26
Mar

Treviso Marathon 2018

Pubblicato lunedì 26 Marzo 2018 alle 10:54 da Francesco

Sabato sono andato a Treviso per correre l’indomani la quindicesima edizione della maratona cittadina e durante le cinque ore di guida ho avuto anche il tempo di formulare un’accusa precisa alla deriva dei continenti: quest’ultima è stata negligente perché non ha prodotto un oceano tra la l’Italia e l’Africa, ma soltanto un modesto mare in cui sguazzano le bagnarole di squallide ONG e dove l’amor patrio si sente un pesce fuor d’acqua.
Ho chiuso la gara in 2h40’0” e novanta centesimi, un risultato tondo tondo, la mia seconda migliore prestazione di sempre sulla distanza regina. Sono partito con il coltello fra i denti per attentare al mio primato personale e l’ho mancato di otto secondi.
Non ho idea di come fosse il percorso nelle edizioni precedenti, ma quello di quest’anno non mi è parso affatto veloce: ho trovato alcuni strappi in salita lungo dei cavalcavia, parti di strada bianca e tratti pavimentati con i sampietrini. Non ho avuto granché il vento in poppa né la grazia di una sua trascurabile presenza, ma per buona parte della gara Eolo mi ha spirato contro: maledetto, pagherai tutto, pagherai caro.
Questi i miei intertempi: sono passato al decimo chilometro in 37’29”, alla mezza maratona in 1h19’25” e al trentesimo chilometro in 1h52”53”. Decima maratona in sei mesi e nove giorni.
Di solito competo in solitudine, ma alla partenza ho ritrovato un grande atleta con cui a ottobre ho condiviso il podio della maratona di Parma (lui secondo, io terzo), Filippo Bovanini, e insieme abbiamo affrontato buona parte del viaggio; ci siamo divisi verso il trentatreesimo chilometro più o meno, infatti lui è riuscito a compiere una progressione magistrale e ha tagliato il traguardo quasi un minuto prima di me.
La sua compagnia mi ha fatto davvero piacere e se non ci fossimo aiutati a vicenda io avrei fatto registrare un tempo finale più alto: di questo sono pressoché certo. Ci troveremo ancora sulle strade d’Italia ad aiutarci o a duellare, entrambi consapevoli di come le nostre pagine migliori non siano ancora state scritte!
Proverò a scendere una seconda volta sotto le due ore e quaranta minuti tra due settimane, alla maratona di Roma, dove avrò il pettorale numero 77 e partirò nella griglia dei top runners, difatti il mio record personale mi ha consentito di accederci per appena sei secondi.
Devo ancora migliorare il mio rapporto tra altezza e peso, ma non posso aumentare la prima e dunque non mi resta che ritoccare il secondo. Sono pesante per essere un maratoneta e quindi apprezzo ancor di più i miei risultati, però è opportuno che riveda la mia alimentazione e smetta di mangiare troppa merda.

Categorie: Correre, Immagini, Parole |

9
Mar

Verso un nuovo equinozio

Pubblicato venerdì 9 Marzo 2018 alle 01:00 da Francesco

Assisto senza stupore all'ascesa e alla caduta di molteplici enti che si avvicendano lungo un certo divenire di cui io sono un caduco testimone. Talora formulo persino qualche trascurabile opinione in merito a questioni d'apparente importanza, ma esse in realtà non contano nulla da una prospettiva cosmologica. Il tempo passa con tutti i suoi carichi di novità e sfocia puntualmente nell'obsolescenza affinché un altro corso delle cose si snodi tra le stesse anse.
Non v'è nessuno che mi attenda sull'uscio del futuro e io non aspetto Godot, perciò non corro il pericolo di perdere una coincidenza e quest'ultima non rischia di mancarmi. L'assenza di un appuntamento comporta l'impossibilità di un ritardo. Ripeto da anni le stesse cose mentre da anni le stesse cose si ripetono, ma questo è l'eterno ritorno di tutto e non posso negare quanto sia comodo avere un cerchio che si chiuda da sé. L'inutilità di una lingua madre è rumorosa e soltanto nel braille ravviso una granitica creanza. Mi chiedo cosa manchi in modo tale che tutto manchi: nel gioco delle coppie è insito quello degli opposti. Mi trovo al di fuori di sfide alle quali non ho mai preso parte, perciò non ho alcuna ansia da prestazione e non ho una tifoseria a cui rendere conto. Non mi basta puntare in alto poiché tendo a una realtà che non sia relegata alla miseria di tre dimensioni, anche al costo di precipitare laddove non ne esistano proprio. Intanto aumenta la già siderale distanza dai miei consimili e navigo in regioni così remote dell'esistenza da dove mi godo una grande visione d'insieme. I fotoni riescono a raggiungermi, ma l'interesse altrui si disperde nello spazio interstellare durante il suo vano viaggio: il mio, invece, neanche parte poiché mi precede e forma la mia coda come se fossi una cometa.
È davvero esile il filo logico a cui sono appese tutte queste frasi, perciò anche se qualcuno dovesse inciamparci sono certo che neanche se ne accorgerebbe. Continuano a risuonare in me alcune parole che ho sentito di recente, ma sospetto che esse già albergassero al mio interno nell'informe presenza del loro significato: "Il tempo non ci definisce e lo spazio non ci colloca".

