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L’impraticabile via della perfezione

Pubblicato lunedì 11 Aprile 2011 alle 15:56 da Francesco

Domenica ho camminato per ventuno chilometri e per quasi tutto il tragitto ho accompagnato i miei passi alla lettura de “Il Maestro e Margheritaâ€. Sono tornato a casa stremato e non per via della distanza che riesco a coprire agevolmente a corsa con ritmi sostenuti, bensì a causa del digiuno prolungato e involontario che ho protratto per circa ventitré ore. La spossatezza e la vicinanza dello stato ipoglicemico mi hanno chiarito le idee, perciò in futuro, qualora mi trovassi ad affrontare situazioni analoghe, potrei procurarmi deliberatamente lo stato psicofisico in cui sono piombato accidentalmente e per mezzo di questo sciogliere il bandolo della matassa.
Ho commesso un passo falso nell’introiezione di un evento per me assai raro e ancora una volta l’introspezione mi ha aiutato a scoprire lo sbaglio benché in questa occasione le sia servita una spinta notevole. Non escludo che le circostanze nella quali mi sono trovato a cogitare me le sia procurate inconsciamente, come se io avessi sviluppato delle difese immunitarie nel subconscio. In ogni caso ho compreso che posso mantenere ancora a lungo l’equilibrio tra il desiderio e la sua antitesi, perciò non devo preoccuparmi di compiere una scelta al più presto. Ho ingigantito un dolore e l’ombra di un gatto mi ha fatto credere che una tigre si stesse avvicinando verso di me. Ovviamente devo sopportare alcuni strascichi emotivi, però ciò non costituisce un problema. L’inesperienza mi ha tradito, ma l’intelligenza mi ha vendicato. Non sono perfetto, ma non cesso mai di provare a perfezionarmi. Per quanto sia banale e ricorrente, una citazione di Nietzsche risulta sempre veridica, però non voglio riportarla. Sono disposto ad alzare bandiera bianca a patto che al centro di questa campeggi un cerchio rosso, così da ricordarmi l’indole di un popolo con cui sono stato a contatto più volte e che supera ampiamente lo stoicismo.

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