30
Ott

Di sfuggita al cospetto di Crono

Pubblicato venerdì 30 Ottobre 2020 alle 22:48 da Francesco

Mi chiedo se l’attuale annus horribilis voglia intrattenere con ulteriori giochi di prestigio il suo pubblico di candidati alla morte, ineluttabile protagonista sul fatiscente proscenio di un presente diroccato. Una claque di fantasmi e un sipario stracciato dalle intemperie.
Cosa si può regalare a chi abbia donato tutto se stesso? Io non mi sono mai trovato in una situazione di cotale altruismo e annullamento, invero neanche l’anelo, però compio uno sforzo empatico per capire la difficoltà di chi davvero debba trovare un piccolo presente per un siffatto individuo. Non sono votato alle cause perse né mi piace salire al volo sul carrozzone dei vincitori, tuttavia sarebbe buffo se le prime dirottassero il secondo: ecco, quello è uno spettacolo per il quale sarei disposto a saltare il mio unico pasto o a farne uno con il servizio a tavola dal distributore di merendine.
Non credo che l’assurdità dei tempi correnti vesta abiti poi così diversi dalle sue precedenti colleghe. Bene o male le cose sono sempre le stesse, però è sufficiente non crederle tali per viverle come inedite e primarie.
Non so se sia peggio uscire dal seminato o da un utero, ma di certo il corpo è una prigione che io curo come se fosse un tempio da lasciare in eredità agli agenti atmosferici. Per qualcuno non ha senso morire sani, come se l’organismo fosse soltanto il faccendiere dell’appagamento subitaneo dei sensi, per me invece il momento della morte è fondamentale e credo che dipenda molto da come sia stata condotta la vita, perciò io agisco in accordo con questa piccola convinzione. La mia è un’accortezza metafisica che ha tante buone ripercussioni sul piano ordinario dell’esistenza, ergo non ho proprio bisogno di consultare il libretto delle istruzioni né il manuale dell’altrui disfacimento. L’impalpabile pochezza dell’avvenire è visibile a occhio nudo, la verità invece mi pare assai più casta e pudìca.

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19
Mar

Appunti pandemici

Pubblicato giovedì 19 Marzo 2020 alle 02:35 da Francesco

Unico qua frammenti che ho redatto altrove per compendiarne l’ordine cronologico e averne la disponibilità in un unico scritto.

L’attuale parodia del Kali Yuga mi offre la possibilità di riscoprire piaceri antichi come le partite serali a Quake.
Alleno i riflessi con la prospettiva di perdere i sensi. Non ho l’atarassia a portata di spirito, ma solo un fatalismo tascabile. La zona rossa mi ricorda l’occhio di Sauron. Il modo migliore per lavarsi le mani lo insegnò Ponzio Pilato a suo tempo.
Beati gli anacoreti, gli eremiti, i padri del deserto e chiunque rinneghi se stesso.
Mi trovo a mio agio nelle immediate vicinanze della finitezza, ma devo ancora svilupparne una piena accettazione.
Quest’incipit non ha mai riscosso grande successo tra le poche disgraziate con cui ho interloquito, ma di fronte a quei rari casi positivi ho poi avuto cura di trovare altre ragioni di discordia: Eris è sempre presente.
Nel corso degli anni ho setacciato la filosofia e la metafisica limitrofa per necessità. Per me c’è qualcosa di plausibile nell’onesta e spietata ricerca delle cause prime, molto più di quanto percepisca dalla vita etica descritta da Kirkegaard che taluni abbracciano o tentano di perseguire a loro insaputa.
Se il logos contasse poco o nulla allora la mia specie non sarebbe condizionata dai propri pensieri, vivrebbe nell’inconsapevolezza di "quando ancora non si distingueva l’aurora dal tramonto", per citare Battiato.
Heidegger ha messo i sottotitoli alla possibilità più autentica dell’Esserci e gli stoici hanno dato l’esempio del massimo atto di libertà: il resto è volume antropomorfo negli interstizi del Quaternario.
Prosegue il reality darwiniano mentre i più indifesi ne escono a piedi avanti. Trovo che al pericolo donino i colori dell’irreversibilità perché vanno bene per ogni stagione, inoltre sono i soli con cui esso appaia davvero convincente. Mi chiedo come se la passino i tossici d’ogni ordine e grado, i maggiorenni minorati e tutto l’altro mangime della Luna.
Povere bestie da somatizzazioni, che il Ser.T. vi sia lieve.
Per la teodicea di Leibniz questo è il migliore dei mondi possibili, per me invece è un semplice epifenomeno cosmico.
Un po’ di tempo fa la Voyager 2 ha superato l’eliosfera e adesso si trova alla deriva nello spazio interstellare: ecco, per me quella è l’unica distanza di sicurezza che sia davvero valida.

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7
Nov

Oltrepassare

Pubblicato mercoledì 7 Novembre 2018 alle 00:18 da Francesco

Mi pare che l’autolesionismo riscuota ancora un grande successo tra i mortali, ma io non sono un modaiolo e il mio stile è minimalista. Non v’è uno sguardo esterno nel quale io mi specchi e talora mi chiedo dove sia andata a schiantarsi quell’intesa embrionale che mi mostrò più volte i suoi baluginii.
Dalla via di Damasco alla via d’estinzione il passo è più breve di quello che prova a farsi più lungo della gamba, però in qualche modo l’uno è conseguenza dell’altro. Mi affaccio sulla realtà del presente e scorgo residui temporali che vengono dagli antipodi di Crono. Se ogni tanto incontrassi qualche fantasma gli chiederei quanto tempo mi rimane da vivere, ma la mia estrema lucidità mi preclude ogni allucinazione di servizio. Non so cosa mi riservi il domani e dubito che possa prenotare un tavolo per sbracarmi in tutta la mia ontologia. Con i miei simili parlo di cose che ci rendono diversi e ci pongono a distanze siderali. A carnevale lancerò fonemi e il resto dell’anno coriandoli: ne guadagnerà la reciproca comprensione tra me e chi non è me.
Sarebbe bello se certe storture genetiche fossero correggibili a penna e se in virtù di ciò i costi di cancelleria superassero a buona ragione i fondi per la ricerca sulle malattie rare. Fantasticare è un po’ morire, ma pare che anche vivere non faccia bene. Sono contento di me stesso e mi voglio un grande bene, perciò mi reputo un privilegiato. Cosa farei di me se fossi circondato da tante persone e mi mancasse proprio la mia vicinanza? Certo, una cosa non esclude per forza l’altra, ma a me va bene il primato dell’amor proprio. I punti di contatto non sono astrazioni matematiche e non basta teorizzarne l’esistenza affinché essi si palesino: io non ne ho e non faccio mai finta di possederne qualcuno nello scantinato o nell’alto dei cieli. Posso fare un po’ d’import ed export di frasi fatte dai cinesi, ma ormai anche il confucianesimo è inflazionato dalla crescita demografica.

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