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Ott

Ci risiamo

Pubblicato lunedì 10 Ottobre 2011 alle 00:58 da Francesco

Dopo un accurato esame dei miei peli pubici ho preso la decisione di spedire il mio terzo libro ad alcune case editrici. Sugli scaffali delle librerie sono appollaiati svariati testi di scarso valore che accumulano polvere, di conseguenza non vedo per quale ragione non dovrebbe raccoglierne un po’ anche l’ultimo dei miei scritti. Non ho aspettative. Forse s’io fossi nato sessant’anni prima avrei potuto trovare uno sbocco, ma oggigiorno per colpa dell’alfabetizzazione esistono troppe persone in grado di mettere nero su bianco le proprie puttanate.
Mi ero ripromesso di non cercare nuovi contatti con l’editoria, ma ho dato peso alle parole di un individuo che mi ha suggerito di tornare sui miei passi. Ho selezionato dieci indirizzi a cui inviare “Né d’incesto né d’amore”, ma non mi sorprenderei affatto se non ricevessi manco una risposta. Per “L’atea verginità, la beata verginità” ricevetti due rifiuti e un contratto che non ebbe seguito per motivi che ripeterò un’altra volta: ora non ne ho proprio voglia. Uno dei rifiuti mi giunse dall’Adelphi ed era prevedibile, l’altro invece mi arrivò da un piccolo editore che aveva trovato il mio lessico troppo “ricercato”: gli augurai di non trovarsi mai sotto gli occhi Tommaso Landolfi. Preferirei confezionare mine antiuomo per ammazzare l’attesa sepolcrale, ma la mia non è una testa scientifica e purtroppo temo che non sia neanche letteraria: definirla “di cazzo” sarebbe banale e prevedibile, ma talvolta la realtà corrisponde alla più semplice delle definizioni.

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