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Giu

Trentasei per dodici

Pubblicato sabato 6 Giugno 2020 alle 14:43 da Francesco

Oggi concludo il mio trentaseiesimo giro intorno al Sole. Ne sono passati di sversamenti petroliferi negli oceani. Cosa è cambiato in questi anni? Forse tutto, forse niente. Cosa mi aspetto dall’avvenire? Nulla. Nel mio mondo è vietato l’ingresso alle speranze minori di quattro miliardi d’anni. Sono un po’ più vicino alla morte fisica, ma non ho fretta di lasciare il corpo. Guardo ai rimasugli di vita come se costituissero i tempi supplementari di una partita dall’esito trascurabile. Mi trovo in villeggiatura sulla Terra: ho un contratto a tempo determinato come cavia del ciclo di Krebs.
Non ho mai festeggiato il mio genetliaco, ma spesso in simili occasioni mi sono fatto dei regali tardivi e anche questa volta devo ancora scegliere cosa donarmi: forse il cadeau principale risiede proprio in tale indecisione, secondo una meccanica che ben inquadrò Sigmund Freud nelle paginette di “Al di là del principio di piacere”.
Non mi creo aspettative poiché di Godot non ho mai visto neanche l’ombra, ma posso farmi precedere da qualche proposito che mi auguro di raggiungere a tempo debito. Vorrei ispessire il mio centro di gravità permanente per renderlo davvero tale. Mi piacerebbe acquisire una maggiore padronanza delle tecniche di respirazione. Mi sentirei oltremodo realizzato se riuscissi guidare i pensieri più di quanto essi guidino me. Cose del genere.

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Giu

Un altro genetliaco

Pubblicato martedì 6 Giugno 2017 alle 23:45 da Francesco

Adesso ho l’età di Cristo quando fu messo in croce, ma io non ambisco a riscattare l’uomo dai suoi peccati, infatti mi basta seguir virtute e canoscenza.
Ho festeggiato il mio compleanno con un intenso allenamento di diciannove chilometri e per cena mi sono preparato dei maccheroni di kamut con pomodoro e pezzi di branzino, inoltre ho invitato Jon Anderson a cantare tramite il mio giradischi tutto il suo “In The City Of Angels”.
Vivo in un’epoca di cambiamenti, come d’altro canto lo sono tutte e la condanna del presente è di essere sempre un’era premoderna rispetto a quella che verrà. Non me ne frega niente della mia età anagrafica e ammetto come il trascorrere del tempo mi faccia sentire sempre meno il peso di certe dinamiche, però con altrettanta sincerità non nascondo come talora il futuro sia per me fonte di piccoli timori a cui forse concedo più importanza di quanta in effetti abbiano.
Alla mia età Alessandro Magno concluse la sua esistenza in quel di Babilonia e consegnò alla storia le sue grandi imprese, io invece non ho raggiunto dei traguardi che siano degni di nota e dunque mi accontento di respingere le molteplici istanze di cui l’impero dei sensi si fa latore.
Assisto in differita allo scontro di civiltà che a giorni alterni avviene con assalti all’arma bianca o per mezzo di ordigni rudimentali, tuttavia il vero interesse che io nutro verso questi fatti è nell’implicito monito sulla precarietà dell’esistenza di cui sono indefessi diffusori.

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Giu

Trentunesimo genetliaco

Pubblicato sabato 6 Giugno 2015 alle 19:45 da Francesco

Ho corso migliaia di chilometri a piedi, ho letto decine di migliaia di pagine e ho vissuto centinaia di migliaia d'ore. Sono nato esattamente quarant'anni dopo lo sbarco di Normandia e, per quanto il mio su questo pianeta sia stato più modesto, oggi mi sento come se anch'io avanzassi attraverso le Ardenne: Berlino cadrà.
La mia forma psicofisica è ottima e in quest'anno, ultimo alfiere dei primi tre lustri del secondo millennio, la sua tenuta è stata sottoposta alle dovute prove. Mi sento più forte di quanto sia mai stato in passato perché nel corso di quest'offensiva trentennale ho guadagnato l'appoggio di un'alleata preziosa: l'esperienza. Ho trascorso alcuni anni trincerato in me stesso, altri invece in prima linea dove mi sono confrontato su più fronti e, anche se io a casa non ho mai avuto nessuno a cui scrivere col piglio di Ungaretti, forse non mi sono mai sentito vivo come in questo periodo. Abile attendista per definizone, che il tempo si faccia avanti se ha coraggio.
Ho fatto arretrare molti limiti, ho colmato svariate lacune e anche se qualche battaglia è stata persa molti conflitti sono stati superati. Si vis pacem para bellum. A tale proposito mi vengono in mente le parole di una donna che stimo molto: "La lotta dello spirito è brutale come la guerra tra gli uomini". Potrei morire stanotte nel sonno o campare altri settant'anni e divenire così un simpatico centenario, ma ambisco ad altro che esula dal tempo e dai suoi rapporti quantitativi.
Sono sulla mia via e anche se trovo ogni senso in me stesso spero che il resto del cammino sia condiviso nella misura in cui ogni misura viene meno. C'è ancora molto da fare, ma che sia fatto o no forse non ha l'importanza che vi si può attribuire come quando sembra che l'abbia nelle più convincenti stronzate con cui la mia civiltà paga il suo stato di relativa quiete.
Il vecchio Frank è ancora sulla breccia, sconosciuto a tutti meno che a sé. Happy birthday to me.

