10
Mar

Il sunto del baratro

Pubblicato martedì 10 Marzo 2020 alle 19:22 da Francesco

Le nubi più tetre si addensano su un cielo che pare in procinto di crollare. Le incertezze sfilano con gli abiti che ricevono dalle paure umane e si lasciano ammirare con terrore nella piena paralisi del loro pubblico. Uomini e donne pietrificati come statue minori nella stagnazione economica: il sole tramonta a Occidente. I discorsi, le dichiarazioni e qualunque altra ciarla sono soltanto atti di vandalismo contro un silenzio che alla fine prevarrà. Taluni seguono gli accadimenti con il fiato sospeso e mi chiedo se siano disposti a prolungarne l’arresto, difatti per evitare il contagio possono provare a trattenere il respiro per sempre. 
Per prime uccido le speranze. Mi aspetto il più nefasto degli esiti, l’annichilimento totale di ogni certezza pregressa, un vanesio autoritratto della distruzione e qualche maceria di consolazione. Tutto si risolve con l’ecpirosi. Tutto. Chissà come verranno chiamate e ripartite quelle terre che ancora si raccolgono sotto il nome di Italia.
In momenti del genere la democrazia mostra i suoi volgari limiti e la vera natura degli inetti che la sostengono. Arrivi pure la fine e si trattenga per sempre. L’atmosfera è quella di un bunker berlinese nella primavera del Quarantacinque. Mi chiedo quale grave atto cosmico io abbia commesso per cadere in forma umana su questo pianeta e in quest’epoca. Non ho l’atarassia a portata di spirito, ma solo un fatalismo tascabile. La zona rossa mi ricorda l’occhio di Sauron. Il modo migliore per lavarsi le mani lo insegnò Ponzio Pilato a suo tempo. Beati gli anacoreti, gli eremiti, i padri del deserto e chiunque rinneghi se stesso.

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30
Lug

Dall’ecpirosi in là

Pubblicato sabato 30 Luglio 2011 alle 18:48 da Francesco

Talvolta mi perdo, ma dopo ogni scomparsa vado a cercarmi perché sono il mio migliore amico e ci tengo a me stesso. Finora, nella mia giovane esistenza, non credo di essermi mai trovato ad affrontare delle prove realmente dure e ne sono contento. Spesso e volentieri ricorro all’ironia per tamponare qualche fuoriuscita di senno, ma solamente con dei ragionamenti accorti riesco a cauterizzare le ferite che mi procurano certe riflessioni a cui colpevolmente io concedo spazio di manovra. Dovrei coltivare un maggiore distacco da tutto ciò che mi rende iracondo e inasprisce le mie frasi. Rischio di restare un innocuo egoista per tutta la vita. Ogni volta che sono sul punto di abituarmi a trascorrere il tempo restante come se il futuro assomigliasse molto al presente e al passato, puntualmente gli eventi si fanno ambasciatori di un’intuizione che non compie mai fino in fondo la propria metamorfosi. Ogni tanto ho l’impressione che delle strane coincidenze mi rimproverino la mancanza d’amore di cui sono correo. C’è troppo agonismo per i corpi e le menti altrui, ma io non voglio gareggiare con altre persone per raggiungerne una: queste per me non sono affatto le premesse di un rapporto profondo, bensì le regole dell’accoppiamento animale. Nessuna immagine femminea orbita nei miei pensieri: non ve n’è traccia.
Tempo fa scoprii per caso una pulsar, però a suo dire ella era già parte di un sistema binario e così, pian piano, ho levato il terzo occhio dal fascio di radiazioni che emetteva: io mi sarei voluto perdere nel suo campo magnetico, in quella croce del Sud. Qualche volta ho la sensazione che sia più difficile trovare la vita sulla Terra che nel resto dell’universo. Sono un cosmonauta con la tuta spaziale sgualcita. Non mi aspetto nulla e intanto fluttuo, tutt’altro che piegato alla sorte di cui non riconosco l’autorità. Tendo al bene e la negazione non mi è propria, ma d’altronde non potrebbe esserlo in nessun caso: fortunatamente, aggiungo.

 
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