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Ars vivendi

Pubblicato martedì 1 Dicembre 2009 alle 23:04 da Francesco

Le torri d’avorio crollano assieme ai loro occupanti mentre piovono verdetti inoppugnabili sopra le certezze solubili. Un punto di forza può essere trasformato improvvisamente in un tallone d’Achille e ogni tanto anche gli infedeli cadono in ginocchio. Alcuni cerchi riescono a chiudersi a patto che i ruoli dei loro protagonisti s’invertano. Non seguo la via della mano sinistra né quella della mano destra, ma osservo con ilarità chiunque inciampi sulle manie di onnipotenza che spuntano come radici lungo questi percorsi seducenti. Pare che uno scorpione si dia la morte qualora si ritrovi circondato dal fuoco e per evitare che la mia mente avveleni sé stessa non mi lascio circuire dalle idee giudaiche né dalle altre fiamme abramitiche. A me basta indossare un paio di scarpe da ginnastica per evitare che la mia motivazione cada sotto le suole. Non devo proporre né giustificare nulla e l’assenza di queste incombenze arricchisce, seppur in misura minore, l’affetto fraterno che nutro verso la mia vita. Ogni giorno posso mostrare a me stesso qualche atto della volontà e mi diverto a interagire coscientemente con il mondo che mi circonda. Non sfuggo del tutto alla parte meccanica dell’esistenza, ma sono in grado di ritagliarmi ampi spazi in una libertà personale che non possiede venature romantiche né disegni rivoluzionari. Sono nato sotto il segno di Castore e Polluce, nell’anno del topo e non rammento mai le mie origini astrologiche, neanche quando tendo i panni né quando preparo un piatto di pasta. Osanno la vita con una frequenza assidua per oppormi alla denigrazione gratuita che spesso le viene rivolta, ma non ignoro il dolore né i calvari che attanagliano chiunque non abbia la possibilità di sottrarvisi. Ho avuto la fortuna di nascere e crescere in un contesto sociale abbastanza tranquillo e ho saputo sfruttarne le caratteristiche per concentrarmi sul mio sviluppo interiore, ma non mi sento debitore per questa circostanza favorevole dato che, nelle medesime condizioni, altri individui non ne hanno saputo fruire. Se potessi alleviare le pene altrui, lo farei, ma non ho questa facoltà ed evito di millantare il desiderio di conseguirla perché disprezzo tutti gli aspiranti filantropi che si crogiolano nelle loro intenzioni inoperose mentre il malessere mantiene la sua egemonia.

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