30
Giu

Un uomo di una certa età

Pubblicato sabato 30 Giugno 2007 alle 01:06 da Francesco

Un vecchio dignitario passeggia lentamente lungo il viale alberato che si trova all’ingresso della sua reggia. Ai lati della strada i faggi ospitano i cadaveri appesi di alcuni bambini deformi. L’anziano possidente ama versare cospicue donazioni agli ospedali della zona per ricevere sottobanco qualche souvenir macabro con cui adornare il suo obitorio a ciel sereno e nei paesi limitrofi tutti conoscono la sua storia e le sue deviazioni, ma nessuno osa parlarne perché l’omertà è una dea ninfomane che non ammette chiacchiere. Alcune dicerie piuttosto datate ritengono che il vegliardo sia diventato sadico e crudele a seguito del cattivo esito di un’operazione chirurgica. Una stanza piuttosto ampia della sua casa contiene le fotografie di tutte le persone che ha sequestrato, torturato e ucciso con l’ausilio del suo autista a bordo della sua Rolls-Royce. La polizia non è mai riuscita a provare nulla contro di lui ed è rimasta impotente anche quando egli ha riservato una morte diversa per ogni membro della sua famiglia in un arco di tempo piuttosto ridotto. La moglie fu avvelenata con un’ostia al cianuro grazie alla collaborazione del parroco, la nuora invece fu torturata in maniera brutale: prima di tutto egli la immobilizzò su un tavolo di fronte al marito paraplegico che era inchiodato sulla sua sedia a rotelle e non poteva opporsi alla follia del padre, poi con un bisturi le asportò i seni e infine li lanciò con forza, come se fossero gavettoni organici, contro la faccia del marito disabile. Non ebbe pietà neanche per i suoi nipoti e infatti chiuse i figli di suo figlio in compagnia di sette vipere in una camera blindata che riaprì solo due settimane dopo.

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29
Giu

Il ghigno dopo l’uppercut

Pubblicato venerdì 29 Giugno 2007 alle 01:08 da Francesco

Nel giro di un anno ho perso molta acredine inutile e ne sono estremamente contento. Anche nelle parti iniziali di queste pagine virtuali ho lasciato impronte di curaro che mettono in mostra la pochezza e la ridicolaggine che hanno accompagnato per parecchio tempo i miei pensieri. Ho imparato a usare meglio le mie forze e ho ridotto notevolmente la quota energetica destinata agli attimi di sconforto. Al momento la mia mente è oppressa da un insuccesso che non è imputabile a nessuno, perciò in questi giorni evito di riflettere troppo a lungo e mi dedico all’attività fisica. Alzo pesi, compio flessioni ed eseguo esercizi addominali per affaticarmi e per occupare con il riposo una grande fetta del mio tempo. È un exploit un po’ spartano, ma funziona egregiamente e sono contento che il mio corpo sia in grado di sfruttarlo a dovere in attesa che la mia mente guarisca. Nei momenti negativi rivendico la mia individualità e attivo un moto di orgoglio che annulla la spinta dello scoraggiamento. Al posto dell’autostima ho un reattore nucleare che non accendo mai in tempo di pace per evitare di sconfinare nella boria. Mi tengo lontano dalla dorsale del masochismo, ma riconosco un certo fascino all’uso della sofferenza come strumento per migliorare il proprio assetto psicofisico. Tendo i muscoli quando il tono della vita si flette ed evito che la mia personalità si inflaccidisca. Riesco a mantenere un’espressione sprezzante anche quando il mio stato di benessere scompare per un po’ e questa è l’unica prova che mi occorre per confermare la forza del mio carattere.

