22
Ott

Una banalità necessaria

Pubblicato lunedì 22 Ottobre 2007 alle 02:06 da Francesco

Trovo che la comprensione della realtà sia molto ardua e ritengo che sia altrettanto difficile contemplarne la difficoltà al di fuori dei binari della banalità, ma talvolta non me ne rendo conto e dimentico l’ordinarietà degli errori di valutazione. Le mie convinzioni possono ottenebrare la tendenza a una visione del mondo potenzialmente imparziale ed è per questo motivo che le metto a punto continuamente. In passato ho preso decisioni sbagliate e ho commesso errori madornali che sono stati incoronati da una certezza temporanea, ma il senno di poi ha detronizzato i loro risultati e mi ha aiutato ad acuire le mie scelte. Non è affatto facile vedere oltre ciò che si vuole vedere, ma la banalità di questa presa di coscienza è puramente descrittiva e non penso che possa contribuire efficacemente al miglioramento del proprio giudizio. Per servire la verità talvolta occorre rinunciare a se stessi e questa rinuncia può essere molto dolorosa qualora l’individualità abbia delle dimensioni ragguardevoli che la elevino al ruolo di cardine di un’esistenza, tuttavia non conosco alternative valide a questo metodo. Credo che un primo passo verso la guarigione e il bilanciamento dell’umore risieda nello sforzo di sopraffare la parte faziosa della propria personalità. Mi sembra che il desiderio di affermarsi e la voluttà della prevaricazione siano dei vizi inveterati e suppongo che possano essere sradicati soltanto con la costanza e con l’abbandono di conquiste personali che sono più nocive di quanto lascino intendere le loro fogge appaganti.

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21
Ott

Preambolo invernale

Pubblicato domenica 21 Ottobre 2007 alle 01:15 da Francesco

Le ore di luce diminuiscono, le temperature si acquietano e il proprio fiato accarezza le mani. Qualcuno approfitta del clima per congelare i suoi ricordi e qualcun altro seppellisce ogni sua memoria sotto grandi lastre di ghiaccio. I venti gelidi trasportano silenzi distorti e spazzano via le ceneri dei fuochi fatui. Il freddo avvolge la carne e il motore extracorporeo che la anima. Le menti sublimi emigrano assieme agli stormi delle loro riflessioni alate. Le caldaie borbottano in completa solitudine, i camini lavorano il legno con abnegazione incendiaria e le stufe bruciano tutto ciò che riescono a inghiottire. Le cappe aiutano i fumi nell’ultimo passo verso l’alto e nella stessa direzione si volgono gli sguardi di chi inclina il collo per cercare una figura divina in mezzo alle nubi novembrine. Il tempo non si arresta mai a differenza del cuore malato di un uomo anziano. Le catene da neve si abbinano perfettamente con la palla al piede che lega a terra i sognatori desti. La bellezza di un letargo umano è racchiusa negli abbracci di un’unione sottocoperta mentre tutto il resto orbita velocemente tra giorni febbricitanti e attese temperate. I corpi indossano indumenti pesanti per nascondere le zavorre interiori dei loro proprietari. Le lampade sostituiscono le sfumature estive e proiettano ombre avvilite sopra il pallore delle mura domestiche.

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20
Ott

L’India e Pitigliano

Pubblicato sabato 20 Ottobre 2007 alle 01:24 da Francesco

È probabile che in futuro mi attendano due tappe. In primis ho intenzione di recarmi a Pitigliano in bicicletta, ma non sono ancora certo di riuscirci: il percorso non è dei più semplici a causa delle sue salite e delle relative pendenze. Il mio comune dista quarantanove chilometri da Pitigliano, quindi per andare e tornare (vivo) in un solo giorno devo prepararmi a pedalare per novantotto chilometri con uno zaino sulle spalle. Non so quando tenterò di affrontare questa piccola impresa per mettere alla prova il mio fisico, ma sono certo che la mia decisione arriverà all’improvviso nel corso di una mattina poco ventosa. Nel mio zaino riporrò qualche integratore, un po’ di cibo e una coperta di dimensioni ridotte qualora, per cause di forza maggiore, dovessi trascorrere la notte sotto il firmamento. Nel corso dei primi mesi dell’anno venturo è possibile che io mi rechi in India per affrontare il terzo viaggio da quando ho assunto la gestione della mia vita, ma anche questo spostamento non è ancora certo. Ho già provato a me stesso di non temere la fatica né le distanze e inoltre sono in grado di gestire le situazioni inaspettate. In questa fase della mia vita sto raccogliendo i risultati dei miei sforzi e ne sto producendo di nuovi. Sembra che la mia emotività non possegga nulla a causa della sua totale estranietà dagli aspetti più profondi dei rapporti interpersonali, ma in realtà contiene più di quanto io stesso riesca a quantificare.

