30
Mag

Nazarìn di Luis Buñuel

Pubblicato martedì 30 Maggio 2023 alle 22:12 da Francesco

Sulla base del mio trascurabile parere Nazarìn è un film dai contorni mistici e grotteschi, dove registri differenti si uniscono in un connubio di cui, secondo me, Luis Buñuel è indiscutibile maestro per come rende e armonizza elementi all’apparenza contrastanti e contraddittori. 
In questa storia il protagonista è un sacerdote che si sforza di osservare i princìpi della propria vocazione, ma la sua coerenza, la sua empatia e la sua solidarietà gli cagionano i torti più disparati, fino a quand’egli, dopo un atto di carità, viene tradito dalla meretrice alla quale aveva prestato aiuto e si vede strappare l’abito talare dai propri superiori. Attorno a Nazarìn gravita una corte dei miracoli tramite la quale, per me, Buñuel rappresenta quelle che allora erano le fasce più deboli della società messicana e a mio avviso quest’affresco di umanità (nient’affatto inedito nella sua produzione) gli riesce magistralmente come sempre.
Nella mia personale lettura del film vedo la fede come abbandono quale tema portante, difatti Nazarìn non tentenna mai, neanche quando sostiene di avere difficoltà a perdonare un uomo da cui è stato picchiato pochi istanti prima, però a mio avviso quelle sue parole d’incertezza vengono sconfessate subito dall’espressione, dal tono e dalla gestualità che le accompagnano. In quest’opera colgo una fede adamantina che, in una mia personale e spontanea associazione d’idee, reputo speculare per converso a quella di Luci d’inverno di Bergman, fatica quest’ultima più tarda di qualche anno rispetto a quella di Buñuel e nella quale il protagonista, un pastore protestante, assiste alla crisi della propria fede dopo la morte della moglie, con angoscia ed esistenzialismo in luogo della ricerca mistica.
Per me la scena più iconica di Nazarìn, nella duplice accezione del termine, ossia iconica in quanto rappresentativa dell’opera ma anche perché concerne un’icona sacra, è quella in cui la prostituta, in preda alle allucinazioni, crede che un ritratto di Cristo rida di lei, come se il figlio di Dio la prendesse in giro.

Categorie: Cinema, Immagini, Parole |

27
Mag

Terzo concerto del Balletto di Bronzo

Pubblicato sabato 27 Maggio 2023 alle 16:42 da Francesco

Ieri sera, appena imboccata la Prenestina, ho visto volare un oggetto non identificato: apparteneva a una meretrice che lo aveva appena lanciato contro un’auto di grossa cilindrata.
Soltanto la presentazione di Lemures del Balletto di Bronzo (trio di cui avevo già visto due concerti) poteva convincermi a rimettere piede nella Caracas italiana: ne è valsa la pena perché alla fine ho rimediato anche una delle bacchette.
Ys uscì nel 1972, album occulto e di culto, imprescindibile e avanti di almeno cinquant’anni, perciò era nell’ordine delle cose che il suo seguito, Lemures, fosse pubblicato mezzo secolo più tardi. Dal vivo Gianni Leone e i suoi accoliti formano sempre un unicuum, qualcosa di alienante nelle molteplici accezioni del termine: paragoni non possono essere fatti, livello massimo, l’oltre-prog, “cosa altra” come si dice in certi ambienti.

Il concerto di ieri è avvenuto in una dimensione raccolta, quella del Traffic Club di Roma, circostanza a me congeniale per apprezzare le esibizioni dal vivo, ma credo che il Balletto di Bronzo meriti cornici più importanti come non di rado trova all’estero: nemo propheta in patria. Tra Ys e Lemures colgo una continuità eccezionale che forse non poteva avere altro tempismo, in pieno rispetto del cosiddetto kairos, ma non voglio scadere in una stucchevole idolatria e preferisco che siano i dischi a parlare in una lingua sconosciuta ai più.

