30
Nov

Sei ruote

Pubblicato giovedì 30 Novembre 2006 alle 14:55 da Francesco

Stamane sono andato a Grosseto per divertirmi con il fato. Il mio esame di guida è andato bene, ma sarebbe potuto andare meglio. Non sono riuscito a strappare la patente dalle mani avvizzite dell’esaminatrice. Devo affinare le mie capacità di combattimento contro le arpie. Ho preso abbastanza bene la mia bocciatura e ho già iniziato a muovermi per ripetere l’esame di teoria. Sono giovane e ho tutto il tempo per eseguire un frontale perfetto contro una Punto GT. In due giorni ho percorso circa cento chilometri in bicicletta: l’altro ieri sono andato fino a Chiarone e ieri ho raggiunto il centro di Magliano. Per andare a Magliano ho dovuto percorrere due chilometri sull’Aurelia, ma non ho corso grandi pericoli. Sono un ciclista diligente e non eseguo mai manovre avventate che possano indurre gli automobilisti a investirmi. Ogni tanto mia madre dimentica quanti anni ho e manifesta la sue preoccupazioni per le mie azioni, ma tutto ciò che riesce a ottenere dalla mia coscienza sono risposte ironiche a sfondo sessuale. Mi piace seguire l’impulso titanico (nella sua accezione romantica) e un po’ avventato del mio slancio vitale. L’Aurelia non è una strada sicura, specialmente per chi non inquina, ma almeno non è minata e non è frequentata dalle squadre della morte. Le prove che impongo al mio corpo e alla mia psiche mi consentono di ottenere delle soddisfazioni immense e di conseguenza contribuiscono enormemente alla qualità della mia vita. Le cartilagini del mio ginocchio forse saranno affrancate quando scoprirò i segreti dell’amore e della fregna. Vado a preparare un attentato alla mia autostima che pubblicherò a breve.

My bike

Categorie: Parole |

29
Nov

L’ultima chance

Pubblicato mercoledì 29 Novembre 2006 alle 09:52 da Francesco

Il cinque dicembre avrei dovuto sostenere il mio esame di guida, ma qualche buontempone lo ha anticipato al trenta novembre. Sono circa due settimane che non guido e le probabilità che io ottenga la patente sono molto scarse. Domani sarò chiamato al difficile compito di rimanere serio per almeno mezzora. Mi attende una sfida improba di cui ormai mi importa poco. Come ho già scritto un po’ di tempo fa l’esame si terrà a Grosseto a causa di una fottuta vertenza degli esaminatori. Non ho mai guidato a Grosseto e per superare la prova di domani non mi resta che mandare un fax a chi dispensa i colpi di culo. Durante il mio iter scolastico ho affrontato gli esami con una preparazione sommaria e senza la voglia né la capacità di eccellere. Non mi piace affliggermi per qualche incartamento del cazzo e per preservare la mia serenità mi pongo sempre con noncuranza nei confronti delle prove che escono dal culo peripatetico di quella troia della burocrazia. Sono in pace con me stesso e non temo l’ennesima delusione. Una piccola parte di me si augura addirittura che io non riesca a superare l’esame, ma non sono ancora riuscito a capire se questa piccola parte agisce in nome del masochismo o della lungimiranza. Per qualcuno l’esame di guida sembra quasi l’inizio di un lungo percorso per diventare Jedi. E che cazzo. Non vedo l’ora di mettermi al volante per essere bocciato con il sorriso sulle labbra, tuttavia, indipendentemente dall’ottenimento della patente, attendo con più ansia il momento del ritorno a casa per svuotarmi le palle con una graziosa sega.

Categorie: Parole |

27
Nov

Quella strada buia

Pubblicato lunedì 27 Novembre 2006 alle 21:36 da Francesco

Ogni notte il buio azzittisce i rumori di quella piccola strada senza nome. Durante il giorno le persone passano tranquillamente lungo quella via, ma dopo il crepuscolo nessuno si azzarda a metterci piede. Numerosi fatti di cronaca nera e alcune leggende metropolitane hanno conferito alla strada una nomea molto tetra, infatti nel corso degli anni sono stati commessi omicidi efferati e stupri di gruppo sotto le luci stanche dei suoi lampioni curvi. Si tratta di una strada psicopatica che ospita anime patogene, un ammasso di pietre senza storia che attende ammassi di ossa senza vita, una costruzione lunatica e violenta nel sottosuolo di una metropoli ambigua. Alcuni anni fa una donna anziana morì in una delle poche case fatiscenti di quella strada maledetta e dopo venti giorni il suo cadavere, sventrato dai morsi dei topi e usato come crocevia da lunghe colonne di scarafaggi, fu ritrovato raccolto in preghiera di fronte a un’icona consumata dal tempo e dalle preghiere. L’aspetto torvo della strada incute timore anche alle divise più orgogliose che pattugliano le notti brave e solo gli ubriachi, i fuggiaschi e gli sprovveduti riescono a muovere i loro passi sopra quel selciato lugubre. Per coloro che sono stati uccisi quella strada è diventata una strada senza uscita, mentre per le vittime degli stupri di gruppo, tra le quali si annoverano anche dei padri di famiglia, quella strada è diventata una strada a senso unico da percorrere tragicamente per il resto della vita.

