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Ott

L’ottimismo della catastrofe

Pubblicato sabato 10 Ottobre 2020 alle 00:41 da Francesco

Nei paraggi intravedo soltanto ragioni di conflitto che mi sforzo di non raccogliere dai rami marcescenti di un albero già morto. Non è facile coltivare buone energie in un contesto simile, ma io provo a fare del mio meglio e mi tutelo con un isolamento proficuo. Non conosco maestri vivi da ascoltare né sussistono premesse affinché io possa stringere alleanze di qualunque tipo: la traversata procede in solitaria e così ho tutto lo spazio per stare comodo nel mio tempo.
Un insolito ottimismo e una piacevole leggerezza aleggiano attorno a me, come se formassero uno strato di ozono contro le radiazioni altrui, ma al contempo il loro grado aumenta mentre il mio pensiero si distanzia sempre di più da certe pastoie e tutto ciò mi fa sentire in solipsistica espansione. Questo processo non avviene per mia diretta emanazione, bensì è l’effetto di molteplici cause su cui non ho pieno controllo e di cui apprezzo l’autonomia. Non ci sono punti fissi, però non sussiste neanche più la vaga esigenza di trovarne e per quanto mi riguarda può crollare la montagna con tutti i suoi possibili appigli. Sono attrezzato per ogni evenienza, foss’anche l’ultima. Si salvi chi può, ma soprattutto chi proprio non può. Se qualcuno capitasse su codeste parole dovrebbe portarsi a casa il mio migliore augurio per ciò a cui tiene tanto.
Io sono servito, come dicono i giocatori d’azzardo che hanno una buona mano, ma non abito in un castello di carte né passo il tempo a realizzarne e comunque mi alzo dal tavolo perché non voglio essere della partita. Non ho mai nutrito grande interesse per le zappe e non ho mai provato invidia verso chi si diletta a darsele sui piedi.

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