Categorie: Parole |

7
Mar

Elezioni politiche italiane

Pubblicato mercoledì 7 Marzo 2018 alle 21:29 da Francesco

Alle ultime elezioni ho accordato la mia preferenza alla Lega sia alla Camera che al Senato, ma il mio voto è stato un plauso disilluso per tutte quelle buone intenzioni sulla cui realizzazione dubito in sommo grado. Non mi aspetto l’applicazione della flat tax, l’immediata espulsione di molti clandestini che infestano le città italiane, l’abolizione del reato di tortura e altre sacrosante misure. So quali promesse elettorali disattenderebbe la colazione di centrodestra se ottenesse l’incarico di governo, ma temerei di più quelle che potrebbe realizzare un’eventuale unione di centrosinistra se ricevesse lo stesso mandato. Per me le sigle della galassia sinistroide non presentano divergenze sostanziali, difatti mi pare che provengano tutte dallo stesso stampo, ovvero quello di un cranio da cui trabocchi merda.
Non mi preoccupa il grande successo del Movimento Cinque Stelle e in parte sarei curioso di vederlo all’opera a livello nazionale, difatti io stesso in altre occasioni l’ho votato convintamente, ma credo che ormai abbia esaurito la sua funzione di rottura e dunque non lo lo guardo più con interesse. Invero non mi considero un sincero democratico e preferirei una dittatura illuminata piuttosto che una repubblica parlamentare in cui la mediocrità trovi larga rappresentanza.
A mio modesto avviso le leve del potere devono essere appannaggio dell’aristocrazia e non intendo quest’ultima nel modo in cui l’immaginario comune la dipinge, bensì nella sua etimologia greca, ovvero il governo dei migliori.
Attendo con interesse i postumi di quest’incerta tornata elettorale e mi diverto ad ascoltare talune disquisizioni mentre il globo terracqueo continua a girare così com’è tenuto a fare da leggi, quelle sì, inviolabili.

Categorie: Parole |

1
Mar

Compiacimento autoreferenziale

Pubblicato giovedì 1 Marzo 2018 alle 01:26 da Francesco

Mi viene da ridere nei momenti meno indicati e per i motivi più inopportuni, ma d’altro canto non provo mai a trattenermi di fronte a certe pretese di serietà e quindi mi domando se ci riuscirei davvero qualora mi applicassi: mistero, come ripeteva Enrico Ruggeri negli anni novanta.
Posso vantare un alto grado di libertà perché sono abituato a stare bene da solo, perciò non temo che qualcuno si allontani da me, mi eviti o mi conceda così tanta importanza da farmi oggetto della sue antipatie. Non ho alcuna giurisdizione sulle opinioni altrui e anche se l’avessi non saprei quale vantaggio trarne. Non conosco la pressione di terzi, ma la mia è buona, tanto la minima quanto la massima. A volte nutro il dubbio che in questa mia tarda gioventù io mi stia perdendo qualcosa, ma puntualmente mi viene in mente la fila per l’ingresso di un cinema chiuso; e comunque non voglio vedere il film di qualcun altro, ma preferisco essere il regista di quello in cui recito. Lascio passare il tempo perché mi considero piuttosto educato, però non mi abbasso a riverirlo e neanche lo prego di portare i miei saluti a qualche conoscente comune.
Conduco una vita anomala a cui manca qualcosa, però mi chiedo quale esistenza possa dirsi completa fino a quando non chiuda i propri conti col divenire. Non mi preoccupo troppo di farmi comprendere quando scrivo o parlo, inoltre mi piace portare le mie rare conversazioni a un punto morto per non discriminarle da quelle che le hanno precedute. Gli interessi e le passioni individuali mi permettono di coltivare piante rigogliose da cui traggo frutti nutrienti per il mio spirito, perciò sto attento alle spine e tolgo le erbacce.
Non avverso i rapporti umani e di tanto in tanto m’intrattengo a parlare con taluni, ma non ho mai ragioni valide per allungare il brodo. Non ho granché in comune con i miei conoscenti e vivo in una realtà troppo piccola per attendermi che qualcuno o qualcosa mi folgori sulla via del supermercato, ma al contempo le dimensioni ridotte del mio contesto mi risparmiano la lotta con una certa alienazione contro cui mi troverei di certo a combattere se vivessi in una metropoli.
Rivendico la mia individualità perché ne sono affascinato e non la riduco a mero narcisismo, bensì la incenso quale appagante certezza secondo cui nessuno possa volermi più bene di quanto io ne voglia a me stesso. L’amor proprio è la mia opera maggiore e negli ultimi tempi le ho apportato ulteriori migliorie, difatti non mi sono mai sentito tanto in sintonia con me stesso quanto lo sono da alcuni mesi a questa parte. Seggo da solo sul trono, ma può darsi che un domani me ne faccia fare uno a due posti per stare ancora più largo.

Categorie: Parole |