30
Apr

Verba volant, scripta manent

Pubblicato domenica 30 Aprile 2006 alle 23:39 da Francesco

In questi anni ho conosciuto un cospicuo numero di persone che mi hanno deliziato con le loro stronzate. Molte volte le mie osservazioni pacate hanno provocato reazioni furiose che mi hanno fatto ghignare. Non sono un tipo particolarmente loquace, ma se mi trovo a discorrere con una persona non mi preoccupo delle conseguenze delle mie parole. Quando parlo la mia priorità è salvaguardare l’autenticità delle mie sensazioni, anche se questo significa lambire i confini dell’offesa. Ho rotto i ponti con tutte le persone suscettibili e ne sono contento. Nei miei pochi anni di vita ho notato che spesso la gente dà troppo peso alle parole e troppo poco alle azioni, come se i rapporti sociali per lo più fossero situazioni mondane dove occorre seguire un’etichetta: il galateo dei saccenti. Non si può pretendere che gli altri comprendano la propria individualità se una parte di essa viene nascosta per timore di essere isolati. Credo che le persone siano egoiste, ma nel modo sbagliato. Ritengo che l’egoismo sia un bene, ma solo se applicato nei confronti dei giudizi. Una persona può offendermi o elogiarmi, ma io non do peso alle sue parole fino a quando non le conferma con i fatti. Le parole sono fallaci, con esse è possibile costruire infinite antinomie e plagiare le menti più deboli. Per me il verbo deve essere sempre accompagnato dalla concretezza per avere una valenza minima. Verba volant, scripta manent, ma per me senza l’avallo dei fatti possono fottersi sia le parole dette che quelle scritte. Serve un progetto per erigere una costruzione, ma senza materiali e manovalanza non resta altro che un foglio di carta.

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30
Apr

Alieni & alienati

Pubblicato domenica 30 Aprile 2006 alle 15:31 da Francesco

Mi piace il genere umano perché spesso mi offre grandi quantità di ilarità gratuita. I comici bipedi più abili sono le persone fermamente convinte dell’esistenza di forme di vita extraterresti che si infuriano quando vengono contestate loro le prove degli avvistamenti di presunti ufo. Potrei sottopormi a un’evirazione, aspettare la fine della mia convalescenza e poi recarmi sotto la casa di un appassionato di ufologia e lanciare con una mazza da baseball uno dei miei testicoli evirati nella volta celeste: probabilmente il mio coglione sarebbe considerato un oggetto volante non identificato. Non nego la possibilità che esistano altri mondi abitati da forme di vita diverse dalla nostra, ma non sono un vecchio in preda alla demenza senile e per questo motivo non posso accettare le prove addotte dagli ufologi integralisti. Persone discutibili hanno sempre tentato di convincermi dell’esistenza di personaggi folcloristici altrettanto discutibili e tra questi annovero: Babbo Natale, Dio, la fatina dei denti e Topo Gigio. Ricordo che da piccolo mi spaventavano i Testimoni di Geova, che io chiamavo erroneamente i Testimoni di Genova ed ero convinto che fossero dei tifosi doriani in grado di testimoniare la marcia della Sampdoria fino alla sua unica finale di Champions League. A prescindere dalle mie ultime parole, più o meno sarcastiche, capisco perfettamente che molti miei simili possano avvertire il bisogno di credere in qualcosa. Mi ritengo fortunato perché sono in grado di accettare il vuoto della mia vita senza sentire il bisogno di riempirlo con modelli di follia precostituiti. Vorrei che ogni depresso visitasse il sito del movimento raeliano per ottenere qualche risata salubre grazie alla fantasia umana.

