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Quella timida compaesana (o del pettegolezzo enigmatico)

Pubblicato giovedì 26 Luglio 2012 alle 04:34 da Francesco

Mi piace giocare con la curiosità altrui, ma questa volta ne approfitto per scavalcare dei limiti che mi vengono attribuiti. Per mia madre non ho mai avuto una ragazza perché non l’ho mai voluta davvero, ma un’idea simile in gergo tecnico si etichetta come stronzata sesquipedale: succede. Puntualmente le faccio notare che forse lei non riesce ad accettare la mia incapacità seduttiva, come se in me riscontrasse una propaggine della sua parte maschile e non potesse tollerarne i limiti; alla luce di ciò ella potrebbe ricorrere alla spiegazione sopraesposta per inquadrare la mia bizzarra condizione nella cornice di una libera scelta, decisamente più sostenibile da parte di quella che io definisco la sua virilità per interposto segaiolo. Forse ho frequentato troppo le pagine di Freud e di tutta la raggiera di quest’ultimo? In realtà un’interpretazione plausibile non si trova nelle parole di mia madre né in quelle arzigogolate a cui ricorro per dileggiare le sue. Considero la mia verginità come il frutto di una joint venture tra una scelta e una cogenza, però quest’ultima scaturisce dal bisogno di soddisfare determinate precondizioni affinché io mi senta in grado di donarmi ad un’altra persona. Ho bisogno d’amore, il solo sesso manco m’incuriosisce e il rapporto platonico lo trovo altrettanto incompleto, perciò non posso prescindere dall’unione di corpo e psiche. Trovare una tale sintesi che mi sia compatibile non è semplice, infatti questa è la ragione precipua per cui mi massaggio il pisello dai tempi pionieristici della seconda media. Non credo al colpo di fulmine né all’astrologia, ma lascio che la ragione subappalti all’istinto tali questioni. In altre parole, di grazia meno astruse, io non sono il tipo che può innamorarsi di una che attraversa la strada: non ne so nulla! Tutt’al più può colpirmi la bellezza estetica, che per me è ha un’importanza pari a quella caratteriale, ma di signorine avvenenti è pieno il mondo e ogni anno ve ne sono altre che tagliano il traguardo della maggiore età: questo parametro non è sufficiente per farmi gridare al miracolo! Io, miscredente del maschilismo! Ah! Devo comunque precisare che secondo me non c’è nulla di male nei rapporti occasionali, e questo lo scrivo per tutelarmi dalle associazioni degli sventrapassere: ho solo bisogno d’altro, sennò andrei a troie. Ripeto una sottolineatura prima di procedere: non avverto neanche la necessità di un rapporto platonico e infatti non ho nemmeno un’amica, fatta eccezione per la mano sinistra.
Nella mia cittadina v’è una ragazza timida (almeno io presumo che lo sia), più giovane di me di cinque anni. La rimembro perché l’ho incrociata più volte a debita distanza: all’epoca era acerba e fidanzata. In seguito è sbocciata, come se da un giorno all’altro avesse trovato la femminilità. Costei non è bionda: le prime due lettere del suo nome si ripetono all’inizio del suo cognome. Secondo un’informativa dei servizi deviati lei dovrebbe avere una certa dimestichezza con le lingue straniere, però sulla velina (intendo quella cartacea e non un’aspirazione mediatica da parte della ragazza in questione) non è riportato se ella abbia altrettanta confidenza con il cunnilingio. Parto sempre bene, ma perché poi mi devo perdere in una volgarità da osteria? Probabilmente perché le frequenterei nottetempo se ne conoscessi qualcuna particolarmente prodiga di bestemmie e trivialità. Per quanto m’è dato sapere, l’ex fidanzato di questa donzella era un coglione, infatti qualche volta mi domandavo cosa cazzo avessero in comune: no, non giustificavo quell’unione con quella traslazione impropria della fisica classica secondo cui gli opposti si attraggono.
Cosa trovo in lei? Un’intuizione da confermare. Non ne sono innamorato dato che non ne so nulla. Il suo aspetto è gradevole, ma nulla di trascendentale: sì, ci so proprio fare con le donne. In realtà io sospetto che in lei vi sia una personalità molto interessante che, sommata alla sua corporeità, la rende attraente ai miei occhi. Se la conoscessi potrei innamorarmene o ricredermi sul suo conto: eh, dal momento che lei non leggerà mai queste righe (e anche se lo facesse saprebbe riconoscercisi?) presumo che non lo sapremo mai, cari sguardi indiscreti: accettatelo! Non mi farei problemi a ripeterle con calma il concetto che qui ho espresso in maniera cotanto prolissa per mera birichineria, ma non mi sorprenderei se alla fine le sembrassi troppo freddo e mi rimandasse a settembre o direttamente a fare in culo. Non temo il rifiuto, anzi, quest’ultimo ha sempre un posto dentro di me: mi casa es tu casa! Nulla mi vieta di fare ipotesi, manco il disfattismo al quale per altro non concedo asilo. Se quella timida compaesana mi conoscesse bene forse troverebbe in me ciò che non può rinvenire in quanti nutrano tutt’al più l’ambizione di sodomizzarla. Come mai non posso fare a meno di un linguaggio inappropriato? Se costei un giorno diventasse la mia ragazza io le scriverei lettere d’amore con il sangue del suo mestruo. Quest’ultima frase non rispecchia un’intenzione reale, bensì è un piccolo omaggio alla scurrilità…

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