Categorie: Immagini, Musica, Parole |

15
Feb

2001: Odissea nello spazio

Pubblicato mercoledì 15 Febbraio 2023 alle 20:30 da Francesco

Un paio di giorni fa sono andato al cinema per assistere alla proiezione di 2001: Odissea nello spazio, opera che ho visto più volte, ma di cui non avevo mai avuto fruito prima sul grande schermo. In merito al film v’è poco o tutto da scrivere giacché costituisce un vertice della settima arte, quindi non voglio sviscerare il lavoro di Stanley Kubrick sul quale, come testé affermato, credo che vi sia poco o tutto da dire, bensì voglio ricordare a me stesso l’importanza di vincere la pigrizia e muovere il culo ogniqualvolta si presenti l’occasione di simili proiezioni: per me il livello d’immersione al cinema non ha pari.
Ci sono molti film datati che mi piacerebbe rivedere nel silenzio religioso e nella parziale oscurità di una sala cinematografica giacché furono pensati e girati per quest’ultima dimensione, con le proprie peculiarità tecniche e non (anche la semplice atmosfera), elementi per i più (e di sicuro per me) impossibili da riprodurre in un contesto domestico. Se mi sarà possibile andrò a vedere Frankenstein Junior, ormai prossimo al cinquantennale, e Akira, forse il mio film d’animazione preferito che sarà riproposto nelle sale per celebrare i trentacinque anni dalla sua prima.

Categorie: Cinema, Immagini, Parole |

1
Gen

Preferenze musicali e cinematografiche del disgraziato 2022

Pubblicato domenica 1 Gennaio 2023 alle 18:54 da Francesco

Spoiler: il 2023 sarà un anno di violenze, distruzioni e ingiustizie con i buoni propositi che faranno la fine dei bambini yemeniti, perciò v’è da sperare che il caro energia colpisca anche il Sole e ne cagioni il salvifico spegnimento. In attesa della morte termica annoto di seguito la mia top three di album e film per il 2022.

Riot City – Electric Elite (2022): ho perso il conto degli ascolti, disco fenomenale ed esaltante dall’inizio alla fine, privo di una sola traccia debole. Non epigoni, ma degni eredi di Judas Priest e Iron Maiden (le influenze più evidenti). Top track: Tyrant.

Banco del Mutuo Soccorso – Orlando, le forme dell’amore (2022): concept album monumentale, malgrado le vicissitudini il Banco continua a tirare fuori cose eccezionali dopo cinquant’anni. Da ascoltare nel suo complesso.

The Halo Effect – Days Of The Lost (2022): gli In Flames degli albori si confermano maestri del Gothenburg sound, a riprova di come il melodic death metal sia ancora vivo e non abbia esaurito tutte le soluzioni possibili.

Film:

Crimes of the future di David Cronenberg: vince a mani basse e ha sancito il mio ritorno in sala.

Gli orsi non esistono di Jafar Panahi: audace opera iraniana che oscilla tra la denuncia sociale e il metacinema (un film nel film). Ho avuto la fortuna di vederlo nell’ultimo avamposto culturale della mia provincia, il Cinema Stella.

Beavis and Butt-Head alla conquista dell’universo di John Rice e Albert Calleros: beh, questa è stata la vera opera morale del 2022, un sunto delle massime aspirazioni e possibilità umane.

Categorie: Immagini, Musica, Parole |

25
Dic

L’egoismo è una pietra angolare

Pubblicato domenica 25 Dicembre 2022 alle 20:31 da Francesco

Mi affido alla lucidità di Max Stirner per raffreddare i timidi esordi di un inverno troppo mite, ma le sue parole risuonano in me e mi riportano alla mente convinzioni un po’ banali a cui già anni or sono pervenni autonomamente. Sono cosucce che amo ricordare a quanti pretendano d’irretirmi con i loro "associazionismi" di varia risma.
Per me l’umanità è soltanto una coazione a ripetere, molteplice espressione di un egoismo primario (e primevo) che talora assume aspetti edificanti, persino salvifici all’apparenza (appunto), mentre in altri casi si mostra con sembianze abiette, ma sempre in qualità di mentite spoglie a cui, per amor del vero, v’è da preferire le omologhe cadaveriche.
La prole è un frutto egoistico, l’altruismo è paradossalmente egoistico, la giustizia è un’idea arbitraria che cambia a seconda delle latitudini e difatti ogni potere ritiene la sua "sacra": insomma, un bel merdaio, no? La legge è sì uguale per tutti, ma per tutti quanti siano uguali tra loro (gendarmi, signori e signore dell’aeropago di turno, pubblicani di varia estrazione, ometti e donnette con un minimo di potere e via discriminando).
La specie e i suoi ergastoli chiamati "pargoli": che ilarità, che ridere, che defungere.

