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Sconfitta apocalittica

Pubblicato venerdì 8 Gennaio 2010 alle 15:53 da Francesco

Ho dovuto annullare il mio prossimo viaggio e, come un effetto domino, per molto tempo quest’obbligo farà precipitare la mia volontà di partire nuovamente. Avevo previsto di andare a Karachi, in Pakistan e poi di proseguire per Kuala Lumpur, in Malesia, ma la prima tappa ha suscitato la preoccupazione di mia madre che mi ha prospettato gravi ritorsioni economiche qualora fossi partito. Purtroppo ho dovuto cedere alle sue richieste poiché non sono indipendente dal punto di vista economico (come una nazione del terzo mondo) e non posso permettermi di ritrovarmi con l’acqua alla gola a meno che non scelga di vivere in strada. I pregiudizi e il razzismo di mia madre hanno giocato un ruolo fondamentale in questa storia e, senz’altra via d’uscita, ho dovuto sottomettermi al suo volere. Se avessi avuto le palle più grosse sarei partito ugualmente e al mio ritorno avrei trovato un modo per campare da solo di espedienti, ma sono sceso a patti e mi sento profondamente sconfitto da questa decisione a cui tuttavia non ho saputo sottrarmi. Mi sono guadagnato l’indipendenza emotiva con grandi sforzi, ma per ottenere quella economica dovrei mandare a morte il mio tempo per stipulare un mutuo e passare almeno due decadi a pagare le rate di un monolocale, trovandomi quindi da una forma di schiavitù a un’altra. Non ho grandi qualità né capacità particolari, perciò nel migliore dei casi il mio stipendio mi permetterebbe soltanto di ottenere ciò di cui già dispongo sebbene non sia mio ufficialmente. Le cose non sarebbero diverse se per ottenere l’indipendenza economica accettassi un aiuto iniziale da mia madre poiché non potrei ugualmente affermare di essere partito da zero. In altre parole mi sono trovato per la prima volta davanti al confine della mia libertà e non sono riuscito a espanderlo. Esterno la verità anche quando quest’ultima risulta scomoda per me stesso e non me ne pento mai. Non sono un vittimista e più volte ho incensato i miei meriti, ma peccherei di obiettività se adesso non concedessi il medesimo spazio al mio fallimento. È la prima volta che mia madre riesce a impormi qualcosa e non escludo che possa ricorrere agli stessi mezzi in futuro. Avrei potuto usare l’inganno in questa occasione come in altre circostanze per perseguire i miei scopi, ma io gioco a carte scoperte e se non riesco a vincere senza bluff allora mi merito un’umiliazione di questo genere. Il mio orgoglio ne esce con lo ossa rotte, ma cercherò di fare il possibile affinché tutto ciò non si ripeta in futuro. Ho perso circa mille euro in questa storia, ma anche il mio entusiasmo per i viaggi è svanito e credo che passerà molto tempo prima che io possa recuperarlo. Circa un mese fa ho avuto una conversazione surreale con un tizio che mi ha dato l’idea di fare un salto a Karachi e oggi devo riconoscere a quest’ultimo la superiorità testicolare che in prima battuta mi ero attribuito con protervia e, alla luce degli ultimi eventi, in modo ingiustificato. Le parole hanno un peso specifico che questa volta non sono stato in grado di sostenere e voglio pagare pienamente lo scotto della mia disfatta poiché è l’unico atto nobile che io possa compiere. Per quanto possa valere la mia affermazione, rendo giustizia e onore a tale ArMan che mi ha vinto a singolar tenzone. Per un bel po’ di tempo non potrò scrollarmi di dosso questa onta, ma ci conviverò e farò affidamento alla mia forza interiore per riscattarmi, d’altronde, almeno sotto l’aspetto emotivo, sono del tutto indipendente. Credo che da questo appunto emerga anche qualcos’altro: non potrò mai avere una relazione né nessun altro tipo di legame affettivo fino a quando la mia libertà non sarà completa. Devo riguadagnare ciò che ho perso sebbene al momento non abbia idea di come fare. Dopo diversi anni posso dire finalmente che il mio morale è a terra, come se fosse stato sbaragliato a seguito di tanti successi, ma prima o poi riuscirò a riprendermi ciò che ho ceduto. Voglio che queste parole restino almeno per un mese al di sopra delle altre, come se formassero una ferita aperta. Io devo soccorrermi.

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