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29
Apr

Il silenzio e la mediocrità

Pubblicato sabato 29 Aprile 2006 alle 18:13 da Francesco

Il silenzio è un’arma lenta, ma potente. Faccio sempre scena muta quando persone supponenti e saccenti salgono sul palcoscenico del dialogo. Non mi piacciono le diatribe, non ho bisogno di avere ragione né di ricevere conferme. Posso protrarre la mia rieticenza per molte ore quando cause di forza maggiore mi impediscono di allontanarmi dal mio interlocutore. Non ho mai alcuna esitazione a dichiarare il mio disinteresse alle orecchie del parlante di turno. Talvolta il mio silenzio non è volontario, ma riesce ugualmente a farsi strada grazie alla carenza di argomenti che mi contraddistingue. Sono una persona vuota perché non ho molti interessi: non ho un credo religioso comico da sfoggiare a ogni piè sospinto, non ho una posizione politica da difendere a spada tratta, non mi interessano molto le arti, non possiedo aneddoti divertenti da elargire vocalmente e non ho qualcosa in cui identificarmi. Certe volte il mio silenzio viene confuso con la timidezza o con l’avversione gratuita. Non ho problemi a dissertare su qualsiasi argomento, dal più superficiale al più recondito, ma spesso la mancanza di input mi impedisce di iniziare un discorso. Mi piace sbandierare la mia mediocrità per evitare che le persone la confondano con qualcosa di apparentemente profondo e misterioso. Penso che la mediocrità sia negativa quando viene nascosta. Ho conosciuto molte persone come me, ovvero delle persone mediocri, e la maggior parte di loro ha sempre tentato di mascherare la propria condizione. Mi rendo conto che per molta gente possa essere difficile accettare la propria mediocrità, ma penso che prima o poi essa riesca a imporsi ugualmente se vive dentro un individuo.

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28
Apr

Il tassametro del carro del Sole

Pubblicato venerdì 28 Aprile 2006 alle 17:58 da Francesco

Mi trovo in una città austriaca e indosso un frac e una bombetta. Vedo uomini e donne senza vestiti che passeggiano per le strade del corso cittadino mostrando i movimenti pachidermici delle loro branchie. Ci sono dei cecchini appostati alle finestre che si divertono a colpire i passanti con bolle di sapone in grado di imprigionare il corpo umano e di farlo salire fino alla stratosfera. Un nutrito gruppo di quattordicenni fa scoppiare in terra dei succhi di frutta vuoti dai quali fuoriescono geni incapaci di esaudire i desideri dei loro giovani affittuari. Alcuni fedeli del marketing parlano dell’imminente ritorno di Gesù Cristo nel mercato delle corone di spine, ma non mi appassiona l’ascolto della teologia finanziaria, perciò evito di origliare ulteriormente i suoni dell’etere. Dall’altra parte del corso un tassista aspetta qualche cliente vicino al suo carro del Sole. Una donna è seduta in mezzo alla piazza, ha molti stracci addosso e tenta di fare le elemosina, ma tutti i nomismi che le vengono allungati cadono nel grande buco del suo palmo sinistro e finiscono nelle fognature della città. La vecchia questuante ha grossi buchi nelle mani perché ha venduto le sue stigmate per mangiare. Alla mia destra si trova una sartoria dove le persone si recano per farsi cucire addosso i loro ricordi più cari. Il grande orologio sorridente che si trova in piazza segna un orario diverso per ogni persona. Per me è ora di andare e credo che abbandonerò il centro di questa città austriaca e astrusa a bordo del carro del Sole che ho visto pochi momenti fa.

Il carro del Sole

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28
Apr

La solita tiritera

Pubblicato venerdì 28 Aprile 2006 alle 10:27 da Francesco

Tra pochi minuti mi laverò, mi vestirò e uscirò di casa. Là fuori c’è una timida giornata di sole ad attendermi. Aprile sta per terminare come tutti gli altri mesi a cui ho partecipato, mesi composti mediamente da trenta giorni che talvolta sembrano lunghi concorsi a premi. Sono sereno, ma ancora incompleto. Ogni notte, prima di addormentarmi, elaboro brevi previsioni sul mio futuro. La ricerca di un’ipotesi dolce e semplice spesso antecede il mio sonno. Talvolta la mia assenza di ambizioni mi sussurra giudizi: “Francesco, sei una persona mediocre”. La mediocrità è uno status che si acquisice con il tempo e oggi essa è il mio status quo. Per me la mediocrità non ha sempre un’accezione negativa e credo che in alcuni casi possa presentare delle sfaccettature inaspettate. In certi momenti mi sembra che il mio relax sia inscindibile dalla mia vita, ma sono consapevole che non è così. L’apatia e l’ozio assomigliano a due pretoriani che proteggono le mie giornate. Sono ancora giovane e incompleto, come ho già scritto, ma alle volte ho la sensazione che la mia vita abbia raggiunto un traguardo interiore senza competere con gli eventi del tempo. Sono tremendamente ripetitivo, ma questa mia peculiarità non mi infastidisce. Ogni tanto mi annoio con me stesso e mi piglio in giro, però non lo faccio con cattiveria. Il mio sarcasmo può essere confuso con il cinismo, mentre il mio pene può essere confuso con un pezzo di liquirizia masticato da un alano. Nella fase conclusiva di queste parole mattutine si fanno spazio parole sconclusionate. Termino di scrivere, mi alzo in piedi e mi preaparo a vivere una nuova giornata nel mio sistema solare.

