3
Apr

Dischi da Tokyo

Pubblicato mercoledì 3 Aprile 2019 alle 22:42 da Francesco

Questi sono alcuni dei dischi usati che ho rimediato nel Sol Levante. “Ishoku-Sokuhatsu” degli Yonin Bayashi l’ho trovato a poco perché la copertina si presenta un po’ rovinata, ma il vinile è intonso e suona benissimo: anno 1974, si tratta di uno dei capolavori del progressive nipponico e ci tenevo a prenderlo nella sua patria.
Fatte le debite eccezioni, Dead Kennedys su tutti, non sono un grande appassionato di punk, ma desideravo da tempo una copia di “Zen Arcade” degli Hüsker Dü e me la sono procurata nell’ultimo giorno utile in Giappone, al settimo piano di uno dei punti vendita di Disk Union a Shinjuku. Per me è un album spettacolare e penso che risulterebbe la mia prima scelta se una ditta di demolizioni mi chiedesse di sfondare tutte le porte di un palazzo diroccato.
”Space Ritual” degli Hawkwind è un grande classico che non ho mai avuto occasione di comprare per pochi copechi e quando l’ho trovato a meno di 1000¥ non me lo sono fatto scappare: preferisco la prima metà alla seconda.
Klaus Schulze per me è una garanzia e finora mi è sempre piaciuto tutto quello che ho ascoltato della sua produzione, ma non conoscevo “Dune” e l’ho preso sulla fiducia un po’ per il prezzo economico, un po’ per la copertina tratta da “Solaris”: le due lunghe tracce del disco non mi hanno fatto rimpiangere l’acquisto.

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10
Mar

Un omikuji nefasto

Pubblicato domenica 10 Marzo 2019 alle 13:25 da Francesco

È giunto il momento di tornare a Zante, ma prima di rimpatriare ho preso un omikuji dal tempio di Asakusa per intuire cosa il futuro abbia in serbo per me da una prospettiva scintoista. Ne è scaturito un momento di incontro tra culture, quella oracolare nipponica e quella apotropaica italiana, infatti appena ho letto il responso mi sono toccato i coglioni.
Io penso che ogni sventura sia figlia di ciò con cui Emil Cioran titolò una sua silloge aforistica, “L’inconveniente di essere nati”, ma questo è un altro discorso, vacuo e trascurabile come sa essere ogni parto.
Non idealizzo il Giappone, non potrei mai viverci per molteplici ragioni, e posso immaginare quali motivi concorsero ad acuire la depressione di Tiziano Terzani quand’egli soggiornò a lungo da queste parti, però a me piace tornarci dopo che sia intercorso un congruo lasso di tempo dall’ultima volta.
Ho avuto il privilegio di nascere e ho ancor oggi quello di vivere in un posto magnifico, al quale di certo non appartengo in ragione di vincoli umani poiché “come uno straniero non sento legami di sentimento”, per usare le parole di Camisasca, ma la mia fortuna più grande è stata quella di rendermene conto presto e di non rinunciarci.
Invero non credo al caso. Qualche giorno fa in metropolitana mi è caduto l’occhio su un libro inglese di un autoctono dove ho scorto i nomi di Derrida e Heidegger: nei giorni precedenti il secondo era stato oggetto di mie riflessioni itineranti.
Ammetto le coincidenze solo quando si possano dire significative: questa non è stata la prima volta in cui ho esperito sincronicità junghiane.

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4
Mar

Tokyo Marathon 2019

Pubblicato lunedì 4 Marzo 2019 alle 01:52 da Francesco

Racchiudo la sintesi perfetta in una sola parola: gambarimashita! Ieri ho provato a dare il massimo per le strade di Tokyo e ho corso con un piacere immenso sebbene il mio tempo finale sia stato un po’ alto: 2h45’55”, ossia 3’55” al chilometro.
Quella dell’antica Edo è stata la mia ventinovesima maratona, la diciannovesima sotto le 2h50′.
Ho osato perché avevo l’obbligo morale di provarci e quando ho visto che non era la giornata giusta ho atteso più del solito prima di rallentare: anche per questo motivo sono arrivato al traguardo sull’orlo dell’ipoglicemia.
Non ho gestito bene l’andatura, mea culpa, e sul finale ho accusato molto il vento e la pioggia: di solito la seconda non mi dispiace, però insieme al primo produce un mix letale.

Questi i miei intertempi:

5K: 18’55”
10K: 37’30”
15K: 56’04”
Half: 1h18’36”
30K: 1h52’04”
35K: 2h11’32”

Si è rivelata la maratona più fredda che abbia mai corso, peggio di Firenze nel 2017, una di quelle in cui ho sofferto maggiormente, ma è stata anche una delle più intense sotto l’aspetto emotivo. Da rifare per tante ragioni, persino con le stesse condizioni: stupenda la gara e grandioso il contesto. Mi è sembrato di correre dentro Blade Runner. Sono contento e appagato.
Il GPS ha avuto qualche problema e la traccia Strava risulta sfasata e inattendibile.

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1
Mar

Prima della maratona di Tokyo

Pubblicato venerdì 1 Marzo 2019 alle 11:42 da Francesco

Definisco Tokyo con un ossimoro piuttosto inflazionato: una lucida follia.
Non potrei mai vivere in una megalopoli del genere, ma ogni tanto amo tornarci perché mi ci trovo a mio agio: chissà, forse sono echi di vite passate.
Durante il volo di dodici ore ho approfittato del cinema d’essai offerto da Alitalia e mi sono riguardato “Troppo forte”. Oggi Oscar Pettinari sarebbe papabile come vicepremier.
Qualcuno pensa che il Giappone costi molto, ma d’altro canto c’è anche chi nega lo sbarco dell’uomo sulla Luna.
Facendo tutto da solo ho trovato un biglietto a 556 euro con Alitalia, poi una sistemazione spartana per dodici notti nella zona di Asakusa a 445€. Altri 98 euro per l’iscrizione alla maratona e 26€ per un’assicurazione medica poiché, come sanno bene i più ferrati in geopolitica, il Giappone non fa parte della comunità europea. Quindi 1125 euro più altri 500/600 per cibo, spostamenti, varie ed eventuali. Un totale di 1700 euro: poco di più di quanto spenda in un anno un tabagista che consumi un pacchetto al giorno.
Sarebbe troppo facile e impietoso fare il confronto con chi dona i soldi alla criminalità organizzata tramite l’acquisto di droga o con chi si sfonda di alcolici nel weekend. A ognuno il suo.

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