21
Lug

Cronaca di un coast to coast fugace

Pubblicato sabato 21 Luglio 2007 alle 17:37 da Francesco

Ieri ho deciso improvvisamente di recarmi dove spira il garbino. Ho iniziato il mio viaggio estemporaneo alle quattordici di venerdì e l’ho concluso un paio di ore fa. Ho percorso poco più di mille chilometri, ho cambiato sei treni e ho camminato lungo decine di strade per prendere in consegna una certezza amara. Mi sono sentito un po’ come Jack Kerouac e in parte ne sono stato felice. Mi calzano ancora a pennello i vestiti sudati del viaggiatore solitario. In ventiquattrore ho trafitto due volte l’Italia e ho trovato persino il tempo di sviscerare a piedi Rimini e le zone limitrofe. Ho camminato tutta la notte attraverso la cittadina adriatica e in mezzo alle sue frazioni. All’andata mi sono fermato a Pisa, Firenze e Bologna, mentre al ritorno ho affidato la mia stanchezza a un Eurostar e dopo cinque ore, fresco come un rosa abbandonata nel Kalahari, mi sono ritrovato a Roma. Ho vagato per centoventi minuti nel ventre di Termini e prima di lasciare la capitale mi sono assicurato che il mio treno, sporco e rovente, non fosse diretto ad Auschwitz. Questa viaggio è stato tanto intenso quanto rapido e solo un tachimetro impazzito avrebbe potuto indicare la velocità del mio delirio, un po’ ferroviario e un po’ podistico. Ho portato a casa una cassa di pensieri malinconici come souvenir e l’ho già messa accanto alle altre. Ogni volta che viaggio mi entra in circolo un cocktail di nostalgia, mestizia, solitudine e risentimento, ma nonostante ciò che solitamente inquina il mio stato d’animo riesco sempre ad apprezzare i luoghi in cui capito e le parole che scambio brevemente con le persone che incrocio. Ogni tanto mi sento un uomo giusto nel posto sbagliato, ma in realtà non ho i meriti che le mie sensazioni mi attribuiscono e le fitte al petto me lo confermano ogni volta che passo di fronte allo specchio della mia affettività. Prima di eclissarmi, durante l’alba, ho visto di nuovo il tramonto di cinque lettere, e non è stato affatto piacevole. Non ho più nulla da vedere a ponente e aspetto che sorga qualcosa a levante in seno alla passione eremitica dei miei passi. Ad maiora.

Fotografia di bies

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20
Lug

Partenze improbabili

Pubblicato venerdì 20 Luglio 2007 alle 00:20 da Francesco

Ho voglia di partire, ma non ho ancora deciso quale sarà la mia prossima destinazione. Non sono un viaggiatore organizzato e amo l’estemporaneità. Mi piacerebbe tornare in Estremo Oriente per visitare la Corea del Sud. Escludo l’Africa, il Sud America e l’Indocina come possibili mete per il mio prossimo viaggio dato che non sono interessato al turismo sessuale né alle droghe, anche se i luoghi che ho citato offrono altre attrazioni oltre al meretricio e al narcotraffico. La Nuova Zelanda mi incuriosisce e mi attrae il lungo volo che occorre per raggiungerla, perciò penso che abbia delle buone possibilità per apparire sul mio prossimo e-ticket. Vorrei trascorrere un po’ di tempo in un sottomarino e mi pare che alcune società offrano un servizio turistico di questo tipo, ma devo ancora documentarmi in proposito e spero vivamente che i costi non siano proibitivi per le mie tasche. Il mio sogno rimane un viaggio a bordo della Soyuz, ma al momento non possiedo venti milioni di dollari per finanziare il programma spaziale della Russia. Se qualcuno mi sponsorizzasse un viaggio in orbita non ci penserei due volte ad accettare e se dovessi ricevere un’eredità di proporzioni milionarie probabilmente la userei per guardare la Terra dalla prospettiva di un satellite artificiale. Adoro formulare ipotesi sulla mia prossima destinazione, anche quand’essa prevede l’assenza di gravità. Alcuni mesi fa avevo una voglia irrefrenabile di tornare a Disneyland, ma poi ho lasciato cadere nel dimenticatoio questo viaggio spirituale nei meandri delle nave dei pirati.