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19
Ott

Belligeranza infantile

Pubblicato venerdì 19 Ottobre 2007 alle 03:30 da Francesco

Oggi ho ripercorso i sentieri della mia infanzia e ho notato che sono rimasti quasi intatti. L’edilizia rurale si è espansa nelle zone in cui giocavo da bambino, ma fortunatamente non ne ha cementato ogni angolo. Quando ero piccolo attraversavo i campi agresti con un canna di bambù in mano che impugnavo a mo’ di fucile. La fantasia mi arruolava in ogni stagione e mi assegnava alle prime linee del conflitto pomeridiano di turno. Ho combattuto molte campagne d’Africa sopra i terreni rossastri che ancor oggi circondano la mia abitazione. Ogni tanto un trattore percorreva i campi con la sua andatura pachidermica, ma io lo considervo un carro armato e parimenti vedevo un bombardiere nemico in ogni areo di linea che sorvolava il cielo delle mie avventure militari. Devo ammettere che da bambino avevo una immaginazione molto fervida. Interpretavo sempre un ufficiale della Wehrmacht e spesso giocavo da solo, ma la mia fantasia bellica era influenzata fortemente da un mio amico d’infazia. Costui aveva un paio di anni più di me ed era il figlio di un generale in pensione, perciò era appassionato di armi e provava una forte ammirazione per il nazismo. Non eravamo manco adolescenti, ma la nostra mentalità non aveva nulla da invidiare alle schiere di giovani che qualche decennio prima avevano fatto parte della Hitlerjugend. Sono passati molti anni da quei giochi militari e le nostre strade si sono separate da parecchio tempo: lui è un tenente di stanza in Iraq mentre io combatto una guerra civile nei miei recessi.

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18
Ott

Bogdan e il tavolo verde

Pubblicato giovedì 18 Ottobre 2007 alle 01:12 da Francesco

Ieri sera ho ricevuto una telefonata inaspettata da parte di Bogdan. Non lo sentivo da parecchi mesi. Mi ha chiamato dalla Romania per chiedermi un aiuto finanziario, ma ha ottenuto soltanto il mio diniego. Ha dilapidato alla roulette i soldi che i suoi genitori gli avevano dato per i vestiti invernali e, come se non bastasse, ha accettato un prestito di trecento euro da un usuraio zingaro a cui adesso deve dare il doppio. Conobbi Bogdan quando venne in Italia assieme alla sua famiglia per questioni economiche. Lui lavorava in nero mentre io non facevo un cazzo e, quando non era impegnato a farsi sfruttare, veniva a casa mia per tenersi in contatto con la sua ragazza attraverso Internet. Abbiamo parlato a lungo una lingua ibrida e abbiamo dato vita a dei neologismi blasfemi che abbiamo scordato rapidamente. I nostri dialoghi erano surreali, grotteschi e cinici. Prima d’oggi avevo già introdotto la figura di Bogdan su queste pagine virtuali e anche in quell’occasione avevo narrato una delle sue consuete traversie ai limiti della legalità. Mi dispiace che sia messo nei guai con gente poco raccomandabile e gli auguro molta fortuna poiché da alcuni anni non ha più una banda di ragazzi che gli copra le spalle. Quando Bogdan mi ha raccontato delle sue perdite al tavolo verde mi è venuto in mente “Il Giocatore” di Dostoevskij e ho sorriso prima di prendere in giro la sua stupidità.