Giacomo Balla - Notturno Con Un Fanale

Categorie: Immagini, Parole |

27
Nov

Idioti pro tempore

Pubblicato lunedì 27 Novembre 2006 alle 16:54 da Francesco

Mi piace conoscere la verità anche quando è scomoda o fa male. Mi riferisco alla vita quotidiana e non alle vicende dell’élite del Palazzo di Vetro. Certe volte devo fare la voce grossa e improvvisare un terzo grado per estrapolare piccole verità dalle poche persone con cui mi trovo a interagire, e non sempre riesco nel mio intento. Per ovviare alle numerose falsità che mi vengono propinate ho iniziato a non dare importanza alle persone che rimandano di continuo la verità o che me la presentano a brandelli. Provo un forte disprezzo per chi cerca di pararsi il culo temporeggiando con il mio tempo. Sono profondamente intollerante nei confronti dei pressapochisti che prima assumono delle responsabilità ben precise e poi non sanno come cazzo comportarsi. Non sono uno stinco di santo e proprio per questo motivo evito di accollarmi legami o compiti che non sono in grado di affrontare. Non posso colpevolizzare più di tanto chi lascia inavvertitamente la capacità di autocritica nella topa della madre, ma penso che non sia mai tardi per tentare di ritrovarla in mezzo alle ragnatele del vetusto orifizio della propria genitrice. Insomma, vorrei far bere il mio sperma a chi tenta sempre di darla a bere. Il mio astio ha uno scopo puramente ludico. Mi piace dileggiare chi si adopera per compiere stronzate immani, ma devo ammettere che mi diverto di meno quando le stronzate altrui tangono i miei interessi.

Categorie: Parole |

27
Nov

Una doccia calda

Pubblicato lunedì 27 Novembre 2006 alle 09:24 da Francesco

Sotto la doccia mi sento amato dalla fantasia. Mi piace ruotare i rubinetti in ambo i sensi per regolare la temperatura e l’intensità del getto d’acqua. Mi lavo molto lentamente per rilassarmi il più a lungo possibile e compensare la mancanza di calore umano. Spesso mi masturbo sotto la doccia e lo faccio principalmente per una questione di comodità, ma devo ammettere che più di una volta le seghe hanno contribuito ad arricchire le meravigliose sensazioni che provo prima, durante e dopo questo consueto momento di igiene personale a cui, forse, attribuisco troppa importanza. Uso poco balsamo per i miei capelli rasati e consumo molto bagnoschiuma per placare il sudore ascellare. Sono solito immergermi in pensieri inutili per buona parte del tempo che trascorro sotto la doccia e per favorire le mie elucubrazioni appoggio quasi sempre la fronte sopra una piastrella senza prestare attenzione all’acqua che scivola instancabilmente lungo la mia spina dorsale. Ogni tanto l’aspetto teorico dell’erotismo mi invita a immaginare alcuni momenti di semplice intimità che si trovano a distanze siderali dalla mia realtà e soprattutto dalla mia doccia. Ho sempre desiderato insaponare il seno della mia ragazza invisibile, ma non sono mai riuscito a trovarlo. Dopo ogni doccia mi piace asciugarmi con calma, specchiarmi e deridermi con cattiveria. Non è la prima volta che tesso le lodi dell’acqua calda. Il mio bagno è un luogo ospitale e sono felice che i miei bisogni fisiologici mi portino quotidianamente tra le sue incantevoli mura.

