici.

La capra che ha redatto la mia notifica dovrebbe sapere che l’apostrofo e gli accenti non sono la stessa cosa. Comunque i due giorni che ho trascorso a Bologna sono stati molto piacevoli perché ho conosciuto parecchia gente e ho incontrato persino un tizio di Albinia (una frazione del mio comune). Mi sono divertito e ho avuto modo di vedere uno spaccato d’Italia; insomma, due giorni all’insegna della goliardia che screditano ulteriormente i tratti di rigidità e introversione che mi sono stati attribuiti. Mi è dispiaciuto per certi ragazzi che hanno subito la mia stessa sorte perché alcuni di loro confidavano in questo concorso molto più di me. Mi sono rimaste impresse le parole di un ragazzo di Novara che attualmente è in cassintegrazione: “Adesso ho un motivo in più per avercela con lo Stato. Non potrò fare domanda per entrare nei carabinieri; un altro sogno infranto”. Anche quest’ultimo ha ottenuto delle buone valutazioni alle visite mediche (sebbene le mie siano state migliori) e anche lui come me è stato scartato dopo i colloqui con lo psicologo e lo psichiatra. Forse se avessi chiesto una raccomandazione alla persona giusta sarei risultato idoneo, ma per fortuna rispetto la meritocrazia benché quest’ultima continui ad arrancare nella mia nazione. Magica Italia. Questo fallimento non mi scalfisce minimamente perché non è dipeso da me. Ho fatto il possibile per entrare nell’Esercito Italiano, ma non è stato sufficiente e ne ho già preso atto. Non esiste ancora una cura per la stupidità e nessuno può pretendere che io la scopra. In ogni caso ho avuto la conferma del mio ottimo stato di salute e come dicevano un tempo gli anziani: “Quando c’è la salute, c’è tutto!”.

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