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I punti deboli della razionalità

Pubblicato martedì 28 Marzo 2006 alle 04:42 da Francesco

Talvolta la visione della realtà viene deformata da sentimenti artificiali che nascono da desideri intimi mai realizzati. Per un individuo la fine di un legame affettivo o l’incapacità di accettare un rifiuto sentimentale possono costituire il primo passo verso la castrazione della propria sensibilità e delle proprie capacità empatiche. Alcune volte certuni credono che non potranno mai desiderare tanto intensamente un’altra persona come quella dalla quale si sono separati o dalla quale sono stati rifiutati: secondo me è un cazzata. Credo che certe volte l’individuo possa essere ingannato dalle dimensioni della propria passione: nei momenti che seguono il lutto del cuore il soggetto dovrebbe tenere conto delle condizioni che lo hanno portato a un sentimento così parossistico verso un’altra forma di vita. Alcune volte il termine amore non è altro che il sinonimo erroneo di: fissazione, frustrazione, idealizzazione e insicurezza. Ho conosciuto delle persone che hanno acquisito un cinismo mediocre a seguito di delusioni affettive. Queste persone, ferite nel loro intimo, tentano di vendicarsi nelle loro nuove relazioni sentimentali e talvolta non si sforzano nemmeno di negare la banalità e la mediocrità del loro cinismo. Per me il cinismo mediocre è quello derivato dall’incapacità di superare le esperienze dolorose, mentre ritengo geniale il cinismo proveniente dalla creatività che viene applicato a una qualunque delle arti umane, anche a quelle non riconosciute come tali. Un essere innamorato, o presunto tale, può compiere atti folli e unici per una persona e può giungere alla conclusione fallace che tali atti non saranno più ripetibili per nessun altro vivente. È giusto che la passione faccia il suo corso, ma credo che occorra anche la razionalità, specie quando svolge la funzione di salvavita per evitare che le idee romantiche vengano dilaniate da eventi comuni a tutti e alle volte inevitabili. Credo che il romanticismo esista in una forma mai descritta da nessuna penna. A mio avviso è la selezione naturale della possibilità di vivere in armonia che fa arrendere taluni di fronte alla comodità del vittimismo e alla mediocrita del succitato cinismo. Ritengo che certi uomini e certi ragazzi sbaglino a ritenere, con somma ingenuità, che certe fanciulle considerate zoccole assumano atteggiamenti da peripatetiche solo nel nome della loro vanità. Alcune volte il rimmel, il rossetto, un tacco alto e una scollatura generosa nascondono una valle di insicurezze, di angosce e di frustrazioni a cui nemmeno un surrealista saprebbe dare una forma. Ovviamente questi meccanismi, un po’ divertenti e banali nonostante la loro natura cupa e profonda, sono adottati anche dai maschi che spesso li esprimono attraverso una presunta virilità. Troppo spesso l’occhio della mente confonde meccanismi di difesa con armi sadiche atte all’attacco del prossimo. Penso di essere al di fuori di queste meccaniche semplici e semplicistiche. Immagino che alla base di tutto vi sia la paura atavica di rimanere soli. Non sono un eremita e non punto a esserlo, la mia è una solitudine parziale che credo stia esagerando nella sua durata, ma devo riconoscerle qualche merito. Credo che stare un po’ da soli faccia bene, mentre trovo nociva l’assuefazione all’isolamento così come trovo dannoso ogni tentativo artificioso di uscire dal proprio stato solipsistico. Sono fermamente convinto che la rivoluzione personale deve seguire un corso naturale. Nelle righe di questo breve scritto si può leggere una banalità disarmante; anch’io stento un po’ a non storcere il naso. Sono brevi spunti che avevo in testa e che ora ho messo per iscritto: tutto qua. Sono quasi le quattro e mezzo di notte: vado a farmi una doccia, ma prima mi idrato con un drink composto da acqua naturale e limone.

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