Categorie: Immagini, Letture, Parole |

16
Dic

In Patagonia di Bruce Chatwin

Pubblicato venerdì 16 Dicembre 2022 alle 00:10 da Francesco

Ottima penna quella di Chatwin: sagace, disincantata e con una grande proprietà di sintesi. Secondo me questi resoconti patagonici oscillano tra un taglio da saggio storico e una prosa alla Kerouac, in una commistione di stili che a mio parere giova al ritmo delle lettura.
Quella raccontata da Chatwin è l’Argentina più remota, agreste e ostile in un arco di tempo che abbraccia il secolo decimonono e il primo Novecento, in cui risuonano gli echi delle migrazioni europee, il latifondismo inglese, le differenze tra stranieri e autoctoni, l’impraticabile via della lotta di classe e gli avvicendamenti politici. Chatwin ha il doppio merito di dispensare caustica ironia nelle sue cronache senza che al contempo la prosa gli si riduca semplicemente a quello: in un efficace gioco di equilibri persino i molteplici cenni naturalistici risultano avvincenti e non promanano mero nozionismo.
Io consegno a In Patagonia un’ulteriore chiave di lettura ed è quella che verte sul modo in cui vengono delineati i profili psicologici di alcuni soggetti: in quelle descrizioni non vi sono soltanto i peculiari racconti di esistenze inconsuete, bensì sguardi acuti sulle ambizioni, i fallimenti e l’incomunicabilità d’umana fattura. Alla fine del viaggio nel viaggio (nessun refuso) trovo conferma del mio apprezzamento per questo tipo di letteratura odeporica benché non ne sia un accanito fruitore.
Ho scoperto che Werner Herzog, un regista a me caro, ha realizzato un film (Nomad) ispirato all’interessante figura di Bruce Chatwin, ma devo ancora vederlo e non mancherò di farlo (a meno che io non manchi tosto).

Categorie: Immagini, Letture, Parole |

8
Nov

Gli orsi non esistono di Jafar Panahi

Pubblicato martedì 8 Novembre 2022 alle 01:36 da Francesco

Nel novembrino pomeriggio della scorsa domenica mi sono infilato dentro un piccolo cinema di Grosseto per vedere un recente e premiato film iraniano, Gli orsi non esistono, ultima fatica di Jafar Panahi. Di norma non amo molto il metacinema benché in suo nome siano stati realizzati dei capolavori, ma in questo caso l’ho apprezzato in quanto mezzo e non fine, difatti la storia di un film dentro a un film è funzionale al messaggio di opposizione al regime di Teheran e non si arena nel pur nobile esercizio di stile. A mio parere quest’opera rientra tra quelle che più di altre richiedono allo spettatore uno sforzo di attenzione nei suoi tempi dilatati, ma per me l’impegno risulta spontaneo e non si fa mai gravoso.
Nella narrazione viene dato conto di due mondi apparentemente agli antipodi: da una parte c’è il protagonista, ossia un regista abbiente e metropolitano che possiede auto, fotocamere e soprattutto una coscienza politica; dall’altra gli autoctoni del viaggio al confine con la Turchia dove egli dirige le riprese del proprio film da remoto: ivi si trovano individui ancorati e mossi da quei retaggi e da quelle scale di valori con cui deve fare i conti anche il primo ancorché per ragioni diverse e con una differente consapevolezza.   
Per me la carta dell’impegno civile non gioca alcun ruolo, infatti non opero una divisione tra buoni e cattivi, bensì sono i ritmi del racconto, i dialoghi, gli espedienti da metacinema, le soggettive e tutta la messa in scena che secondo me rendono il film riuscito ed esauriente. Forse gli orsi non esistono in questa diegesi, ma di sicuro a quelle latitudini esiste del buon cinema che riesce ancora ad arrivare in Occidente.

Categorie: Cinema, Immagini, Parole |

24
Ott

Manuale del film di Gianni Rondolino e Dario Tomasi

Pubblicato lunedì 24 Ottobre 2022 alle 22:13 da Francesco

In illo tempore mi ripromisi di approfondire il linguaggio cinematografico, difatti sapevo che se avessi maturato una fruizione più consapevole della settima arte avrei finito per apprezzare maggiormente la stessa: così è andata appena ho smaltito letture saggistiche per me prioritarie e, talora, più “pragmatiche”.
Avevo bisogno di qualche mezzo che mi permettesse di rendere meno soggettiva la mia esperienza di spettatore: alla fine ho scelto Manuale del film di Gianni Rondolino e Dario Tomasi per affinare un po’ il mio gusto e sviluppare un senso critico con un minimo di fondatezza.
Da queste trecento paginette assai utili, le quali comunque non possono di certo considerarsi esaustive, ho attinto spunti per visioni inedite oltre alle nozioni di cui ero alla ricerca. Secondo me è un testo ben fatto, mai prolisso ed esemplificativo al giusto grado.

