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Mar

Bagno di sangue davanti alle Andamane

Pubblicato giovedì 4 Marzo 2021 alle 03:02 da Francesco

Sto seguendo gli sviluppi del bagno di sangue che è in corso in Myanmar. All’inizio il golpe mi aveva fatto sorridere perché ne avevo visto soltanto un filmato buffo e grottesco, poi diventato virale, ossia quello di un’istruttrice di fitness che, registrando la propria lezione, senza volerlo aveva catturato il momento in cui un gruppo di militari si stava avvicinando alla zona del parlamento per mettere in atto il colpo di stato.
Nei giorni seguenti non ho più prestato molta attenzione alla vicenda perché sapevo che in passato l’ex Birmania era stata sottoposta a una giunta militare per parecchio tempo, inoltre negli ultimi anni, almeno nel consesso internazionale, la figura di Aung San Suu Kyi ha subito delle forti critiche per la posizione di quest’ultima nei confronti della minoranza Rohingya e quindi, sommando questi elementi, pensavo che il paese si avviasse a una sorta di rassegnata restaurazione, un ritorno all’ancien régime.
Poi ho visto un’immagine che credo sia destinata a diventare iconica, ovvero quella di una suora in ginocchio davanti a un gruppo di soldati, ma prima di prenderla per buona ho fatto qualche ricerca e alla fine mi sono convinto della sua autenticità. Ho rovistato in certi angoli del web per trovare delle testimonianze filmate su quanto stia davvero accadendo nel paese e ho scovato delle immagini piuttosto cruente, ma nulla che non abbia già visto in scenari simili a diverse latitudini: la morte e la sofferenza si vestono quasi sempre allo stesso modo.
Nelle ultime ore mi ha colpito la storia di una giovane manifestante di diciannove anni, il cui nome pare che fosse Ma Kyal Sin: in varie immagini brandisce una bottiglietta di Coca Cola contro i soldati e sfoggia una t-shirt con su scritto Everything will be OK. In un’altra foto, che suppongo sia sta scattata poco dopo le altre, è ritratta con un buco in testa procuratole da un cecchino durante una protesta a Mandalay. Non so come si risolvano certe questioni di diritto internazionale e sono altri i soggetti che ricevono laute prebende per esercitare la medesima incertezza, però mi pare che si stiano formando tutte le premesse per l’avvio di una guerra civile simile a quella siriana. Già girano varie istruzioni a tema su come fabbricare bombe Molotov e su come mettere in difficoltà i cecchini.

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19
Lug

Un mancato rovesciamento

Pubblicato martedì 19 Luglio 2016 alle 14:56 da Francesco

Pensavo che i colpi di stato fossero dei fenomeni pressoché scomparsi, ormai appannaggio di qualche stato subsahariano, perciò il tentativo di golpe in Turchia mi ha sorpreso più dell'ennesimo attentato di matrice islamica. Da quanto ho letto mi è parso di capire che il putsch sia fallito perché i golpisti non sono riusciti ad avere l'appoggio della popolazione che avrebbe dovuto moltiplicare la potenza del loro esiguo numero, inoltre gli alti papaveri sono stati lasciati liberi di fuggire e lo stesso Erdogan ha avuto tempo per diramare un messaggio alla nazione che è risultato fondamentale affinché le strade turche si riempissero di gente su cui gli insorti, alla fine, non hanno avuto il coraggio di aprire il fuoco.
Non mi lancio in improbabili di disquisizioni geopolitiche, ma constato un certo compiacimento nel mio essere coevo di eventi che, in qualche misura, entreranno nella storia dell'umanità (da consumare preferibilmente entro…) e ravviso in tutto questo una sorta di schadenfreude per la quale nutro comunque degli scrupoli. Immagino che il meccanismo dietro a quanto ho sovraesposto sia simile a quello che innesca il voyeurismo dinanzi a incidenti di vario genere, stradali in particolare.
Non ricordo dove né quando, ma tempo addietro lessi qualcosa che mi fece intendere come talvolta il piacere di assistere a delle sciagure non provenga dalla suddetta schadenfreude, bensì dall'estraneità ai fatti e si manifesti dunque come una specie di sollievo. Da quest'ultima prospettiva mi vengono in mente le parole di un epicureo, Lucrezio, che nel suo De rerum natura scrive:

Bello, quando sul mare si scontrano i venti
e la cupa vastità delle acque si turba,
guardare da terra il naufragio lontano.
Non ti rallegra lo spettacolo dell'altrui rovina
ma la distanza da una simile sorte.

Considero questa citazione talmente esplicita da vedere in ogni altro tentativo di aggiungervi qualcosa solo il pericolo d'inficiarne la portata, perciò mi astengo da ogni ulteriore commento.

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3
Apr

Affari pubblici

Pubblicato giovedì 3 Aprile 2008 alle 14:44 da Francesco

L’astensionismo è criticato e temuto, ma io penso che sia l’arma più efficace per mostrare il proprio dissenso nei confronti di una classe politica che non è in grado di svolgere il suo ruolo. La mia sfiducia non è totale e tanto a destra quanto a sinistra apprezzo un esiguo numero di politici, ma ritengo che le loro capacità siano soffocate dalle esigenze dei partiti ai quali appartengono. Ancor oggi trovo che il qualunquismo sia più auspicabile e genuino d’ogni corrente politica che contribuisca alla desertificazione ideologica dell’Italia. Non ho mai esercitato il mio diritto al voto, ma spero che prima o poi una ventata di novità mi spinga a farlo. Nelle elezioni si tende sempre a votare il male minore, ma questo non può avvenire qualora gli aspetti negativi dei concorrenti si equivalgano. Non sono un seguace di Beppe Grillo e talvolta lo ritengo volutamente populista per deformazione professionale, ma penso che i suoi strali, le sue provocazioni e la sua controinformazione siano più utili all’Italia di tutti quei discorsi vetusti che vengono propinati, sotto una luce apparentemente nuova, dai candidati agli elettori. Ultimamente mi piace immaginare uno scenario fantapolitico nel quale un alto dirigente dell’antimafia riesca a compiere un golpe con l’appoggio delle forze dell’ordine per combattere duramente la criminalità organizzata e per imporre alla società italiana le regole della meritocrazia.

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