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Il silenzio e la mediocrità

Pubblicato sabato 29 Aprile 2006 alle 18:13 da Francesco

Il silenzio è un’arma lenta, ma potente. Faccio sempre scena muta quando persone supponenti e saccenti salgono sul palcoscenico del dialogo. Non mi piacciono le diatribe, non ho bisogno di avere ragione né di ricevere conferme. Posso protrarre la mia rieticenza per molte ore quando cause di forza maggiore mi impediscono di allontanarmi dal mio interlocutore. Non ho mai alcuna esitazione a dichiarare il mio disinteresse alle orecchie del parlante di turno. Talvolta il mio silenzio non è volontario, ma riesce ugualmente a farsi strada grazie alla carenza di argomenti che mi contraddistingue. Sono una persona vuota perché non ho molti interessi: non ho un credo religioso comico da sfoggiare a ogni piè sospinto, non ho una posizione politica da difendere a spada tratta, non mi interessano molto le arti, non possiedo aneddoti divertenti da elargire vocalmente e non ho qualcosa in cui identificarmi. Certe volte il mio silenzio viene confuso con la timidezza o con l’avversione gratuita. Non ho problemi a dissertare su qualsiasi argomento, dal più superficiale al più recondito, ma spesso la mancanza di input mi impedisce di iniziare un discorso. Mi piace sbandierare la mia mediocrità per evitare che le persone la confondano con qualcosa di apparentemente profondo e misterioso. Penso che la mediocrità sia negativa quando viene nascosta. Ho conosciuto molte persone come me, ovvero delle persone mediocri, e la maggior parte di loro ha sempre tentato di mascherare la propria condizione. Mi rendo conto che per molta gente possa essere difficile accettare la propria mediocrità, ma penso che prima o poi essa riesca a imporsi ugualmente se vive dentro un individuo.

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