21
Mar

Questione di stile

Pubblicato domenica 21 Marzo 2021 alle 22:59 da Francesco

El pueblo unido jamás será vencido.
A causa del Covid mi è saltata la fashion week nel primo outlet a conduzione sino-italiana che sia raggiungibile in riserva, perciò ho dovuto cercare sul web qualcosa per rinnovare il mio guardaroba.
Questo è un pezzo della collezione primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera, alla Kim Ki-duk.

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19
Mar

Quel muliebre sguardo da cui rifuggo

Pubblicato venerdì 19 Marzo 2021 alle 21:51 da Francesco

Per ragioni piuttosto ordinarie mi trovo a mettere piede con regolarità in un determinato luogo, invero si tratta di un’incombenza il cui espletamento non mi dispiace, e da un paio di mesi mi sono reso conto che una ragazza ivi impiegata mi rivolge degli sguardi indagatori. All’inizio ho pensato che la mia fosse soltanto un’impressione sbagliata, una percezione erronea dovuta a una possibile e plausibile sopravvalutazione dell’ego in quel frangente, perciò mi prendevo in giro da solo dicendomi mentalmente: “Eh sì, sta tutto il giorno là ad aspettare te che entri. Dev’essere proprio così, non può esserci altra spiegazione”.
Non mi reputo un ragazzo orripilante, secondo me non mi manca nulla, però sotto molti aspetti mi considero nella media e quindi, per quanto possa essere ipertrofica, la mia autostima non mi porta mai a ritenere che una giovinetta possa stravedere per me, inoltre io non ho niente da offrire a nessuno perché sono troppo pigro per rendermi affascinante e troppo scanzonato per far sentire una ragazza speciale. Sto con me stesso e con il mio spirito.
A un certo punto ho cominciato a riconoscere una frequenza nelle occhiate della ragazza di cui sopra ed esse non si sono mai dimostrate languide o ammiccanti, bensì vi ho percepito (non so se giustamente o meno) un invito a stabilire un primo dialogo di circostanza o perlomeno un’espressione di casto e cordiale ricambio da cui, ovviamente, io mi sono sempre astenuto. Non si tratta di una ragazza bellissima, nel senso che se fossi il direttore di Vogue spegnerei sul nascere ogni sua speranza di campeggiare sulla copertina della rivista, però la trovo carina, delicata, portatrice di una certa beltade e mi chiedo quale sia la sua personalità. Una parte di me vorrebbe rispondere a quegli apparenti segnali, ma evito di farlo perché oltre al rischio del fraintendimento sussiste quello ancor maggiore che di fraintendimenti non ve ne siano proprio. Per scongiurare involontarie risposte somatiche da parte mia, ho imparato a eludere il contatto visivo con ragazze piacenti e difatti, in casi del genere, da buon maratoneta dirigo lo sguardo verso un orizzonte immaginario a trenta metri di distanza.
Non ho paura di relazionarmi con l’altro sesso né della psicologia spicciola a cui taluni ricorrono, ma il mio amor proprio ormai ha assunto dimensioni gargantuesche e non riesco a immaginare come io possa stare con qualcun altro meglio di quanto stia con me stesso, non riesco a figurarmelo né sono spronato ad approfondire la cosa. Forse se incontrassi Ipazia di Alessandria nel corpo di Pantasilea potrei ricredermi su tutto questo, ma immagino che si tratti di un’evenienza assai improbabile.

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12
Mar

L’evanescente flusso di un’astrazione inopinata

Pubblicato venerdì 12 Marzo 2021 alle 01:57 da Francesco

Nottetempo riesco a fare esperienze coinvolgenti in una posizione immobile, rilassata, con gli occhi chiusi e l’ausilio di determinati suoni. In cinque minuti posso ritrovarmi nel Caucaso di mille anni fa o da qualsiasi altra parte. Le ali dell’immaginazione aiutano questi voli pindarici, ma da sole non bastano e per descrivere il mezzo nella sua piena complessità non sono sufficienti delle suggestioni giustapposte.
La mia vita interiore non è mai stata florida e rivelatrice come in quest’ultimo periodo benché in passato abbia esperito più volte fasi d’intenso splendore. Quello di cui scrivo non si presta alla parola perché quest’ultima lo sminuisce e lo banalizza, ne distorce i contorni e ne sabota gli intenti, però io vi ricorro ugualmente per giocare con l’impossibilità stessa grazie alla quale la sua essenza resta impermeabile a tutto il resto. Credo che sia necessario perquisire l’intero universo per restare a mani vuote, ma ciò esattamente cosa significa? Probabilmente niente, è soltanto una facezia dal retrogusto iperbolico, però da una sua prima lettura scaturiscono un’immagine spontanea e un’associazione d’idee che sanno farsi entrambe latrici di piccoli indizi personali. Non c’è nulla di oggettivo qua in mezzo, tuttavia può darsi che io non sappia né possa captarlo in quanto non sussistono pre(te)se di universalizzazione.
Per qualcuno altrove non vi è un altrove e la mia ripetizione lo vuole sottolineare, io invece mi chiedo laggiù quale sia la stella del mattino e con quali colori la ionizzazione dell’atmosfera ivi regnante dipinga i crepuscoli. Forse si possono sentire tutti i sapori del cosmo tramite lente e ripetitive cucchiaiate di un riso bianco che sia stato cotto sul fuoco sacro di tutti i millenni a disposizione. Non posso restare attonito dinanzi a niente, anzi, non posso proprio restare più del dovuto perché con la mente ho già fatto le valigie per la prossima incarnazione. Attendo sereno un passaggio o l’ultima corsa per il primo passo di un ennesimo ciclo.

