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A ragion di nulla

Pubblicato mercoledì 14 Luglio 2021 alle 21:40 da Francesco

Non sono stato contagiato dal virus pandemico e quindi non sono stato nemmeno conteggiato nel novero dei positivi, però non ho contratto neppure l’isterico entusiasmo dovuto alla vittoria calcistica dell’Italia. Non m’interessa il disinteresse né la sua ostentazione benché in modo del tutto incidentale traspaia da queste stesse parole. Ancora mi sfugge la ragione per la quale un’intera specie si affaccendi tra le proprie ingiustizie e le sempiterne esigenze delle rispettive omeostasi, ma capisco come una volta nati sia difficile togliersi il vizio d’invecchiare.
Non so se debba sorprendermi per qualcosa, ma all’uopo posso fingere meraviglia e concitata partecipazione per ossequiare i formalismi della prevedibilità. Non incorro né ricerco spiegazioni ultime per la pertinace espansione della vita, ma esprimo trascurabili e silenti perplessità al cospetto della sua ostinazione imperativa. A trentasette anni non mi metto a disegnare nuovi orizzonti né coloro le figure, bensì mi limito a ricalcare le didascalie che descrivono lo stato dell’arte, o meglio, l’incessante decomposizione a cui è sottoposta ogni cosa nella sua intrinseca deperibilità.
Per mezzo di deliberati errori matematici, il vittimismo eleva a potenza le miserie umane e così ne snatura la portata affinché la loro percezione cambi in ragione delle esigenze personali. Non mi sembra che l’oggettività sia oggetto di desiderio, ma se anche lo diventasse, allora il suo eventuale possesso sarebbe sempre parziale, come quando un’opera d’ingegno finisce dalle mani dell’autore in quelle di un acquirente. Le idee sono ingombranti e aumentano di volume con la polvere che raccolgono quando indugiano nella stasi astrattiva che è loro propria.
Quindi, in ultima analisi, cosa bisogna fare? In generale nulla, ma credo che sia una buona abitudine quella di usare il plurale maiestatis il meno possibile. Oscillo tra il fatalismo e la sua trascurabile negazione perché di fatto frequento quasi sempre una noncuranza di fondo e tanto mi basta anche quand’essa non paia affatto abbastanza.

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