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17
Ott

Bagliori evocativi

Pubblicato mercoledì 17 Ottobre 2007 alle 01:29 da Francesco

Anche oggi mi sono immerso nella campagna che avviluppa il mio comune. Dopo ventitré anni i colori della Maremma mi appaiono ancora vividi e probabilmente rimarranno tali anche quando la cataratta mi impedirà di accorgermi del loro splendore. I riflessi solari che galleggiano sulla laguna e gli spazi indorati che le si sovrappongono tutt’intorno conferiscono un tenore pacifico ai miei pensieri. Di tanto in tanto percorro una strada che fiancheggia la linea ferroviaria e quando un treno sopraggiunge io cerco di salutare il macchinista, ma non riesco mai a capire se il mio cenno giunga a destinazione o se si perda nel frastuono prima di cadere sui binari. Le radure che frequento irregolarmente mi suggeriscono immagini e fantasticherie con cui cerco di pennellare poeticamente le mie pedalate. I suoni lontani dell’autostrada e la quiete arancione del tardo pomeriggio mi inducono spesso a ricordare che non mi sono mai allontanato da qualcuno poiché non mi sono mai avvicinato a nessuno. Gli scenari incantevoli che squadro ogni dì, adatti a posare per i paesaggisti pedissequi o per l’ultimo giorno della vita di un uomo malato, rafforzano il sodalizio tra me e la somma dei miei isolamenti, ma in cotanta adulazione assiomatica per la vita non scordo mai l’esistenza di un quid infinitamente superiore a tutte le gioie a me note. Le mie ultime parole non si riferiscono alle sciocchezze della spiritualità né a quelle dell’esoterismo, ma cercano vanamente di rappresentare in modo sommario una forza empirica che talvolta lambisce la mia esistenza.

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16
Ott

Seoul: Agosto e Settembre 2007 – Seconda Parte

Pubblicato martedì 16 Ottobre 2007 alle 00:07 da Francesco

Qualche giorno fa ho terminato il montaggio della seconda parte del mio video coreano e mi sono adoperato per annotarlo sopra queste pagine come mi ero ripromesso qualche settima addietro. In questa seconda e ultima parte del mio reportage ho inserito le sequenze che ho catturato al Korean War Memorial, alla Seoul Tower, al World Cup Stadium durante una partita del campionato di calcio coreano tra Seoul F.C. e Pohang, all’esterno di una pizzeria dove ho pranzato con il proprietario di quest’ultima e sull’aereo che mi ha riportato a casa, ma uno dei momenti più belli è stato il concerto di una band emergente in cui mi sono imbattuto per caso nel centro della capitale coreana. Sono stati momenti piacevoli che, ovviamente, mi seguiranno vita natural durante.

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15
Ott

Resoconto settimanale

Pubblicato lunedì 15 Ottobre 2007 alle 00:33 da Francesco

Ho trascorso una settimana molto silenziosa. Ho continuato ad allenarmi costantemente con lunghi giri in bicicletta e con l’ausilio del mio bilanciere. Ho letto le prime cento pagine de “I Fratelli Karamazov” e le prime settanta di “A Soldier of the Great War”. Ho scritto molto negli ultimi sette giorni e di conseguenza ho raccolto parecchi appunti. Le giornate sono trascorse rapidamente e sono rimasto stupito dalla velocità soggettiva del loro transito. Ho ricevuto più di una telefonata materna e come al solito non ho premuto neanche un tasto sul mio cellulare taciturno. Mi sono avventurato di notte lungo le orbite rurali che circondano il mio comune e sono stato bene sotto il firmamento. Ho lasciato scorrazzare alcuni pensieri del passato e ho tollerato senza problemi la loro presenza confusionaria. Una sera, prima di rincasare, ho premuto “rewind” sulla mente per vedere com’ero trecentosessantacinque giorni prima e ho sorriso al cospetto della mia figura passata. Ho trovato anche il tempo per masturbarmi, ma ho trattato la mia necessità fisiologica come una pratica burocratica e mi sono reso conto per l’ennesima volta che la mia adolescenza è morta e sepolta. Ho riflettuto a lungo tra annotazioni fugaci e migliaia di pedalate. In un’ultima analisi è stata una settimana proficua, celere ed estremamente silenziosa, ma sono riuscito a divertirmi nelle mie azioni abitudinarie e penso che il modo di affrontare la propria routine (o qualcosa di molto simile) sia un ottimo banco di prova per la compattezza del proprio equilibrio interiore.