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19
Lug

My sweet summertime

Pubblicato giovedì 19 Luglio 2007 alle 00:56 da Francesco

Non riesco a trovare un impiego estivo che accudisca le mie ore pomeridiane, ma non ho bisogno di un lavoro in nero e dato che non ho un conto in rosso non posso ammirare l’iride della manovalanza con cognizione di causa. Ho ripreso a pedalare durante le ore crepuscolari per ovviare alla mancanza di impegni e per evitare che il mio corpo resti fermo nell’hangar dell’apatia. Mi piace soffrire la sete quando vado in bicicletta dato che la necessità di bere porta sempre con sé un sogno a forma di bibita che mi spinge ad aumentare il ritmo della mia pedalata per raggiungere velocemente la ricompensa liquida del mio frigorifero. Mi sembra che questa estate scorra lentamente in una brodaglia di momenti piacevoli. Il caldo attenua il ritmo delle mie giornate, ma per me non è un problema dato che considero la flemma come una fiamma in grado di illuminare i momenti più concitati. Trascorro parecchio tempo da solo e ne sono abbastanza lieto perché, al di là dell’immaginario comune, credo che l’estate non si presti bene alla convivialità. La mia vita affettiva sembra ancora una morte colerica, ma questa stagione afosa suole distogliere la mia attenzione dalle questioni che ineriscono l’amore e il suo ambasciatore fallico. Trovo che la mia verginità si intoni bene con la mia età e non mi dispiacerebbe preservare questo abbinamento fino al mio ventiquattresimo compleanno, ma l’amore ha il diritto di prelazione sulla mia sessualità e qualora una passione mi ingaggiasse sarei costretto a concedermi a lei per adempiere agli accordi che ho stipulato con la gotha dei miei sentimenti.

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18
Lug

Le ripetizioni estive

Pubblicato mercoledì 18 Luglio 2007 alle 02:23 da Francesco

Sono caduto da una chimera in movimento e mi sono spezzato le ali. Una barchetta di carta trasporta un messaggio di addio sulla mia pozza di sangue mentre un’utopia solare mi ustiona le membra. I miei resti sono alla mercé delle avversità onnivore, ma la mia interiorità è ancora intatta come l’innocenza di chi è stato condannato a morte per sbaglio. Il fatalismo è una scusa e per esigenze sceniche non posso essere la vittima di qualcosa che non esiste. Il mio destino non è appuntato sopra una pergamena che giace nelle mani di un demiurgo. Se esistesse un dio il suo analfabetismo gli impedirebbe di scrivere il destino dei mortali. In questo momento sono un cumulo di brandelli, ma il mio benessere immanente, che non si appoggia a nulla di trascendentale, emana ugualmente un po’ di luce. Mi concedo frasi tautologiche per sottolineare con forza le mie condizioni. Gli errori cadono nell’oblio, ma i loro effetti resistono alla dimenticanza e attraversano un tunnel dopo l’altro fino a quando l’autolesionismo ne riempie i serbatoi. Le fratture della coscienza sono provocate dai movimenti tellurici dell’esistenza ed è normale che le vecchie convinzioni cadano nelle nuove voragini. In certe stagioni il cuore si disidrata, le lacrime sanguinano e ogni smorfia di piacere si ritrae dal volto, ma chi è lungimirante riesce a vedere un nuovo archè oltre questa parvenza funerea e di conseguenza può comprendere lo scarso valore di qualsiasi espediente apotropaico.

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17
Lug

Ermetismo spicciolo

Pubblicato martedì 17 Luglio 2007 alle 00:17 da Francesco

Il dolore dona un significato alle giornate che non sono in grado di giustificare il loro avvento. Il cielo trasmette arcobaleni in bianco e nero mentre la monotonia della pioggia priva le nubi di qualsiasi pathos. I rumori dell’ambiente diminuiscono drasticamente la gittata delle parole e molte frasi non sono altro che ammassi di rottami semantici dai quali colano significati trascurabili. Talvolta le conversazioni sono composte da monologhi che sono stati messi in castigo nella stessa stanza. La confusione ingaggia i soliloqui sterili come un capomastro che assume i detentori della terza media. La curiosità di espandere la conoscenza nasce spontaneamente come la vegetazione che comprime la praticabilità delle strade di campagna. La volontà di apprendere è un parto gemellare della necessità o il frutto di attimi silenziosi che hanno viaggiato a bordo delle coincidenze. Qualche dottrina rappresenta l’individuo come un globulo che circola in un ente la cui struttura olistica è inaccessibile per il pensiero terrestre e di conseguenza risulta intraducibile nel linguaggio che veicola le idee attraverso i fonemi. Certe convinzioni ingiustificate assomigliano a delle fiere indomabili che tentano di divorare il loro creatore. Si smette di essere padroni delle proprie scelte quando si subisce morbosamente il fascino delle catene e si compiono sforzi indicibili per ostruire l’uscita della propria segreta.