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6
Mar

Gli evidenti limiti dell’empatia

Pubblicato sabato 6 Marzo 2021 alle 18:33 da Francesco

Le incessanti e multiformi sciagure umane offrono occasioni innumeri per indossare i panni altrui, ma quanto può durare l’identificazione in una tragedia che non sia privata? Ogni giorno l’umanità si macchia di ingiustizie sempre nuove e fa crescere con cura quelle ormai radicate, ma anche i più volenterosi alfieri dell’empatia in quale misura riescono davvero a identificarcisi? Forse la psiche umana possiede un meccanismo di difesa che le impedisce di fare propria la sofferenza di qualcun altro quando l’assimilazione di quest’ultima, oltre un determinato grado, risulti troppo nociva per chi se ne faccia carico? Mi pare che spesso le parole si dimostrino la massima espressione di vicinanza ai drammi di terzi, ma talora lo sono in quanto nulla di diverso risulta possibile e altre volte, invece, lo diventano in ragione di una fervente ipocrisia.
Non azzardo un’improbabile disamina dal tono vago e generale, bensì accenno l’analisi della questione sulla base della mia esperienza ed entro quest’ultima la circoscrivo. Seguo con una certa assiduità le notizie di geopolitica e dunque sono avvezzo alle storture delle società umane, ma non riesco a esperire una vera e propria partecipazione emotiva ai fatti di cui leggo. Anche i filmati più cruenti non destano in me intensi moti d’empatia benché talora veda apparire nella mia mente uno spontaneo senso di pietà. Non avverto il dolore altrui come se fosse il mio e mentirei se sostenessi il contrario, difatti quest’ultimo non attecchisce sulla mia interiorità, non vi lascia segni e tutt’al più può ingenerare una fugace impressione dovuta spesso più alla forma che alla sostanza.
Posso trovare aberranti le morti legate alla contesa di un lembo di terra come il Nagorno Karabakh, posso definire atroce l’ennesimo massacro di civili in una provincia irachena, posso considerare inumani gli efferati omicidi e le torture di cui i cartelli messicani si rendono protagonisti, ma alla fine tutte queste legittime opinioni a me sembrano soltanto un espediente autoreferenziale per alleggerire la coscienza da altre sue beghe. I pensieri hanno di sicuro un loro peso, ma in questo ambito credo che siano del tutto inutili quando il loro sviluppo si arresti a una forma scritta, mentale o verbale, quando insomma non concorrano a qualsiasi titolo per ispirare un intervento concreto. Provo a distinguermi da certi soggetti già nel momento in cui soppeso la questione, ma finirei per omologarmi alle loro edificanti illusioni se pensassi di esserne estraneo solo per la formulazione di interrogativi siffatti.

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4
Mar

Bagno di sangue davanti alle Andamane

Pubblicato giovedì 4 Marzo 2021 alle 03:02 da Francesco

Sto seguendo gli sviluppi del bagno di sangue che è in corso in Myanmar. All’inizio il golpe mi aveva fatto sorridere perché ne avevo visto soltanto un filmato buffo e grottesco, poi diventato virale, ossia quello di un’istruttrice di fitness che, registrando la propria lezione, senza volerlo aveva catturato il momento in cui un gruppo di militari si stava avvicinando alla zona del parlamento per mettere in atto il colpo di stato.
Nei giorni seguenti non ho più prestato molta attenzione alla vicenda perché sapevo che in passato l’ex Birmania era stata sottoposta a una giunta militare per parecchio tempo, inoltre negli ultimi anni, almeno nel consesso internazionale, la figura di Aung San Suu Kyi ha subito delle forti critiche per la posizione di quest’ultima nei confronti della minoranza Rohingya e quindi, sommando questi elementi, pensavo che il paese si avviasse a una sorta di rassegnata restaurazione, un ritorno all’ancien régime.
Poi ho visto un’immagine che credo sia destinata a diventare iconica, ovvero quella di una suora in ginocchio davanti a un gruppo di soldati, ma prima di prenderla per buona ho fatto qualche ricerca e alla fine mi sono convinto della sua autenticità. Ho rovistato in certi angoli del web per trovare delle testimonianze filmate su quanto stia davvero accadendo nel paese e ho scovato delle immagini piuttosto cruente, ma nulla che non abbia già visto in scenari simili a diverse latitudini: la morte e la sofferenza si vestono quasi sempre allo stesso modo.
Nelle ultime ore mi ha colpito la storia di una giovane manifestante di diciannove anni, il cui nome pare che fosse Ma Kyal Sin: in varie immagini brandisce una bottiglietta di Coca Cola contro i soldati e sfoggia una t-shirt con su scritto Everything will be OK. In un’altra foto, che suppongo sia sta scattata poco dopo le altre, è ritratta con un buco in testa procuratole da un cecchino durante una protesta a Mandalay. Non so come si risolvano certe questioni di diritto internazionale e sono altri i soggetti che ricevono laute prebende per esercitare la medesima incertezza, però mi pare che si stiano formando tutte le premesse per l’avvio di una guerra civile simile a quella siriana. Già girano varie istruzioni a tema su come fabbricare bombe Molotov e su come mettere in difficoltà i cecchini.

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