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Distanze e sintesi

Pubblicato mercoledì 1 Maggio 2013 alle 05:17 da Francesco

Domenica ho corso per sessanta chilometri e ancora ne risento un po’. Non avevo mai fatto un allenamento così lungo. Sono arrivato al quarantaduesimo chilometro dopo tre ore e trentanove minuti, al sessantesimo in cinque ore e quarantuno minuti.
Ho ripetuto un percorso circolare per cinque volte e così ho potuto fare rifornimento ogni dodici chilometri in auto: acqua, Gatorade e pezzi di dolciumi per prevenire gli effetti dell’ipoglicemia. Sono rimasto soddisfatto dalla performance. In quasi sei ore ho avuto modo di pensare in una maniera che solo la corsa sa offrirmi, tuttavia con una durata assai maggiore rispetto alla solita. Prima o poi dovrò smettere di correre: è inevitabile. Non so che incidenti mi attendano né tanto meno conosco i programmi dei miei geni. Talvolta ripenso ad un ragazzo che correva davvero forte, un atleta eccezionale che è deceduto a febbraio per un tumore: aveva trentanove anni. Paradossalmente nel mio slancio per la vita mi capita spesso d’immaginare il modo in cui morirò e oltre che a tarda notte di codesti pensieri sorgono in me anche durante gli sforzi più intensi. Apprezzo la persona che sono diventato, tuttavia la morte improvvisa, l’invalidità permanente e l’indigenza sono prospettive che non escludo mai. Non mi sento immortale sebbene la mia età si presti ad una illusione del genere. Mi sento giovane perché di fatto lo sono, però ammetto che anno dopo anno vivo sempre più pacificato con l’idea della fine, senza abbrutirmi. Penso che a tempo debito sostituirò il podismo con una meditazione confacente alle mie necessità, tutt’altro che spirituali. Vivo tra autolesionisti, sadici e repressi, ma ci sono anche persone che solo con la loro esistenza costituiscono per me motivo d’ispirazione. Conosco individui da cui imparo senza che essi se ne rendano conto; d’altronde se costoro fossero consapevoli del loro operato forse quest’ultimo oltre che di spontaneità perderebbe anche d’efficacia. Per banale che sia, mi pare che il Tao (non nella sua versione statica) sia una riproduzione in scala uno a uno d’un tutt’uno.

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