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Note finali

Pubblicato venerdì 10 Dicembre 2010 alle 17:18 da Francesco

Ogni cosa ha un inizio e una fine. Quasi cinque anni fa ho cominciato a riempire queste pagine virtuali. La scrittura mi ha aiutato a conoscermi meglio e mi ha dilettato enormemente. Ho tratto beneficio da questo strumento e sarei disonesto se affermassi il contrario. Non ho più motivi per continuare ad appuntare i miei pensieri e le mie esperienze poiché sono giunto ad un punto in cui la mia introspezione può camminare da sé, difatti non ho più bisogno di scandirla con i tempi verbali. Ogni parola in più costituirebbe soltanto uno sfoggio pacchiano delle mie conquiste personali e non voglio ridurmi ad un atteggiamento così miserabile.
In questi anni ho dialogato con varie persone, alcune gradevoli e altre meno, ma nel bene e nel male non posso covare una stima autentica né un disprezzo altrettanto sincero  per chicchessia poiché non ci sono stati contatti nella vita reale e per me l’unico confronto valido è quello che avviene vìs-à-vìs, nella realtà, dove le parole hanno un peso e portano in grembo conseguenze positive o negative. Frequento il Web dal secolo scorso e conosco i protocolli che regolano Internet, sia sotto l’aspetto informatico che sociologico, perciò non denigro lo strumento che mi ha permesso di apprendere molte nozioni e di cui continuerò ad avvalermi finché non verrà soppiantato da una nuova tecnologia, tuttavia devo constatare come l’aumento dell’accesso alla banda larga abbia convertito in dati le frustrazioni di molte persone. Parecchi utenti, forti dell’anonimato, si scagliano l’uno contro l’altro o si coalizzano per denigrare il prossimo, tuttavia il fenomeno ha assunto dimensioni tali che non è più classificabile come il buon vecchio trolling e ha finito per candidarsi al rango di malattia mentale. Chiunque conduca una vita soddisfacente non ha motivo alcuno per tediare i suoi simili, ma a questo mondo ci sono molti individui instabili che odiano sé stessi e che non fanno nulla per migliorarsi, perciò a costoro non resta che il rifugio virtuale per cercare di commettere quei soprusi che subiscono nella vita reale: insomma, un po’ come nel caso di quei pedofili che diventano tali dopo essere stati delle vittime.
Ovviamente, oltre ai deboli suddetti, vi sono poi disgraziati di varia natura che si avventurano in Rete e dai quali è facile essere contattati: ragazze complessate, persone in cerca di attenzioni, truffatori e altri anelli mancanti dell’evoluzione umana; un girocollo di coglioneria purissima.
Non ho nulla contro questi soggetti sebbene io ritenga che siano carne da lager o spazzatura che dovrebbe scivolare giù dalla Rupe Tarpea, dunque sono felice di potermene liberare poiché per anni, a fasi alterne, me li sono dovuti sorbire. Comunque avrei preferito compiere più atti di cortesia ed essere stato maggiormente d’aiuto piuttosto che aver augurato malattie incurabili e sciagure apocalittiche, ma d’altronde mi sono sempre limitato a dare ciò che ricevevo e non ho mai rotto i coglioni a nessuno né ho mai insultato qualcuno gratuitamente.
Per fortuna nella vita reale sono più le volte in cui mi posso dimostrare una persona civile e cortese rispetto alle occasioni in cui devo alzare la voce o le mani (evenienza quest’ultima che si è verificata una sola volta e che mi ha procurato una denuncia poi ritirata: non ne vado fiero sebbene per qualcuno possa costituire un vanto).
La mia introspezione l’ho pagata con la costanza e con pezzi di pazienza sonante, ma io credo che ne sia valsa la pena. Mi sono affrancato da tante cose che continuano a devastare le vite dei miei simili e alcune ho avuto persino la fortuna di poterle sradicare senza manco doverle esperire, perciò mi reputo anche un po’ bravo oltreché fortunato. Continuerò a scrivere, ma per dare forma al mio terzo libro e in questo modo mi sarà più facile amministrare le idee, senza doverle spartire tra queste pagine e quelle di cellulosa. Non escludo di tornare a scrivere qua sopra, ma soltanto se la mia conoscenza della lingua giapponese si amplierà talmente da consentirmi di appuntare dei pensieri di tanto in tanto: qualora questa circostanza dovesse verificarsi farò in modo di accompagnare ogni appunto con il testo in romaji.
Mi attende un nuovo viaggio in Estremo Oriente: denaro contato e tanto spirito d’adattamento. Ho tanti chilometri ancora da correre, molte pagine da scorrere, nessuno da soccorrere e tempo per soccombere all’ineluttabile fine dei giorni; pesi da alzare e mansioni scarsamente retribuite oltreché socialmente irrilevanti da svolgere. Sono contento e malgrado tutto auguro felicità e prosperità anche alle teste di cazzo in cui mi sono imbattuto in questi anni: per i buoni, l’augurio è sottinteso. Sarò ancora presente, sporadicamente, su qualche social network per tenermi in contatto con quei quattro gatti che mi stanno simpatici e che non ho modo d’incrociare spesso nella vita di tutti i giorni. Dovrei uscire in libreria tra un mese, ma è anche possibile che salti tutto qualora il mio editore si dimostri mestruato. Sinceramente, non me ne frega proprio un cazzo poiché sono un narcisista soltanto davanti allo specchio. La mia e-mail resta aperta per lo spam.

Quasi dimenticavo d’aggiungere a questa chiusa una citazione di Emil Cioran nella quale mi rivedo pienamente: “Tutti parlano di teorie, di dottrine, di religioni, insomma di astrazioni; nessuno di qualcosa di vivo, di vissuto di diretto. La filosofia e il resto sono attività derivate, astratte nel peggior senso della parola. Qui tutto è esangue. Il tempo si converte in temporalità, ecc. Un ammasso di sottoprodotti. D’altro canto gli uomini non cercano più il senso della vita partendo dalle loro esperienze, ma muovendo dai dati della storia o di qualche religione. Se in me non c’è niente che mi spinga a parlare del dolore o del nulla, perché perdere tempo a studiare il buddhismo? Bisogna cercare tutto in sé stessi, e se non si trova ciò che si cerca, ebbene, si deve lasciar perdere. Quello che mi interessa è la mia vita. Per quanti libri sfogli, non trovo niente di diretto, di assoluto, di insostituibile. Dappertutto è il solito vaniloquio filosofico”.

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