Categorie: Parole |

26
Nov

De gustibus

Pubblicato domenica 26 Novembre 2006 alle 07:01 da Francesco

Panta rei. Non è una novità, ma mi piace sottolinearlo. Il viso sopra le confezioni della Kinder non è più lo stesso e anche la figura di Fidel Castro è stata rivoluzionata dagli anni. Mi adatto con facilità ai cambiamenti e cerco di trarne giovamento. Tornerei indietro nel tempo solo per una breve visita di cortesia al mio passato. Spero che il mio temperamento rimanga intatto come la voce di Bruce Dickinson. C’è sempre qualcuno intento ad aprire e chiudere i cassetti di un mobile dell’Ikea per tirare fuori e poi riporre le fotografie dei suoi momenti felici. Mi inquietano i frammenti di gioia che vengono dati in pasto alle camere oscure sotto forma di negativi. Preferisco aprire tutte le porte di una casa vuota piuttosto che passare più di trenta secondi di fronte all’album fotografico di una famiglia qualsiasi. Provo una profonda avversione per le cornici d’argento e per tutto quello che contengono. Mi piacciono le mani minute e le ugole che riescono a incantarmi. Non provo simpatia per i cani di piccola taglia né per i loro padroni. Vorrei bruciare i manifesti pubblicitari che mi mettono di cattivo umore per sostituirli con i segni di un principio di incendio che trovo decisamente più rasserenanti. A proposito di affissioni et similia, leggo con molta curiosità i manifesti funebri e ogni tanto mi lascio scappare qualche risata fuori luogo. Ho cose più importanti da comunicare a me stesso rispetto alle inezie di questo breve scritto, ma non sono in grado di esporle e credo che a seguito dell’ennesima sega infrasettimanale finiranno nel cesso insieme al mio sperma.

Categorie: Parole |

25
Nov

As usual

Pubblicato sabato 25 Novembre 2006 alle 12:05 da Francesco

Mi sento bene e sono contento. Ho agguantato di nuovo la mia serenità immotivata. Il mio stato d’animo ha oscillato sopra delle pagine oscure per alcuni giorni. Il malessere non riesce più a ingannarmi come una volta e ogni suo tentativo di turbare la mia quiete si esaurisce velocemente. Credo che mi attendano altri duelli con gli aspetti negativi delle mie percezioni erronee, ma grazie all’esperienza che ho accumulato non temo di subire ferite profonde. Mi curo da solo ogni volta che la mestizia riesce a infettarmi. Credo che sia un errore madornale affidare la propria stabilità agli altri. Penso che sia pericoloso vivere in funzione dell’amicizia, dell’amore, degli ideali e delle soddisfazioni materiali senza avere una via di fuga in sé stessi da usare nel caso tutti i valori sopraccitati vengano meno. La solitudine è uno strumento potentissimo e può essere utilizzata positivamente o negativamente. Durante il preludio dell’adolescenza ho utilizzato la solitudine in modo distruttivo, ma se non lo avessi fatto non ne avrei mai scorto le capacità costruttive. Le lacune affettive e la mancanza di obbiettivi primari non mi impediscono di vivere in pace con me stesso. La mia esistenza non è condizionata dai difetti che non mi hanno permesso di fabbricare degli affetti e non è consolata dalla consapevolezza che tutto può essere riparato all’interno di una personalità. La mia esistenza è splendida e le mancanze che la compongono sono solo i capricci doverosi dell’indole umana. Credo che le ramificazioni dell’amore e dell’odio siano fondamentali, e suppongo che in loro si annidi il motivo di una scalata verso una forma di energia che è puramente materiale nonostante non appaia come tale. I miei pensieri, almeno a livello conscio, non sono condizionati da dottrine esoteriche né da discipline affini, ma sono solamente il frutto di osservazioni silenziosamente spensierate e parzialmente disinteressate.

