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A debita distanza

Pubblicato lunedì 24 Dicembre 2012 alle 20:57 da Francesco

Il clima natalizio non mi tange. Non impacchetto regali né spedisco buste all’antrace, tuttavia le luminarie mi ricordano le vacanze scolastiche che da bambino anelavo più d’ogni altra cosa: già allora preferivo il tempo a qualunque oggetto in grado di consentirne l’uccisione o l’inganno, per usare espressioni popolari ancor oggi in voga tra gli adepti dell’accidia.
Se avessi avuto una compagna probabilmente il venticinque dicembre l’avrei trascorso con lei e con la sua famiglia, inimicandomi quest’ultima col solo scopo di mettere in risalto l’esclusività dei miei sentimenti per l’amata donzella. Tortuose, inconsuete e umbratili sono le vie più sincere del mio cuore! Forse certe esternazioni non mi rendono appetibile, ma fortunatamente le cannibali non mi piacciono: preferisco di gran lunga le mantidi religiose.
A proposito di cibo: qualche ora fa mi sono recato ad un supermercato per fare un po’ di spesa e all’uscita un bambino mi ha chiesto l’euro che avevo messo nel carrello. Il fanciullo non era che il tentacolo di una madre perfida, convinta di riuscire a fare leva sul senso di pietà in forza delle feste e del tenero aizzamento della prole, però io ho fissato la donna con disprezzo e non ho badato alle richieste del bambino istruito per l’accattonaggio. D’altronde quel tipo di carità non serve mai a procurare cibo né vestiario a cui gli indigenti hanno modo di accedere grazie ad associazioni di vario tipo, specialmente nei piccoli comuni, bensì quell’infida questua è spesso messa in scena per scopi del tutto diversi dai bisogni di prima necessità: altrettanto spesso vi sono uomini e donne che cadono nel tranello per ripulirsi un po’ la coscienza con una cifra inferiore a quella con cui lavano la propria auto.

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