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16
Lug

Le sommità delle frane

Pubblicato lunedì 16 Luglio 2007 alle 00:24 da Francesco

Le ore sottopagate partono con le loro carriole rumorose dalle pianure della quotidianità per trasportare quintali di punti interrogativi fino alle vette del parossismo. Le montagne di domande nocive devono sparire dalle carte morfologiche prima che costituiscano una catena montuosa invalicabile. Sono i detriti del passato che formano i rilievi descritti poc’anzi e per arrestare il loro afflusso occorre erigere muri di indifferenza tra il presente e ciò che lo insidia. È facile scottarsi con le eruzioni dell’istinto e con le pulsioni magmatiche. Un giorno lo sguardo si rivolge a nord e vede un paesaggio stupendo, il giorno seguente fa altrettanto e questa volta scorge solo rovine, ma raramente una metamorfosi così veloce trova posto nella realtà e spesso si tratta solo di un’apparenza dualistica che è imputabile a un difetto di rifrazione dell’interiorità. L’apprensione assidua e l’allegria forzata sono le due facce della stessa medaglia il cui valore è molto inferiore rispetto a quello che le è attribuito dall’ingenuità. Il tempo detta un ritmo perfetto che non cambia mai, ma è difficile accettare che la linearità e lo splendore ne siano le caratteristiche principali e perciò il passo della vita talvolta viene accelerato e altre volte subisce un arresto improvviso. L’accesso alla propria cronologia deve essere regolato dal buon senso: un centro storico in cui vige la zona a traffico limitato.

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15
Lug

Un’operazione a cuore aperto

Pubblicato domenica 15 Luglio 2007 alle 00:27 da Francesco

La sedentarietà non è salutare, infatti un pensiero che resta immobile sul trono dell’angoscia affatica i movimenti del corpo e ne compromette l’efficienza. Le fissazioni hanno un aspetto docile, ma sembrano le lunghe braccia di un male endogeno che sottrae grandi porzioni di tempo alla vittima di turno. Penso che la superficialità non sia sempre nociva, ma quando sfugge al controllo della personalità rischia di assumere dimensioni mastodontiche che portano in grembo significati tetri. Certi sorrisi deformano i volti di coloro che sono condannati a ostentare felicità sopra le nubi oscure dell’inquietudine. Credo che la convivialità sia un palliativo per una neoplasia emotiva che può essere asportata solo dalle mani di chi ne è affetto. Non è semplice operare se stessi senza anestesia e ognuno di questi tentativi di chirurgia introspettiva spesso porta con sé complicazioni inaspettate, ma credo che valga la pena rischiare l’incolumità emotiva per evitare conseguenze peggiori; penso che un’operazione di questo tipo richieda mesi e grandi sacche di sudore. La degenza nel nulla non è piacevole, ma è necessaria per impiantare una nuova origine nella propria vita e svilupparne nuovamente le potenzialità. Le illusioni provocano infezioni pericolose e annebbiano i sensi in modo che non rispondano alle potenti sollecitazioni della realtà, ma quest’ultima supera immensamente la pochezza degli inganni allettanti e contiene cause ed effetti che sono inaccessibili alla fantasia.