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28
Giu

Entusiasmo, noncuranza e bonarietà

Pubblicato giovedì 28 Giugno 2007 alle 04:43 da Francesco

È una notte più buia del solito, ma la sua cupezza è innocua ed è per questo motivo che non ne sono intimorito. Ieri ho perso un’occasione splendida, ma il mio amore per la vita è ancora lo stesso e ne sono felice. Quando mi sento un po’ giù penso a tutte le persone che ho incontrato per caso nei posti in cui ho messo piede e mi tornano in mente alcune delle parole che ho scambiato con loro. Ogni tanto vedo ancora gli sguardi semplici di certi interlocutori che ho incontrato una sola volta nella vita e ricordo con piacere qualche confessione simpatica che ho raccolto nottetempo durante l’attesa per un treno mattiniero. Non ho mai stretto un sodalizio con chicchessia, ma al contempo non ho mai negato a nessuno una risposta e ho compreso quanto sia sublime la convivialità che nasce spontaneamente e si esaurisce poco prima che il treno di uno degli avventori parta da un binario numerato. Amo le considerazioni ironiche e le battute volgari che riempiono le file. Io sono parte della massa anche se conduco una vita un po’ sui generis. Ho sempre amato il caos urbano e ogni volta che visito una metropoli da solo mi sembra di sbarcare in uno splendido Eden composto da chiacchiere sovrapposte e da idrocarburi. Mi piacciono le moltitudini di persone, amo la ressa e la concitazione, ma in uguale misura riesco a gioire del silenzio agreste che talvolta raggiungo in sella alla mia bicicletta. Le parole non mi dicono granché, ma di fronte ai fatti mi levo il cappello senza fiatare. Nel corso della mia giovane vita ho commesso qualche errore di giudizio e ho omesso qualche decisione importante, ma quando ripenso a ogni cosa che mi sono lasciato alle spalle mi viene da ridere e non riesco a pentirmi degli sbagli che hanno contribuito al mio sviluppo. Il melodramma non mi dona, ma una busta di cartone in testa mi starebbe a pennello. Amo l’autoironia e in questo momento non sono in grado di essere triste anche se dovrei esserlo per rispettare gli obblighi contrattuali della logica.

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27
Giu

Fascino audiovisivo

Pubblicato mercoledì 27 Giugno 2007 alle 18:44 da Francesco

Negli ultimi giorni ho usato più di un video per arricchire le mie parole e, nonostante io non ami molto utilizzare troppo spesso questo modus operandi, ho deciso di annotare su queste pagine virtuali un altro video che trovo molto suggestivo. Si tratta di un filmato che contiene scene maestose della natura e queste immagini evocative si sposano perfettamente con la musica di “Season of Change” degli Stratovarius. Questo video, che non ha alcuna ufficialità, riesce a suscitare in me una profonda emozione per la fierezza e la solennità degli elementi.

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27
Giu

Quando l’afasia diventa un dono

Pubblicato mercoledì 27 Giugno 2007 alle 03:44 da Francesco

Ogni tanto qualche “genio incompreso” mi contatta e cerca di dilettarmi con le sue teorie o con la sua produzione artistica, ma mi chiedo come possa pretendere che io mi appassioni alla sua opera omnia se questa non riesce nemmeno a incontrare l’interesse dei suoi parenti. Qualcuno cerca addirittura di convertirmi al suo credo, ma a me la retta via pare una discesa per il reparto psichiatrico di un nosocomio provinciale. Non mi disturbano le convinzioni di certi individui, ma provo un po’ di compassione per la loro ostentazione. Sembra che certa gente non possa accettare di restare inascoltata e per combattere l’indifferenza batte i piedi per terra fino a quando non ottiene un po’ di attenzione svogliata. Sono una persona infantile sotto molti punti di vista. Amo scherzare sulle malattie terminali, sui genocidi, sulle tragedie, sulle perversioni e sui disastri, ma non ho mai osato richiamare l’attenzione con veemenza. Ho sempre lasciato alla casualità l’incombenza di presentarmi qualche interlocutore interessante e finora non mi sono mai pentito della delega che le ho concesso. Certe volte mi imbatto nelle parole di iconoclasti attempati o nella presunzione sciamanica di persone che millantano grandi esperienze spirituali, ma credo che l’incontro con questi soggetti sia inevitabile per confermare la presenza dei difetti che compongono la perfezione del mondo. Compatisco chi urla per affermare la propria identità, ma la mia generosità preferisce dare un piccolo contributo economico alla cirrosi epatica del colchard di turno piuttosto che prendere sul serio i vaneggiamenti di un individuo che insegue l’arte per raggiungere la considerazione dei suoi simili. Per mia fortuna non sono un intellettuale e non frequento aspiranti filosofi né presunti artisti. Credo che l’ignoranza non sia un crimine, nonostante possa portare al compimento di atti nefasti, e invece ritengo che siano da stigmatizzare certi atteggiamenti di spregio che provengono da persone dotate di una cultura che a volte risulta deleteria: un frammento di una celebre intervista che Pasolini concesse a Biagi esplica perfettamente ciò che intendo. Sottolineo un passaggio di questo video a cui tengo particolarmente: “La cultura piccolo borghese […] è qualcosa che porta sempre a delle corruzioni e a delle impurezze”.