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27
Apr

Martiri part time

Pubblicato giovedì 27 Aprile 2006 alle 13:12 da Francesco

Nasiriyah regala dei nuovi martiri part time agli italiani. Questa sera a “Porta a Porta” opinionisti trascurabili proferiranno parole di cordoglio e di condanna tra una pubblicità delle videochiamate e l’altra. Mi è piaciuto il commento di Francesco Cossiga: “Il venticinque aprile Milano ha chiamato, il ventisette aprile Nassiriya ha risposto”. Credo che una parte d’Italia accolga con piacere la morte dei tre militari italiani e non mi riferisco solo a certi estremisti di sinistra che vilipendono le forze armate con slogan grotteschi. Non sono un militarista e non ho una posizione politica. Trovo che ogni conflitto bellico sia solo una guerra tra poveri. Non biasimo la resistenza irachena né i carabinieri di stanza in Mesopotamia. I guerriglieri e le forze di peacekeeping non sono altro che pedine sanguinolente sulla scacchiera del mondo. Aspetto con fermento un nuovo set di soldatini dedicato alla guerra in Iraq, d’altro canto pare che la vita sia veramente un gioco. Tra poco mangerò, e oltre al pranzo mi gusterò il sussiego del TG2. È possibile che questo attentato venga strumentalizzato e che si scatenino grandi bagarre in questo frangente della politica italiana. Mi domando se qualcuno si chieda ancora se esistano veramente le presunte armi chimiche che sono state usate come pretesto per le grandi manovre yankee. Immagino che il futuro riservi ancora oblio sia per certi occidentali, nella loro opulenza elitaria, che per certi orientali, nella loro jihad senza fine.

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26
Apr

Relax perpetuo

Pubblicato mercoledì 26 Aprile 2006 alle 16:06 da Francesco

Le mie giornate continuano a trascorrere senza problemi. Consumo dosi abbondanti di musica, leggo, scrivo, mi informo, mi diletto con i videogiochi e mi esercito. Sono ripetitivo e privo di spunti, tuttavia riesco a eludere l’ombra della noia. Alle volte basta un disco che gira nel senso giusto per aggiustare una giornata uggiosa. I cambiamenti sono inevitabili e ritengo che la loro natura ineluttabile sia un bene. Il mio mutamento è silente e non so a cosa mi porterà. Non ho ambizioni, lascio che le correnti degli eventi mi trascinino: il mio modo di pormi non deve essere confuso con la passività. La parte buona del mio carattere è perfettamente integra, mentre quella cattiva è addomesticata dalla ragione e dalla lucidità che ho coltivato negli anni evitando qualsiasi tipo di dipendenza. Mi piace il bene, ma non quello banale, ingenuo e scontato, ma quello consapevole dei pericoli della sua antitesi. Per me le braccia del lieto fine devono mostrare le vene della difficoltà per essere robuste. Dubito di ciò che può essere ottenuto facilmente, a meno che non sia la cecità della fortuna a giustificare la facilità del suo ottenimento. Trovo che gli ostacoli che rendono impervio il percorso verso la realizzazione dell’individuo non siano altro che pastelli con i quali tinteggiare di romanticismo le pareti della propria esistenza. Prima di armarsi di pennello e problemi è necessario constatare la presenza del muro portante della propria vita. Sono un po’ criptico ed ermetico, ma il più delle volte riesco a comprendermi. Il mio relax sfiora l’alienazione e non c’è nulla che possa insidiare la sua stabilità. Non ho un orologio, ma sento il tic tac delle lancette e faccio lo gnorri per deridere il passaggio del tempo.