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8
Ott

L’orifiamma di certi temperamenti

Pubblicato lunedì 8 Ottobre 2007 alle 13:55 da Francesco

Quest’oggi voglio annotare un passaggio de “I Fratelli Karamazov” poiché lo ritengo molto attuale e concreto. La realtà mi ha confermato più volte e in circostanze diverse la validità delle parole che Dostoevskij fa pronunciare a uno dei suoi personaggi nelle prime pagine di una delle sue opere più celebri. Voglio che questa citazione resti per un’intera settimana su queste pagine virtuali ed esigo che sventoli come una bandiera commemorativa che non mi faccia dimenticare per quale motivo e con quanta fermezza ho rivolto più di un diniego a più di un’abiezione. Credo che poche parole abbiano un peso, ma ritengo che le seguenti possano muovere l’ago di una bilancia. “Soprattutto è a voi stesso che non dovete mentire. Chi mente a se stesso e presta ascolto alle proprie menzogne, arriva al punto di non distinguere più la verità, né in se stesso, né intorno a sé, e giunge così a disistimare se stesso e gli altri. Non stimando più nessuno, cessa anche di amare e allora, mancandogli l’amore, per sentirsi occupato e divagarsi si abbandona alle passioni e ai piaceri triviali, giungendo fino alla bestialità nei suoi vizi; e tutto per il continuo mentire agli altri e a se stesso. Talvolta è assai piacevole sentirsi offesi, non è vero? Eppure quell’uomo sa bene che nessuno l’ha offeso, che è proprio lui a essersi inventato l’offesa e a mentire per farsi bello, per enfatizzare e colorire il quadro, e che, partendo da una parola, ha fatto di un sassolino una montagna; tutto questo lo sa anche lui, e tuttavia è sempre il primo a offendersi, e si offende fino a provarne piacere, e si spinge in tal modo fino al vero odio…”

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7
Ott

Paracentesi caratteriale

Pubblicato domenica 7 Ottobre 2007 alle 11:12 da Francesco

Credo che in certi casi un’azione di una persona possa essere assunta come il campione con cui decifrare il suo carattere. La mia affermazione può sembrare estremamente superficiale e anch’io la riterrei tale se la mia esperienza personale non la avallasse. In molti casi le mie prime impressioni si sono rivelate coerenti con le conclusioni finali a cui sono giunto a seguito di una conoscena approfondita degli individui con cui ho avuto a che fare e tutto questo è avvenuto sia nel bene che nel male. Non penso che la fisiognomica sia una scienza esatta, ma credo che talvolta sia uno strumento attendibile, con buona pace di chi nega qualsiasi valore all’aspetto fisico per ostentare un atteggiamento profondo che in realtà denota una superficialità fanciullesca. Ritengo che i lineamenti del volto e i caratteri del corpo possano essere molto esplicativi riguardo alla personalità di un essere umano, ma sarei un ingenuo se negassi che questi elementi talvolta traggono in inganno. Quando vedo una persona in sovrappeso cerco di capire se la sua carenza fisica denoti una mancanza di volontà o se invece rappresenti un impiego diverso delle energie a discapito del suo indice di massa corporea. La grassezza di un uomo può dipendere dall’abuso di alcol, ma può anche essere il frutto di un’attività intellettuale che lo costringe a una vita prevalentemente sedentaria e quando i due casi coincidono si può notare quale dei due prevalga. Ovviamente quanto ho appena scritto è soltanto un esempio e credo che ogni persona che tende verso l’imparzialità possa articolare dettagliatamente degli esempi analoghi in base al proprio vissuto. Credo che questo concetto possa essere esteso anche al modo di vestirsi e all’armonia o negazione di essa che certi abiti generano in combinazione con determinate fogge corporee.

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