Categorie: Immagini, Letture, Parole |

6
Ott

Una vittoria inaspettata in quel di Pescara

Pubblicato giovedì 6 Ottobre 2022 alle 13:50 da Francesco

In questo brevissimo filmato riassumo quanto è accaduto alla Maratona di Pescara (la mia quarantesima gara sulla distanza regina) che ho corso e vinto il due ottobre.

È stata una bella esperienza e una grande soddisfazione, inoltre ho avuto modo di visitare una cittadina costiera nella quale non avevo mai messo piede e di cui ho raccolto piacevoli impressioni. Il sabato mi sono recato a nord della linea Gustav, appunto in quel di Pescara, laddove l’indomani ho preso parte alla ventiduesima edizione della cosiddetta D’Annunziana, ma durante il viaggio in auto non ho avvistato panzergrenadier.
L’intenzione precipua era quella di sfruttare l’evento per correre un allenamento lungo di qualità sotto le 2 ore e 50 minuti, poi per l’eterogenesi dei fini c’è scappata la vittoria in un modestissimo (in termini assoluti) ma per me soddisfacente 2 ore 45 minuti 39 secondi (3’56″/km), complice anche un errore di percorso toccato in sorte a chi è stato in testa fino al ventitreesimo chilometro. Conosco il feeling.
Ho cercato il cambio di passo dopo trentottomila metri e mi è andata bene. Giacché la gara è conosciuta come D’Annunziana, sul podio ho avuto la tentazione d’intonare un “eja eja alalà” che il vate riportò in auge dal mondo classico, ma per amor di patria ho lasciato perdere!
Categorie: Correre, Immagini, Parole, Video |

27
Set

Votare è un po’ morire

Pubblicato martedì 27 Settembre 2022 alle 21:46 da Francesco

Le recenti elezioni mi hanno divertito oltremodo in quanto hanno reso intolleranti certi individui verso quegli stessi meccanismi democratici dei quali costoro non mancano mai di dichiararsi indefessi guardiani e paladini. Io ho preferito tenere pulita l’anima e quindi ho disertato il seggio giacché reputo il voto un rito pro forma, una superstizione novecentesca, un concorso a premi senza jackpot; inoltre il completamento dei timbri sulla scheda elettorale non dà diritto manco a una radiosveglia né a un qualunque altro gadget da collezione. Cui prodest?
Capisco gli ingenui entusiasmi di quanti si spendano nell’agone politico, mossi dalla parodia del civismo e da un particolare impegno, tipico di chiunque sappia ancora illudere e illudersi, perciò è nell’ordine delle cose che simili persone credano e si battano per innalzare il proprio castello di carta o per minare le fondamenta di quello rivale. Al contempo comprendo perfettamente il feroce disincanto di coloro che osteggiano le elezioni e le denigrano a ogni piè sospinto, ma dal mio punto di vista il modo migliore per non farcisi il sangue amaro consiste nel considerarle un divertissement e niente di più. Può darsi che la democrazia allo (e nello) stato attuale sia davvero il minore dei mali, ma allora non oso chiedermi quale si configuri effettivamente come quello peggiore. Nell’ultima imbarcata di candidati, partiti e circhi vari, la libertà di scelta mi è sembrata assente proprio come nelle precedenti occasioni, ma almeno è rimasto l’imbarazzo della scelta nel senso che ogni possibile scelta poteva avere come unica conseguenza quella dell’imbarazzo. Perché mai sporcarsi le mani e, come già scritto, l’anima? Per me prevenire è meglio che curare e astenersi è meglio che incollerirsi.
Non so se esista davvero una parte giusta, il bene assoluto, ma tendo a credere che spesso tale espressione sia utilizzata in modo improprio per indicare una convenienza materiale, ideologica, identitaria, affettiva, insomma la mendace traduzione di istanze egoiche nelle svianti pretese di un falso altruismo: la solita merda da umanoidi.

Categorie: Immagini, Parole |