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Giu

Nato il sei giugno

Pubblicato sabato 7 Giugno 2014 alle 00:49 da Francesco

Ieri ho compiuto trent’anni a settanta esatti dallo sbarco in Normandia e mi sento più giovane di quando ne avevo venti perché oggi sono più forte e più sereno rispetto ad allora.
Non so quanto mi resti da vivere, ma conto di scoprirlo in un biscotto della fortuna la prossima volta che andrò a mangiare in qualche bettola cinese. Se mi guardo indietro non vedo nessuna traccia di nostalgia, nessuna età dell’oro e niente che possa mettere i bastoni tra le ruote del mio presente. Ho corso migliaia di chilometri e mi sono lasciato alle spalle molte cose senza che di nulla abbia mai avvertito una reale vicinanza. Credo che il bello debba ancora venire, tuttavia non so davvero cosa possa riservarmi il futuro. Tra altre tre decadi potrei ritrovarmi a rimandare ancora una volta il momento di tirare le somme, o il prossimo anno potrei essere a tu per tu con una malattia incurabile e allora ne approfitterei per stringere amicizia con le cellule impazzite. Quanta inquietudine e superstizione aleggia ovunque il passaggio del tempo sia recepito come una condanna invece che come un atto di clemenza: le idee non mi spaventano.
Ho ancora il primo bacio da scoccare e spero di farlo in modo autentico, tuttavia lo conserverei volentieri qualora avessi la garanzia di poterlo dare in un’eventuale aldilà ad Afrodite, ad una valchiria oppure ad una ninfa (Calipso su tutte!) in visita di cortesia alle divinità ctonie.
Forse in questi miei primi trent’anni la sublimazione è stato il mio più grande successo perché è da quest’ultima che hanno proliferato le mie parti migliori. Ho tramutato la verginità in una forza virile e non mi sono negato nulla che non valesse la pena d’evitare: certe privazioni mi hanno dato più di quanto avrei potuto trarre dal loro esatto opposto. Alchimia, nient’altro che alchimia. Comunque, chi non abbia mai perso tempo appresso a Jung può vederci quello che vuole, come in una macchia di Rorschach.

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Giu

Sei giugno

Pubblicato venerdì 6 Giugno 2008 alle 14:44 da Francesco

Oggi compio ventiquattro anni e ne sono contento. Mi trovo in perfetta sintonia con la mia età e sono soddisfatto di quanto ho ottenuto finora nella mia vita, tuttavia capisco che a uno sguardo estraneo il mio raccolto esistenziale possa sembrare esiguo. Sono a mio agio in mezzo al tempo e per quanto io mi sforzi non riesco a immaginare qualcosa che possa turbarmi seriamente. Spero che la mia serenità non venga mai messa alla prova da un incidente grave né da una malattia incurabile, ma sono pronto a fronteggiare queste evenienze lugubri. Cerco di guardare la realtà da una prospettiva asettica e quanto scorgo dalla feritoia del mio cerebro mi consente di riflettere adeguatamente su ogni cosa che mi riguardi. Non bramo una rivelazione inimmaginabile e riesco a dormire bene senza badare alle forme illusorie di una verità presunta. Il mio benessere è impagabile e proviene da una sforzo costante grazie al quale sono in grado di tenermi in equilibrio sopra gli eventi che transitano a distanze e velocità diverse nei pressi della mia sfera personale. Impongo a me stesso ciò che voglio e questa dittatura benevola mi guida verso quella parte del futuro che appare puntualmente dopo ogni battito fugace del presente. Ci sono cose che non conosco e probabilmente alcune di esse non le conoscerò mai, ma preferisco annoverare un’esperienza in meno nel mio bagaglio esistenziale piuttosto che viverla forzatamente per accontentare la curiosità. Ventiquattro anni sono pochi e ne voglio di più, ma non ho fretta e posso aspettare. Credo che la vita sia più bella di quanto l’indolenza disfattista della pigrizia interiore faccia pensare. Il mio respiro perdura ed è alimentato da una forza adamantina che non si lascia connotare per ringalluzzire la vanità intellettuale. Happy birthday to me.

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