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26
Apr

Scherzare con il fuoco

Pubblicato mercoledì 26 Aprile 2006 alle 13:12 da Francesco

Una bambina di sei anni è morta in un incendio avvenuto in una casa di Steelton, un piccolo paese della Pennsylvania. Sembra che Da-Onah Watts, questo è il nome della piccola vittima, sia riuscita in un primo tempo a sfuggire dalla morsa delle fiamme, ma pare che poi abbia fatto ritorno nella casa incendiata per cercare la madre e tutto ciò che ha trovato è stata la morte. La madre ventinovenne, la quale ha riportato solo ferite lievi, ha visto morire la propria figlia. L’origine dell’incendio appare accidentale e sembra escluso il dolo. Il corpo della bimba è stato trovato sotto un letto al secondo piano. Il rogo, avvenuto nelle prime ore del venticinque aprile, ha distrutto la casa e la vita di chi abitava al suo interno. Questa è una delle tante notizie offerte dalla cronaca del mondo e dalla furia degli elementi. Mi chiedo cosa sentano nel loro intimo coloro che devono occuparsi di salme così giovani. Le imprese di pompe funebri mi inquietano, le bare mi disgustano e i corpi riversi al loro interno mi incutono timore. Non mi piacciono le foto sulle lapidi né le croci che popolano i cimiteri. Per me la gestione del trapasso è grottesca e di cattivo gusto. Mi domando con quale sguardo si osservi la propria morte a sei anni, pochi momenti prima di lasciare in anticipo il mondo dei vivi.

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25
Apr

Audience

Pubblicato martedì 25 Aprile 2006 alle 18:07 da Francesco

Ieri sera i telegiornali hanno tentato di aumentare l’audience con l’uso delle terminologia tipica delle loro edizioni straordinarie. Queste sono alcune delle espressioni che sovente abbondano sulla bocca dei giornalisti in fase di concitazione: “Farnesina”, “unità di crisi” e “bilancio provvisorio delle vittime”. Durante l’undici settembre sono rimasto piacevolmente colpito dal clima di fermento proveniente dalle redazioni italiane e straniere. Il mio voyeurismo adora gli eventi di portata mondiale. Mi sento a mio agio nel ruolo dello spettatore esigente. Certe volte mi fanno sorridere i giornalisti che tentano di adempiere con sussiego al loro compito d’informazione. Ormai sono in grado di anticipare i discorsi moralizzatori delle figure politiche e religiose che governano il mondo delle idee e il mondo empirico. Il prossimo attentato degno di nota farà esplodere il fervore popolare e io presenzierò in prima fila alla kermesse delle frasi di circostanza che saranno trasmesse in mondovisione. Il terrorismo è un toccasana per gli organi di informazione. Ormai i media ne hanno la prova: il terrore servito a domicilio riesce ad aumentare le tirature dei giornali e gli ascolti delle emittenti televisive e radiofoniche. La fine del mondo probabilmente sarà trasmessa in diretta con tanto di pubblicità e io in quelle ultime ore ascolterò la voce di Gil Scott-Heron sull’intramontabile “The Revolution Will Not Be Televised”.

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24
Apr

Spirale emotiva

Pubblicato lunedì 24 Aprile 2006 alle 19:04 da Francesco

L’immagine di J. è ritornata dentro la camera chimerica della mia mente perché non sono stato in grado di sfrattarla. Sono un bugiardo, in realtà voglio che J. rimanga dentro le mie fantasie e che mi conceda la possibilità di apprezzarla nella quotidianità. Vaffanculo, la vita è troppo breve per le seghe mentali. J. è una creatura preziosa, ma non voglio enfatizzare le sue qualità perché non ho ancora la facoltà per farlo. Lei è una ragazza buffa e autoironica. J. è una criminale, si vede subito che i suoi occhi sono il frutto di una rapina a una gioielleria. Ogni tanto lei mi accusa di trattenermi dal dire certe cose, ma queste righe dimostrano il contrario. Posso cadenzare a voce le parole che scrivo e viceversa. È una spirale emotiva pomeridiana che ha riportato J. all’interno del mio cerebro. Non posso prevedere il futuro, ma posso manipolare il presente per dedicare queste righe a lei. Per me J. è una bellissima occasione e come ogni rara occasione di questo tipo ha la possibilità di durare tutta una vita e di perdurare dopo la morte. Sono pronto ad accettare ogni accusa di romanticismo. Anzi, ne formulo una io: “Francesco, la tua visione del rapporto di coppia è démodé, anzi, è anacronistica”. Mi piacciono le cose d’epoca e tra queste l’idea, forse vintage, di un legame affettivo resistente alla intemperie del tempo.

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