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26
Giu

Diligere l’amanza

Pubblicato martedì 26 Giugno 2007 alle 02:27 da Francesco

Mi sento libero e sereno. Mi godo la bellezza del mio luogo natio e colleziono attimi di pace davanti all’imperfezione di scenari incantevoli. Gusto la mia giovinezza con semplicità anche se ogni giorno che passa rischio di allontanarmi per sempre dalla possibilità di annullare un nubilato. Mi tengo in equilibrio sul nulla e sono meravigliato dallo splendore che si diffonde dalle mie giornate vuote. Tutto il nichilismo che mi attraversa si trasforma in una gioia di vivere che non dà spiegazioni. Quando mi sento un po’ alienato mi metto alla ricerca delle origini dello stato di benessere che spesso si impadronisce di me e ogni volta finisco per pensare che il principio della mia condizione positiva si trovi nel modo in cui sono cresciuto e nell’assenza di tutto ciò che mi sono negato per fattori contingenti. Conosco persino l’etimologia di ciò che manca alla mia esistenza, ma allo stesso tempo mi rendo conto che si tratta di qualcosa che non dipende unicamente da me e questa convinzione, patrocinata dalla realtà, mi permette di accettare le peggiori ipotesi che si possano formulare in proposito. Una parte di me contiene un orgoglio ancestrale che concerne l’individuo nel suo rapporto solipsistico con la natura e un’altra parte ammira la prima, ma ne riconosce anche i limiti e spinge i miei sensi a inseguire i sensi muliebri in nome di uno stimolo chimico che tuttavia trascende la chimica. Nelle mie parole un po’ ricercate ricorre un argomento che verte su una ricerca ricorrente che muore soltanto quando i ricordi, o chi ne fa le veci, fuggono dal passato e si stanziano nei pressi del futuro.

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25
Giu

Un’altra solfa autogena

Pubblicato lunedì 25 Giugno 2007 alle 02:45 da Francesco

In questo periodo non frequento la stanchezza e staccherei la spina per un po’ solamente se la mia sopravvivenza dipendesse da una macchina. Sono circondato da un clima entropico sul quale scorrono vizi capitali che mi annoiano. La mia attitudine alla imperturbabilità mi fa storcere il naso di fronte alle preoccupazioni altrui, ma per fortuna non sono ancora in grado di ignorare ogni evento che trova uno spazio su questo pianeta. Credo che il mio atteggiamento distaccato verso molti aspetti dell’esistenza sia il frutto di un’inclinazione personale che in passato ha trovato un humus adatto sul quale svilupparsi, ma ora mi sembra che abbia raggiunto dimensioni ipertrofiche. La mia sensibilità ha un’esteriorità cinica che mi preclude molte occasioni, ma sono contento che il suo aspetto estetico non cada sotto i colpi dell’adeguamento sociale. A me piace mostrarmi per quello che sono e in particolare amo mettere in mostra le zone più recondite della mia interiorità per dare un’immagine completa e immediata della mia persona, ma certe parti di me sono grottesche e non faccio nulla per nasconderle né per edulcorarle. La rinuncia a certi artifici mi costa molto, ma penso che ne valga la pena. Prima o poi la merda di un individuo viene a galla e io preferisco prosciugare l’oceano per mostrare subito i miei lati peggiori. Odio creare aspettative nelle persone e sono innamorato morbosamente della verità. Non mi metto in posa per ricevere applausi, ma calo i pantaloni e mostro le dimensioni ridotte del mio pisello per constatare chi si ferma alle apparenze e chi, invece, è in grado di intavolare un discorso al di là delle cattive impressioni.