Categorie: Intimità, Parole |

24
Nov

635 metri sopra il livello del mare

Pubblicato venerdì 24 Novembre 2006 alle 07:42 da Francesco

Ieri mattina sono uscito di casa verso le otto con la voglia di portare me e la mia bicicletta sulla sommità del Monte Argentario. Prima di partire ho gonfiato un po’ le ruote della mia mountain bike e ho incastonato due auricolari nelle mie orecchie. Appena terminati i preparativi sono sceso in strada e ho iniziato il mio tragitto in compagnia dei battiti per minuto dei Dionysus. Ho pedalato attraverso l’indifferenza dei gabbiani per circa un chilometro e poi mi sono immesso sulla strada che giunge fino a Porto Santo Stefano. Accanto a me sono passate molte automobili frettolose e dalla corsia opposta sono piovuti gli sguardi di alcuni conducenti incuriositi dal mio ruolo di pedalatore novembrino. Dopo alcuni minuti ho raggiunto la strada che deflora la macchia mediterranea e ho cambiato il rapporto della bicicletta per sostenere le numerose salite. In alcuni tratti ho pedalato molto lentamente, ma la soddisfazione dei miei movimenti e la bellezza appartata della vegetazione autunnale hanno lenito la fatica. Quando sono passato davanti al Convento dei Padri Passionisti ho avvertito per l’ennesima volta una sgradevole sensazione di misticismo urbanizzato che, per fortuna, non è durata molto. Dopo alcuni tornanti in salita la mia percezione del sublime è aumentata. Pedalata dopo pedalata mi sono avvicinato a un attimo di gioia ancestrale. Ho continuato ad accarezzare il crinale del Monte Argentario con le ruote e dopo alcuni chilometri, per lo più in salita, ho raggiunto il telegrafo e di conseguenza la fine della strada. Ho lasciato la sommità del monte dopo alcuni minuti e ho incominciato a godermi la discesa. Sulla via del ritorno mi sono fermato per un po’ in un grande spazio aperto. Ho lasciato la bicicletta vicino a un cespuglio e sono salito sopra un masso amorfo. Ho ammirato le acque del Tirreno e sono rimasto estasiato dalla proporzione tra la loro apparente vastità e la piccolezza del mio corpo. Prima di tornare in sella ho simulato movimenti ridicoli con le braccia per dare un tono ascetico alla mia breve permanenza in quel momento di entusiasmo incondizionato. Dopo l’orgasmo asessuato ho ripreso la strada verso casa. Ho affrontato le discese con un po’ di imprudenza per aggiungere gli stupendi brividi della velocità alla mia somma euforica. Ho dato le spalle al Monte Argentario dopo due ore di amplesso platonico. Ieri sono stato un grave felice.

Categorie: Immagini, Intimità, Parole |

23
Nov

Logica opzionale

Pubblicato giovedì 23 Novembre 2006 alle 05:59 da Francesco

Le certezze di qualcuno guidano contromano e provocano continuamente incidenti di percorso. Non mi sento protetto dai convincimenti del mio humus e spesso una mano invisibile disegna grossi punti interrogativi all’interno del mio fumetto. Persone di ogni risma spacciano garanzie senza tutti i crismi. Insomma, le teorie dei ladri vanno a ruba: patti chiari, collusione lunga. Credo che ogni popolo tenda quasi a osannare le anomalie della sua epoca dopo averle esecrate per alcune decadi. Credo che molti proclami vagamente iconoclastici servano a riempire le tasche già piene di certi direttori d’orchestra. Penso che le ideologie anacronistiche rappresentino una grande opportunità di guadagno e di potere per coloro che riescono a giostrarle. Il governo italiano ha perso un po’ di popolarità e le solite cassandre non hanno perso l’occasione per inasprire le previsioni cupe che accompagnano ogni legislatura. Penso che il benessere materiale sia importante, ma credo che debba essere accompagnato dal benessere morale per non produrre effetti nocivi. Al mondo c’è molta più uguaglianza di quanto si creda, infatti anche chi ha denaro e successo può morire di fame. Alcune modelle muoiono per denutrizione come le loro coetanee ruandesi e l’unica differenza tra loro è che le prime rappresentano un grande dramma nel mondo dei balocchi, mentre le seconde costituiscono una statistica da presentare agli occhi caritatevoli dei filantropi civilizzati.

Categorie: Parole |

22
Nov

Un miscuglio di frammenti sconnessi

Pubblicato mercoledì 22 Novembre 2006 alle 06:06 da Francesco

Anche un calzolaio con una smodata passione per i pavimenti può vivere serenamente. Credo che la colpevolezza di un derelitto dia più effetto a un delitto imperfetto e penso che la prova di una vita proba serva a molto in un processo alle intenzioni. Quando mi perdo d’animo non esito ad apparecchiare il cesso per ritrovare gli stimoli dell’intestino e gli inni alla vita che sono custoditi come antichi papiri tra i rotoli di carta igienica. Da alcuni giorni pedalo come uno stronzo che non ha di meglio da fare nella vita e visito luoghi limitrofi che conosco a menadito. Mi sento libero sulle strade del mio ricettacolo intercomunale, ma continuo ugualmente ad aspettare il vento propizio per planare verso le mie coordinate paradisiache. Voglio che il mio sguardo si posi dappertutto come un gigantesco mantello in grado di dare una forma celestiale a ogni cosa. Non mi ispirano fiducia le persone che indossano completi neri per mettere in risalto la forfora. Ogni secondo nascono nuove incomprensioni che a loro volta danno vita a conseguenze inaspettate. Spero di completare al più presto la mappatura della negatività per evitare che si diffonda al mio interno in modo esponenziale. Le mie tempie sono in grado di resistere a pressioni elevatissime, ma auspico a me stesso che gli eventi futuri non mettano più alla prova la loro robustezza. Sono animato da una forza irrazionale che credo sia stata dipinta dettagliatamente dal concetto di “slancio vitale” di Bergson.

Categorie: Parole |