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14
Lug

Pane e puttanate

Pubblicato sabato 14 Luglio 2007 alle 00:11 da Francesco

Ogni tanto l’ironia della sorte lascia un sorriso sul volto di un uomo decapitato. La vita invita maliziosamente i suoi padroni a cercare un senso da incollare sopra ogni evento che è prodotto elettricamente dalle pulsioni umane e chi non riesce ad adempiere a questo incarico viene spedito in un campo di concentramento che ha una facciata edonistica dietro la quale si trova un ambiente opprimente e disfattista. Credo che la velocità del proprio declino sia proporzionale al diametro della propria stupidità e quando mi sembra di essere in picchiata, mentre sono disteso sotto un tetto che mi separa da quella troia satellitare della Luna, ho la sensazione che sulle mie mani compaiano delle stigmate a forma di pi greco. Non sono un fatalista e il finalismo mi sembra una conclusione forzata per una soap che dopo un paio di millenni ha perso il fascino che l’ha resa celebre nel palinsesto della superstizione. Se errare è umano, ma perseverare è diabolico, allora sovente non resta che andare a fare in culo con la raccomandazione di non portarsi troppa roba dietro. Ho la sensazione che ogni monumento contemporaneo per acquisire notorietà abbia bisogno di qualcuno che lo imbratti, ma non sono un conoscitore d’arte e preferisco dedicarmi all’audizione dei bestemmiatori che ogni tanto transitano sotto la mia finestra. Sento troppe opinioni diverse e mi rendo conto che le mie non fanno altro che aumentare le vittime della spocchia. Le opinioni valgano poco e questa affermazione ne è una prova. Quando i pareri si accavallano intonano lo stesso casino che si può trovare in una classe delle scuole medie e non riesco a condividere l’importanza che viene data a questi moti del pensiero, tuttavia talvolta apprezzo la forma con cui sono esposti e lascio perdere il loro contenuto come facevo da piccolo con il pane: tiravo le molliche addosso a mia nonna e mangiavo la crosta.

Fotografia di roboppy

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13
Lug

Lo sbarco nel mondo del lavoro

Pubblicato venerdì 13 Luglio 2007 alle 10:00 da Francesco

Un po’ di noia insidia il mio benessere. Ho deciso di ridurre notevolmente i miei giri in bicicletta fino a settembre a causa del traffico e del caldo che puntualmente si acuiscono in questo periodo dell’anno, perciò mi sono messo alla ricerca di un altro passatempo. Ho vagliato molte possibilità per trascorrere le mie giornate estive, ma le ho scartate quasi tutte. Mi piacerebbe trovarmi un lavoro per passare qualche mese, ma finora non sono riuscito a trovare un’occupazione. Voglio un lavoro che mi affatichi: mi piacerebbe scaricare la merce da qualche camion o lavorare in una ditta di traslochi. Sono disposto a svolgere qualsiasi mansione. Non ho le referenze né le capacità per ambire a dei lavori migliori e anche se le avessi cercherei ugualmente un impiego umile dato che non ho bisogno di denaro. La noia è una bestia feroce e voglio continuare a tenerla a debita distanza da me, ma i miei interessi sono pochi e per questo motivo devo darmi da fare se non voglio cadere nella morsa dell’apatia. In questi momenti mi rendo conto di quanto possa essere deleterio non avere una passione né un talento particolare, ma almeno ho la fortuna di non provare il gusto amaro dell’insoddisfazione e credo che non sia un dettaglio di poco conto. Non sono disposto a lavorare gratuitamente, ma non pretendo nemmeno un salario a quattro cifre. Non sono completamente estraneo al mondo del lavoro, ma alle spalle ho solo qualche esperienza saltuaria.

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12
Lug

Qualche lampo efferato

Pubblicato giovedì 12 Luglio 2007 alle 09:03 da Francesco

Un uomo scorge qualcosa alla fine di una strada molto trafficata e decide di cavarsi gli occhi per lanciarli verso quell’oggetto non identificato in modo da osservarlo più chiaramente. Un giovinetto chiede alla madre se può giocare agli indiani e quest’ultima senza guardarlo fa un cenno di assenso con il capo mentre il figlio le prende lo scalpo. Due fidanzatini sigillano una promessa d’amore mentre sistemano vicendevolmente i cappi che adornano i loro colli. Un artista malato e poco quotato decide di non curare il suo melanoma per esporlo come un’opera patologica nel corso della sua ultima mostra da uomo vivo. Un bambino spende i pomeriggi leggendo romanzi di fantascienza e altri testi di Isaac Asimov, ma gli unici dischi volanti che capta sono i piatti che sua madre gli tira insieme alle ingiurie che maledicono la sua nascita. Un padre degno di questo nome dà l’ultima lezione di vita alla figlia tossicodipendente: la lega a una sedia e inizia a iniettarsi un’overdose di eroina davanti ai suoi occhi per farle capire quale morte l’attende. Due colleghi scrivono le rispettive lettere di dimissioni e le usano per incendiare gli uffici nei quali si trovano: ambedue hanno deciso di licenziarsi dal loro lavoro ed entrambi hanno scelto di liberarsi della loro libertà. Una creatura infelice stermina i suoi coinquilini e crea un tappeto di sangue all’ingresso dell’abitazione per dare un’accoglienza regale alle forze dell’ordine.

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