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I tipi di memoria, l’ippocampo, l’intuizione…

Pubblicato mercoledì 25 Maggio 2011 alle 01:39 da Francesco

Da quanto ho appreso, la memoria può essere di tre tipi: semantica, procedurale ed episodica. Nella prima sono stivate quelle informazioni che con doverose virgolette si possono etichettare come “oggettive”: queste comprendono ad esempio le regole grammaticali e le leggi fisiche che vengono apprese durante l’interazione con il mondo.
La memoria procedurale invece riguarda le capacità motorie, perciò contiene le informazioni che determinano la coordinazione dei movimenti di routine e quelle abilità che s’imprimono talmente a fondo da non sembrare neanche delle procedure riattivabili all’uopo. Insomma, in questo tipo di memoria la ripetizione incide la prassi. Nel libro da cui ho appreso queste nozioni è riportato un aforisma divertente a proposito dei contenuti della memoria procedurale, perciò io a mia volta lo riporto tra queste righe: “Difficili da apprendere e difficili da dimenticare”.
Per delineare efficacemente le differenze tra memoria semantica e memoria procedurale il testo propone di prendere in esame la differenza che intercorre tra la competenza di un individuo che pratica un determinato sport e la conoscenza astratta che un altro individuo ha di quella stessa attività. Devo appuntare qualche altra parola sulla memoria procedurale. Quest’ultima agisce in maniera implicita e ad esempio, per esperienza diretta, posso confermare che quando uno si trovi a riflettere sull’esecuzione dei propri movimenti questa possa risentirne negativamente. Nonostante ancora embrionale, mi ha assai affascinato l’ipotesi secondo la quale certe reazioni emozionali di tipo automatico funzionerebbero come memorie procedurali.
I ricordi autobiografici sottostanno alla memoria episodica e anatomicamente questo terzo tipo di memoria chiama in causa l’ippocampo. Il contenuto della struttura summenzionata prevede che il passato venga risperimentato ed esige quindi che un determinato evento venga rivissuto affinché diventi cosciente. Alla luce di ciò, per quanto m’è dato comprendere, tutte quelle che gli psicoterapeuti chiamano memorie inconsce in realtà presenterebbero soltanto delle somiglianze con la realtà degli eventi passati che invece viene loro attribuita.
Ho appreso ulteriormente come gli esseri umani spesso siano in balìa di influenze inconsapevoli. La memoria a lungo termine contiene e segreta le fonti che condizionano le convinzioni, perciò in questo caso la memoria episodica ne resta fuori poiché sua prerogativa è la consapevolezza. Sempre in merito alla memoria, ho letto che alcuni ricordi non possono essere recuperati poiché in origine non sono stati codificati in una forma accettabile dalla memoria episodica.
Tra le patologie legate ai problemi mnemonici mi ha colpito la cosiddetta psicosi di Korsakoff che prevede un assemblaggio improprio dei ricordi dell’individuo. Questa patologia spesso è dovuta all’alcolismo cronico e alla carenza di vitamina B che è strettamente correlata all’abuso di alcolici. La sindrome di Korsakoff negli adulti presenta somiglianze con le reminiscenze dei bambini d’età inferiore ai due anni, periodo durante cui la corteccia frontale e l’ippocampo non hanno ancora raggiunto un determinato sviluppo. Qua è possibile collegare il concetto di rimozione di Freud alla difficoltà di recupero delle memorie infantili a causa di come queste vengono registrate in un primo tempo e di come poi si cerchi di rievocarle successivamente in una forma assai diversa. I ricordi rimossi pur non riuscendo ad affiorare nella memoria episodica continuerebbero a influenzare il comportamento tramite gli altri due tipi di memoria, ovvero quella procedurale e quella semantica, con tutti i condizionamenti che ne derivano sotto la soglia della coscienza…
Infine voglio annotare due righe sul test del gioco d’azzardo dello Iowa. Da questa prova sono emersi dati interessanti. Due gruppi di partecipanti sono stati chiamati a scegliere due mazzi tra i quattro disponibili per giocare a carte. Due mazzi consentivano vincite ingenti e perdite della medesima portata, mentre gli altri due mazzi permettevano di vincere cifre modeste a fronte di perdite trascurabili, inoltre a differenza dei primi garantivano un guadagno a lungo termine.
Tutti i partecipanti hanno cominciato con i primi mazzi, ma gli individui sani dopo poco hanno optato per i secondi e tra questi v’erano anche giocatori d’azzardo accaniti. I partecipanti affetti da problemi neurologici invece hanno insistito sui primi mazzi.
Da questo esperimento s’è evinto che vi è un avvertimento emotivo che i pazienti neurologici con determinate lesioni riescono ad avvertire soltanto in ritardo, ovvero quando hanno già compiuto la loro scelta: in costoro viene meno la capacità di predire il risultato delle loro azioni.
Dai risultati del test suddetto è possibile notare come determinate scelte s’affidino all’intuizione laddove pare che la razionalità sia insufficiente. In realtà alcune decisioni vengono prese dalla sinergia delle informazioni cognitive e di quelle affettive. Tutto ciò seduce la mia curiosità.

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