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24
Giu

Lost Horizon – Heart of Storm

Pubblicato domenica 24 Giugno 2007 alle 05:30 da Francesco

Appunto su queste pagine virtuali il video di un gruppo che stimo parecchio, ovvero i Lost Horizon. La band in questione al momento ha all’attivo due album che continuo ad ascoltare ossessivamente a distanza di anni: “Awakening The World” e “A Flame To The Ground Beneath”. Daniel Heiman, ormai ex voce dei Lost Horizon, è uno dei miei cantanti preferiti e nella mia classifica personale distacca molti mostri sacri e si posiziona alle spalle del leggendario Midnight dei Crimson Glory. In questo video è possibile tacere e applaudire le incredibili doti canore di Heiman. Nelle varie ramificazioni del metal e in particolare nel power metal non ho mai prestato molta attenzione alle banalità dei testi e probabilmente per questo motivo riesco ancora ad apprezzare gruppi un po’ naif come gli Stratovarius, ma i Lost Horizon non hanno questo difetto che affligge molti dei loro colleghi e oltre all’ottima tecnica e alla potenza possono vantare anche dei testi esaltanti che invitano l’ascoltatore alla fede in se stesso al di là di qualsiasi fatalismo. La magistrale interpretazione di Ethereal Magnanimus (lo pseudonimo usato da Heiman con i Lost Horizon) conferisce alle liriche del gruppo la capacità di risvegliare l’orgoglio individuale senza cadere nelle trappole della prosaicità.

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24
Giu

L’enclave della morte

Pubblicato domenica 24 Giugno 2007 alle 03:28 da Francesco

L’ansia è una burlona e spesso i suoi scherzi sono innocui. La paura del futuro è uno dei timori più frequenti che incontro nelle parole introspettive dei miei simili, ma fortunatamente la mia esistenza è esente da questa fobia. L’invecchiamento non mi incute terrore e non mi spaventa nemmeno l’arroganza giovanile con cui accompagno questa affermazione. Non ho mai rifiutato l’invito della mia mente alla contemplazione della mia morte e conservo ancora vividamente il buffo ricordo delle angosce infantili che mi hanno seguito durante le prime frequentazioni con i pensieri funerei. Riesco a scorgere la magnificenza del vuoto che adorna i miei giorni perché ho interiorizzato adeguatamente la mia mortalità. Taluni innalzano la morte come se fosse il vessillo di una condanna, ma per me si tratta solamente di una tappa biologica a cui non aggiungo né sottraggo un valore trascendentale. La comprensione della fine della vita, e non la sua semplice accettazione d’indole passiva, mi consente di debellare l’enclave della morte che spesso viene edificata con prepotenza dagli eventi prima che la realtà ne giustifichi la presenza. In parole povere tento di attenermi alla realtà della natura e alle sue leggi per evitare che il pensiero della morte mi uccida. Nel corso degli anni il vizio della sopravvivenza e la passione utopistica per il raggiungimento di una lettura oggettiva del mondo mi hanno indirizzato verso un posto sicuro che si trova nel mio costato tra substrati di gioia e malinconia. Alcune volte cado nella trappola dell’ambiente che mi circonda e mi approprio di bisogni che non soddisfo in quanto non mi appartengono. Le mie parole lodano pacatamente la vita e costituiscono una dissociazione lessicale dal tumulto melodrammatico con cui certa umanità definisce istrionicamente l’esistenza.

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23
Giu

Ribery once again

Pubblicato sabato 23 Giugno 2007 alle 05:47 da Francesco

Da parecchi anni a questa parte il mio interesse per le partite di calcio è calato vertiginosamente e ormai condivide l’ultimo posto delle mie passioni a pari merito con le repliche di “Beverly Hills 90210”. Mi piace praticare lo sport nazionale della mia madre patria e difficilmente perdo l’occasione di farmi troncare le gambe da qualcuno. In questa foto omaggio ancora una volta Ribery, ovvero il centrocampista francese che idolatro per il suo modo di giocare e per il suo carisma. Quest’anno Franck (questo è il suo nome e si scrive esattamente in questo modo) è passato ai crucchi del Bayern Monaco e spero che possa vincere qualcosa per mostrare felicemente lo sfregio del suo viso in tutta l’Alta Baviera e sulle emittenti tedesche. Con Ribery condivido la bruttezza, ma non il talento. C’est la vie.

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